17- Grace

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Your secrets were never safe with meWhen I scream the sky is listeningYour secrets were never safe with meWhen I scream the sea is listening

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Your secrets were never safe with me
When I scream the sky is listening
Your secrets were never safe with me
When I scream the sea is listening







L'aria nell'arena circolare era rarefatta, e rendeva difficile respirare.

Poteva giurare di aver già visto questo posto, come se quel luogo fosse già stato percorso in un'altra dimensione del tempo.

Quello è il posto dove era morta.

La ragazza era sdraiata, sulla schiena, e il terreno umido le bagnava lentamente i vestiti di un liquido rosso dall'odore inconfondibile. I suoi capelli sembravano affondati nelle viscere della terra stessa, radicati al terreno, e la tenevano giù impedendole ogni movimento.

La bocca piena di sangue le impediva di parlare.

Aiutami.

Era solo un pensiero, rivolto ad una voce ormai perduta, a cui nessuno rispose.

Questa non è la realtà.

La realtà, osservata da occhi annebbiati e visioni frantumate, è rossa, sudata, e fa male da morire.

La realtà è una testa di toro galleggiante nell'aria, uno spettro grottesco che la stava fissando.

Le gocciolava addosso il sangue dalla cavità aperta, finendole negli occhi, nel naso, nella bocca.

Non poteva urlare perché stava affogando.

Quello era un inferno senza fuga, un mondo distorto in cui le leggi della ragione si dissolvevano come sabbia tra le dita. E mentre il suo essere si contorceva in quella danza macabra, la sua coscienza cedeva, mescolandosi con le ombre distorte di un incubo senza fine.



Vuoto.

È la prima cosa che provo svegliandomi.

Nella mia testa c'è un vuoto indescrivibile. Non ho idea di dove sono, non ho idea di chi sono.

Ho paura ad aprire gli occhi.

Muovo le mani, e tasto lenzuola fresche di bucato; il materasso dove sono sdraiata è morbido e caldo, segno che vi ho dormito per molte ore.

Prendo un respiro, l'aria è fresca senza essere fredda, e vagamente viziata. Sono al chiuso.

Qualcosa mi pizzica nel lato destro del viso, e con la mano tasto pelle ruvida e mal cicatrizzata accanto a dove dovrebbe essere l'occhio.

Spalanco l'unico occhio funzionante che mi rimane, mentre ricordo tutto.

Sono Grace Morow, ho venticinque anni e sono malata di mente.

Sono Grace Morow, e ho vissuto gli ultimi mesi in un ospedale specializzato in salute mentale.

Sono Grace Morow, e mi manca un occhio perché ho provato a strapparmi il cervello con un coltello da cucina.

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