Ester

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Gianluca

Aveva una minigonna decisamente "inguinale", troppo corta...davvero troppo!

Calze a rete e nere, tacco dodici, una sciarpa di seta rossa intorno alle minute spalle che si avvolgeva elegantemente e con morbidezza intorno al collo alto e sottile.

Era minuta in tutti i sensi...ma carina.

I suoi corti capelli lisci erano color nocciola, così come i suoi grandi occhi rotondi, che scrutavano il mondo intorno quasi con sofferenza.

Quella sofferenza stonava con la sua figura.

Era così giovane! Non poteva avere più di vent'anni!

Era una prostituta, una delle tante che c'erano in giro ogni notte lungo questa strada.

Molte volte avrei voluto fare qualcosa per aiutarle, ma la verità era che non sapevo cosa fare!

I suoi occhi si posarono su di me in un istante: " Stai calmo, non ti muovere. Andrà tutto bene" bisbigliò muovendo appena quelle sue piccole labbra sottili, calcate da un pesante rossetto rosso che non le stava bene per niente.

Era gentile nei modi, troppo graziosa, dolce per fare quel mestiere 

Nessuna donna meritava o doveva fare quel mestiere, punto!

" Ester , dobbiamo andare via...fra poco arriveranno la polizia, i soccorsi..."

Era stata un'altra ragazza come lei ad aver aperto bocca per proferire parola.

Ester, così si chiamava, mi sorrise dolce senza badare alle parole della sua amica: " Faresti bene a ringraziare il cielo per essere ancora vivo"

Mi sfuggì solo un lamento, non una risposta.

Mi limitai ad osservarla, non potevo fare altro.

Mi stava offrendo il suo aiuto. Non riuscivo a crederci.

Provai ancora una volta a muovermi.

Strinsi forte gli occhi, digrignando i denti, ma non ci riuscii.

Il respiro prese ad uscirmi a rantoli sconnessi dalla bocca, ed iniziai a tossire.

Stavo morendo. Il dolore che provavo era troppo forte.

"Sssh , non muoverti. Fermo" mi consigliò con una punta di preoccupazione nella voce.

Non mi conosceva neanche...eppure era lì, al mio fianco, nel momento più difficile della mia vita.

Doveva essere un angelo, e nient'altro.

" Ester, dobbiamo andare" insisté l'altra, a pochi passi da lei.

Ester sospirò, mi diede le spalle per un attimo: " Vai. Ti raggiungo dopo"

" La pantera non permetterà che tu ti faccia prendere!" esclamò quella, spaventata

" Anastasia! Vai! Non preoccuparti per me " tuonò Ester decisa.

Ero troppo stanco, troppo debole, per dire qualcosa.

Rimanere cosciente iniziò a risultarmi quasi impossibile.

Lottai per rimanere sveglio, ma la verità era che una gran parte di me non vedeva l'ora di mettere a tacere quel dolore martellante.  

Le palpebre pesavano come un macigno, ed io volevo solo lasciarmi andare.

Lei mi accarezzò una guancia, poi mi passò una mano tra i capelli sfiorandomi la fronte.

Broken Ice...l'amore è bianco o neroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora