19- Nova

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And it's me they're looking forAnd it's me, I will never surviveBut we'll be around some more

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And it's me they're looking for
And it's me,
I will never survive
But we'll be around some more









Vedere Maria così, da vicino, serafica in corridoio, mi dilania l'anima più di quanto immaginassi.

Non è invecchiata di un giorno, in questi quattro anni. Non so nemmeno se una come lei sia capace di fare un atto tanto umano come invecchiare. Sebbene sia più vecchia di me di sei anni, potrebbe passare per una mia coetanea. Registro subito un dettaglio strano, e cioè che non sta portando i suoi soliti guanti, ma ha le mani avvolte da spesse bende bianche.

Come a leggermi nel pensiero, mio fratello interviene nel modo più naturale e meno ortodosso che conosce, l'unico.

«Come mai lei porta delle bende da boxe? Non sembra abbia il fisico di una boxista.» L'osservazione è genuina, fatta senza malizia e senza scherno. Lui è così, vede qualcosa di inusuale e vuole chiederne il motivo. Ha fame, mangia, è stanco, dorme.

Questa vita è adatta a lui così come il deserto è adatto ad un pinguino.

Per questo io sono qua per proteggerlo.

Con il mio Talento, potrei scappare di nuovo. Non sarebbe impossibile, non del tutto. Potrebbe morire qualcuno nel frattempo, ma non sarebbe impossibile. Ma c'è Nate con me, Nate adorabile e innocente, che mi vuole bene e mi rallenta in tutto quello che faccio. Che si caccia nei guai, va a ubriacarsi e ci fa catturare.

Maria sembra rendersi improvvisamente conto di avere questo dettaglio curioso sulle mani, e nasconde le braccia dietro la schiena. A poco serve, perché tutti i presenti se ne sono accorti. Uno in particolare, lancia un'occhiata di sbieco a mio fratello, come se spostando l'attenzione su Maria gli avesse come fatto un torto personale. Ha i capelli bianchi e gli occhi verdi, ed è un mutaforma. L'altro ragazzo che non conosco, quello moro, può diventare invisibile. Mi basta guardarli per identificare all'istante i loro Talenti.

Il meglio me lo lascio per ultimo, e prima di guardarlo assaporo il gusto del suo Talento, che è in azione anche in questo momento, esteso verso il ragazzo con i capelli neri, quello che può diventare invisibile.

Thorsten è, come sempre, il sole. Abbronzato anche a inizio Marzo, forte, bello, profuma d'estate. È la prima persona ad avermi mostrato un briciolo di umanità, quando sono arrivata per la prima volta alla Tenuta, troppi anni fa, e in questi quattro anni non c'è stato un momento in cui non mi mancasse. Il mio gigante buono.

Che allarga le braccia e mi guarda, speranzoso, e per un attimo sono tentata di gettarmici senza pensare a nulla. Solo per un attimo, perché il ricordo di tutto quello che ho fatto quando sono scappata mi piomba addosso, e non sono più la ragazzina di sedici anni che ero quando giocavo con lui alla famiglia felice.

«Ciao, Thors.» Mi limito a questo, alzando la mano in segno di saluto. La delusione che leggo nei suoi occhi mentre abbassa le braccia mi fa quasi lacrimare, ma niente di tutto questo esce fuori.

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