10- Maria

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Maybe I'm to blameOr maybe we're the sameBut either way I can't breatheEither way I can't breathe

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Maybe I'm to blame
Or maybe we're the same
But either way
I can't breathe
Either way
I can't breathe



Apro la porta del refettorio al secondo piano, e sento subito il  vociare caratteristico dell'ora dei pasti alla Tenuta.

Siamo in trentasei adesso, e tutti insieme facciamo un bel baccano. Entro cercando di non farmi notare, anche se i ragazzi seduti al tavolo più vicino alla porta si sono ammutoliti, e mi fissano con sguardo terrorizzato.

Ci sono abituata.

Sono una delle ultime persone ad arrivare per la cena, e infatti non trovo nessuno in coda per prendere il cibo. È tutto automatizzato, e vado verso la vetrina dei dolci per prendere la mia porzione preferita di pannacotta e fragole.

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, ho bisogno di mangiare cibo normale tanto quanto tutti gli altri Talenti, per sopravvivere. Solo che a me serve anche altro.

Mi servo da sola, e mentre mi volto individuo subito il tavolo dove sta seduto Thorsten, con Vik e Holden ad accompagnarlo. Impossibile non notarlo dato che Thorsten sta gridando come un ossesso, facendo dei versi stupidi con gli spaghetti al pomodoro che ha nel piatto. A Holden va di traverso la zuppa per le risate, e sembra godersi la compagnia. Vik li sta guardando entrambi con gli occhi a cuoricino.

Nessuna traccia di Dom.

Mi avvicino al tavolo, con il mio vassoio e la mia pannacotta, e mi siedo con loro.

Holden è l'unico ad accogliermi con un certo sospetto, mentre Vik mi fa un sorrisone e Thors si alza prima che io mi sieda.

È sempre un gentiluomo con me.

Rispondo allo sguardo di Holden, e continuo a tenere gli occhi sui suoi anche quando li abbassa.
Le cure di Vik hanno fatto praticamente un miracolo nel rendergli un aspetto umano. Mi rendo conto che quando l'ho prelevato dalla sua camera era solo l'ombra di se stesso.

Adesso ha le guance rosee, gli occhi verdi luminosi, sembra in salute e non ha più la magrezza eccessiva di prima.
I capelli sono sempre una matassa informe di lana nera come la notte, ma segretamente penso che gli stiano bene così.

È sicuramente un ragazzo attraente, ma lo trovo ancora molto inquieto. È qualcosa nel modo in cui si aggiusta gli occhiali spingendoli sul naso con il medio e l'indice della mano sinistra, in un gesto frettoloso e quasi compulsivo, o forse nel modo in cui il suo sguardo si annebbia e fissa il vuoto, come se si dissociasse dalla realtà e da ciò che gli sta intorno.

Gli serve ancora molto tempo per guarire la mente, anche se il corpo per adesso sembra risanato.

«Ve l'ho detto, il piatto italiano migliore sono gli spaghetti al pomodoro!» Vik sta esprimendo con forza il suo parere sulla cucina italiana, con la sua voce acuta e squillante, così alta che mi accorgo che i tavoli accanto al nostro stanno guardando verso di lei con un sorriso.

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