3- Holden

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I tried to laugh about itCover it all up with liesI tried to laugh about itHiding the tears in my eyes'Cause boys don't cry

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I tried to laugh about it
Cover it all up with lies
I tried to laugh about it
Hiding the tears in my eyes
'Cause boys don't cry



La sveglia non suona ancora, e io mi rigiro beato nel letto. Sto pensando probabilmente a quanto sono rimasto indietro con le lezioni e a quante pagine dovrò leggere una volta alzato. Sono un mago della procrastinazione, riesco a rimandare più o meno qualsiasi cosa, o a farla fare agli altri. La vita è facile per me, figlio unico di genitori benestanti, fisicamente perfetto, amato da molti e invidiato da tutti. Come posso pettinare i capelli oggi? E Jennifer, la biondina del corso di economia, chissà se la incontrerò a mensa...

Questo è quello a cui stai pensando, vero piccolo idiota?

Il mio vicino di casa è una noia mortale, e immaginarmi i suoi pensieri, mentre lo guardo dalla finestra, non è più divertente già da un pezzo.  È un ragazzo perfetto con genitori perfetti, in una casa perfetta con un giardino perfetto. Anche il suo cane sembra così... perfetto.

È proprio un perfetto coglione, penso, abbassando il binocolo e chiudendo le tende della finestra.

Sono tre anni che lo osservo e quell'idiota non ha mai fatto nulla degno di nota, e mi fa irritare.

Se potessi vivere, farei succedere un sacco di cose, ogni giorno.

Mi giro e calpesto un contenitore di plastica mezzo pieno di una brodaglia indistinta, spargendone il contenuto sul pavimento. Sorpasso una pila di panni sporchi buttata in mezzo al tappeto e mi dirigo verso la cucina, lasciata a se stessa e in condizioni igieniche appena passabili.

Il frigo è di nuovo vuoto.

Devo uscire, anche se non ne ho alcuna voglia. Purtroppo, per quanto strana si sia fatta la situazione qua e io sia diventato una specie di fenomeno da baraccone, ho ancora bisogno di cibo.

Senza neanche curarmi di mettere le scarpe, apro piano la porta, controllo che nessuno stia guardando ed esco nel pianerottolo.
La strada è semi deserta, a parte qualche vecchio con il cane al guinzaglio che comunque non mi nota.

Non mi nota perché ormai nessuno può vedermi, da quattro anni, ma cerco di consolarmi pensando che probabilmente non lo avrebbe fatto comunque. Il mio aspetto è molto ordinario.

Da quando una mattina mi sono svegliato in un vicolo senza sapere il mio nome né ricordare nulla, la mia vita è un ovattato baratro di depressione.

So tutto sul mondo, tranne quello che riguarda me stesso.
Quella mattina, in tasca, avevo un borsello con una carta d'identità e la cosa surreale è che non ero nemmeno sicuro che fosse la mia, dato che non potevo vedere il mio riflesso.

Ero corso per la strada preso dal panico, urlando, ma sembrava che nessuno mi sentisse né riuscisse a vedermi.
Quando cercavo di toccare qualcuno, era come se non potessi andare avanti a causa di una barriera. Per loro sembrava non cambiare nulla, come se non li sfiorassi.

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