5- Kaiden

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I know you're dying to runI wanna turn you aroundPlease, remain calm, the end has arrivedWe cannot save you, enjoy the rideThis is the moment You've been waiting forDon't call it a warning, this is a war

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I know you're dying to run
I wanna turn you around
Please, remain calm,
the end has arrived
We cannot save you,
enjoy the ride
This is the moment
You've been waiting for
Don't call it a warning,
this is a war




Sto camminando solo per la strada e le luci dei lampioni sono già accese da ore, ma non qui dove sono adesso.

Riesco a vedere perfettamente al buio, grazie al mio potere.

Sto andando a casa, se così si può chiamare quella vecchia palazzina color topo dove ho arrangiato un materasso muffoso e un paio di coperte.
È abbastanza per ripararmi dal freddo e dal vento di questo inverno che sta fortunatamente finendo.

Ma non posso comunque permettermi di ammalarmi di nuovo quest'anno. A gennaio ho avuto una terribile febbre e per poco non sono dovuto ricorrere a un ricovero, cosa ovviamente fuori dalla mia portata. Almeno da quando sono scappato da casa mia.

Quella vera intendo, non il tugurio.

Scuoto la testa cercando di liberare i pensieri che mi assalgono, ma non ci riesco.
Il volto di mia sorella mi appare come se fosse qui con me, reale.
Scuoto di nuovo la testa e apro gli occhi con forza per evitare le lacrime che già mi stanno pungendo.
Non ha senso pensare a lei, non ha senso e mi fa male.
Ma la sofferenza è qualcosa che sicuramente merito più di quanto la meritasse lei.

E così, per l'ennesima volta in quest'ultimo anno, libero i pensieri che mi travolgono all'istante.

«Kaiii! Guarda qua! Abbiamo un nuovo piccolo amico qua a casa! » sua sorella lo stava chiamando dal giardino, e teneva in braccio un gattino piccolo e spelacchiato, bianco come la neve e con gli occhi rossi.

«E' un gatto albino, Mina, ed è probabilmente troppo piccolo per poter sopravvivere senza la mamma» e vedendo gli occhi di lei riempirsi di lacrime, si sentì subito male; non voleva essere rude con sua sorella, ma ormai da una settimana si sentiva malissimo.

La testa gli scoppiava facendogli vedere le stelle all'improvviso, più volte al giorno, rendendogli impossibile concentrarsi. La nausea lo assaliva la notte, impedendogli di dormire, e il cuore gli batteva così forte che sembrava potergli uscire dal petto.

Non intendeva essere sgarbato, ma era talmente stanco, pensò, mentre sua sorella tornava in casa piangendo.

Lentamente si alzò dalla sedia che aveva posizionato in giardino, nella speranza che un po' di aria fresca potesse dargli sollievo, e la seguì all'interno della casa. Erano soli, i loro genitori erano entrambi a lavoro, e spesso lui badava a Mina.

Sei un cattivo fratello maggiore, pensò fra se e se, e piano si avvicinò a lei, che piangeva ancora con il gattino in braccio, seduta sul divano bianco del loro salotto.

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