0 ~Introduzione~ Bianco come il sangue

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She's a Killer QueenGunpowder, gelatineDynamite with a laser beamGuaranteed to blow your mind

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She's a Killer Queen
Gunpowder, gelatine
Dynamite with a laser beam
Guaranteed to blow your mind




La mia mano si muove meccanicamente lungo il tessuto, il mio sguardo freddo e impassibile si posa sulle macchie ostinate che sembrano resistere al potere del detersivo.

L'acqua scorre ininterrottamente dal rubinetto, una melodia monocorde nel silenzio della stanza.

Anche il marmo bianco delle piastrelle è costellato di chiazze rosse, come un campo di papaveri.

Sembra quasi un dipinto macabro, una rappresentazione visiva di quello che sono costretta a fare ogni settimana.

In una mano tengo una spugna intrisa di sapone e di qualcos'altro, qualcosa che emana un odore terribile... nell'altra, stoffa bianca dall'aria costosa, anch'essa maleodorante e chiazzata di rosso.

Le mie mani sono affusolate e lunghe, bagnate di un sangue non mio mentre stringono la spugna e la stoffa, sfregandole fra loro con gesti meccanici, come in un incubo di estraniazione.

Come se non fosse la prima volta che lavo panni insanguinati nella vasca da bagno della mia stanza.

Come se non fosse un gesto dettato dall'abitudine, fatto quasi con noncuranza.

Tiro su lo straccio inzuppato, gocciolando acqua su tutto il pavimento.

Mi guardo i piedi bagnati, sono senza scarpe.

Guardandomi, c'è un altro particolare importante: sono completamente nuda, anche se la cosa non mi preoccupa.

Sono alla Tenuta, nella mia stanza, nel mio bagno.

Non è importante se indosso o meno dei vestiti.

Ha senso, perché la stoffa bianca che tento inutilmente di lavare altro non è che quel che resta del mio vestito, il vestito che ho utilizzato stanotte.

Un vestito bianco di seta, che mi fa sembrare un angelo innocuo.

Mi aiuta avere quell'aspetto.

Non potrei fare quello che devo, altrimenti.

Mi alzo in piedi, lascio cadere la spugna e l'ormai inutilizzabile vestito, e contemplo il mio corpo nel lungo specchio bianco: sono a chiazze, interamente bianca e rossa.

Il bianco della mia pelle, il rosso del sangue e delle interiora che ancora mi si aggrappano ai capelli.

Giro sul posto, ammirando il mio corpo magro e androgino, forme appena accennate, e niente sfumature di colore.

Con un sospiro, mi avvicino al sacco nero buttato in un angolo della stanza, e senza troppe cerimonie ci infilo la spugna e il vestito ormai inutilizzabile. È stata una gran perdita di tempo cercare di lavarlo, ma mi piaceva.

Mi appoggio nella vasca, in piedi, e apro l'acqua, lasciandola scivolare sui miei capelli bianchi: si forma presto una pozza d'acqua rossastra ai miei piedi, acqua mista a tessuto, pelle e altri residui.

Mi ripulisco a fondo, eliminando ogni traccia, facendo tornare la mia pelle candida e immacolata come lo era appena due ore prima che saltassi fuori dalla finestra.

Chiudo il rubinetto ed esco dalla vasca, avvolgendo i capelli in un asciugamano e stringendomene un altro al corpo.

Uscendo dal bagno, getto un'occhiata al sacco nero lanciato nell'angolo.

Di te mi occuperò più tardi, penso mentre entro in camera, poggiando i piedi sul tappeto.

La mia pelle non è molto sensibile al calore, e posso sentirne a malapena la morbidezza.

Mi butto nel letto, ma mi rialzo immediatamente. Sento l'energia fremere sotto la mia pelle, e non riesco a stare sdraiata.

Mi dirigo verso l'armadio in legno che si erge imponente davanti al letto; aprendolo, al suo interno trovo una quantità ridicola di abiti pressoché tutti uguali: pantaloni, maglie e maglioni rigorosamente bianchi o neri.

Prendo al volo un maglione a collo alto e un paio di pantaloni, e li indosso rapidamente, dopo aver messo l'intimo. Passo poi a strigare i miei lunghi capelli bianchi, liscissimi, che mi arrivano fino quasi alle cosce. Perdo interesse dopo un minuto, lasciandoli sciolti e umidi sulla schiena.

Quando ho finito, senza il sangue e con i vestiti addosso, ho di nuovo l'aspetto di una giovane ragazza, pronta per affrontare una nuova giornata di università o di lavoro, anche se quei programmi per me non sono mai stati contemplati.

Indosso un paio di scarpe da tennis e torno nuovamente in bagno, dove il sacco nero mi guarda, quasi a canzonarmi.

Non mi avrai mica dimenticato qui, vero?

Come se potessi farlo. Le regole alla Tenuta sono ferree, e una delle principali riguarda il non lasciare tracce.

Prendo il sacco sulle spalle e spalanco la finestra. Non sento il freddo pungente sulla faccia, che comunque è lì, o il vento che mi frusta i capelli, ma vedo la luminosità della luna alta in cielo, a forma di falce, unica luce nella notte.

Salto dal cornicione. Un volo di venticinque metri non è niente per me. Atterro sulla punta dei piedi, leggera e agile come un felino, e corro fino ad arrivare ai cancelli della Tenuta. Scavalco il grande cancello senza troppe difficoltà, e in un attimo sono fuori.

Respiro tutta Lunaris, la città dove vivo da più di dieci anni.

Con uno scatto disumano, procedo a correre verso il fiume. Nessuno per la strada si cura di me, dopotutto, come potrebbero? Il tempo di girarsi, stropicciarsi gli occhi, e la scia che potrei lasciare correndo sarebbe già scomparsa.

Sono troppo veloce per gli occhi dei Normali.

Mi tolgo il sacco dalle spalle e senza troppe cerimonie lo getto in acqua. Rimango lì per diversi minuti, con la luna alle spalle che getta un bagliore inquietante sulla mia figura, mentre guardo a tratti il sacco affondare poco a poco, a tratti le mie mani.

Non è la prima volta che passo la serata in compagnia di un cadavere.



OKAY ALLORA ECCOCI QUA!
Questa storia ho iniziato a scriverla tipo dieci anni fa, ovviamente ero molto più giovane di adesso, e ha subito vari cambiamenti durante gli anni.
Caso vuole che ultimamente mi sia rimessa a scriverla, cercando di cambiare le parti che negli anni non mi piacciono più, e cercando di mandarla avanti... quindi, eccoci qua con il capitolo introduttivo di The Gifted Games!

Questo capitolo è solo una breve introduzione, spero di riuscire a pubblicare spesso e ringrazio chi è qui a leggere la mia storia🤍

Ci sarà del romance, dello spicy, ma anche tanto dolore e tante battaglie!
Il genere è principalmente distopico... e detto ciò, buona avventura raga!

Juliet

The Gifted GamesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora