<<che c'è?>> chiede la charlotte, dopo aver visto il mio silenzio <<hai paura?>>.
non so cosa rispondere, perchè, sì, ho davvero paura, ma non posso ammetterlo. insomma, orgoglio prima di tutto.
<<dammi una mano ad aggirare i controllori qui attorno>> dico, rotando la testa e cercando di nascondere l'evidentissima tensione.perchè ho messo l'orgoglio prima della salute mentale?
è notte fonda.
<<a dopo>> dice charlie, rientrando.
<<andrà bene>> dice luna, con un tono diverso da quello solito.
è da quando è rientrata dal bagno che è diversa...
forse dovrei preoccuparmi per lei.
o forse dovrei preoccuparmi per me stessa.
le porte alle mi spalle si chiudono e un brivido di freddo mi attraversa la schiena, mentre il mio stomanco si contorce in ogni modo possibile.
chiudo gli occhi, so che stanno venendo a prendermi.
non mi muovo...non mi devo muovere.
respiro piano, nonostante so che non serve a nulla.
sento qualcosa dietro il mio corpo muoversi e stuzzicarmi le caviglie.
apro gli occhi di colpo, sentendomi sussurrare di nuovo "corri".
tuttavia non riesco a muovermi. ho gli occhi aperti, ma è come se fossero ancora chiusi.
vedo ombre scuse avvicinarsi a me, le vedo avvolgermi e vorrei gridare talmente forte da lacercarmi le corde vocali pur che qualcuno mi senta, ma non posso.
ho bisogno di aiuto.
uno di loro è davanti a me, e sento i suoi occhi vuoti prosciugarmi l'anima, ma non stile "harry potter".
attraverso il suo sgaurdo, vedo cose che non avrei mai, mai, immaginato di vedere.
qualcosa mi colpisce la schiena talmente forte da farmi cadere a terra, giù dai gradini dell'entrata.
sbatto il polso e il ginocchio, mi guardo attorno, ma non c'è nessuno.
faccio la cosa più stupida ed inutile in un momento del genere: mi nascondo.
o meglio, mi nascondo da cose di cui solo io conosco l'esistenza, che sono solo nella mia testa e che sanno perfettamente dove sono in ogni parte della mia giornata.sono nascosta in un cespuglio, con occhi chiusi e orecchie tappate, a pensare.
tra quanto saranno passato venti minuti?
nella mia mente affiora il ricordo del mio migliore amico, in francia.
a quando passavamo i pomeriggi interi noi due, da soli, oppure in gruppo con altri amici.
a tutte le nostre cazzate.
a quando ha avuto la malsana idea di prendere un liquido infiammabile ed un accendino, e...beh...lasceró spazio all'immaginazione.
a quando eravamo a casa mia e si è messo a ballare.
a quando abbiamo giocato ad obbligo o verità insieme e ci siamo quasi baciati.
pensarlo, mi calma.
ripenso ad...
<<tutto bene?>> sento dire da qualcuno.
nah, sarà solo la mia testa.
<<ei tu, ragazza cespuglio>> dice ancora.
ragazza cespuglio?
alzo lo sguardo.
<<oh...>> dice, senza potersi avvicinare perchè a dividerci c'è una recenzione <<stai bene?>>
<<cosa vuoi?>> chiedo brusca e infastidita <<e chi sei?>>.
<<non volevo infastidirti, calma. stai piangendo e...frequenti l'ospedale. volevo solo essere di aiuto>>.
stavo piangendo?
mi passo una mano sul viso e noto che è bagnato dalle mie lacrime.
fa per andare via, ma lo fermo.
<<aspetta>> dico alzandomi, senza poter vedere il suo volto <<resta, perfavore>>.
<<no, grazie, non voglio infastidirti>> dice, questa volta è lui quello scocciato.
<<ti prego>> dico, appoggiandomi alla recinzione <<per favore, rimani>>.
quello sospira.
<<mi dispiace di essere stara brusca, solo...non andartene>> lo prego per l'ultima volta.
<<perchè non dovrei?>> chiede.
emetto un singhiozzo ed indietreggio, al che, il ragazzo prende il mio posto alla recanzione, e mi rassicura.
<<non me ne andró>> dice <<come mai stai piangendo?>>
non ci rivedremo mai più io e quel ragazzo, non riesco nemmeno a vedere il suo aspetto, è troppo buio, e ho bisogno di parlane con qualcuno.
<<ho paura>> dico velocemente.
<<di cosa?>> chiede lui, sedendosi sul pavimento.
<<io...ecco, sono ricoverata in psichiatria>> gli comunico, continuando a piangere.
<<questo lo avevo capito>> dice, probabilmente riferendosi al fatto che sono fuori, al buio, da sola, alle dieci di sera.
<<oh, no, no>> lo contraddisco, sedendomi a mia volta <<sto giocando ad obbligo o verità, con dei miei compagni di ospedale, è un obbligo che mi hanno fatto>> gli spiego.
<<ohh!>> ride.
sento la recinzione muoversi, probabilmente si è attaccato ad essa con una mano, o con entrambe.
<<come mai sei lì dentro? da come parli, sembri a posto>> chiede.
quindi non sembro pazza?
<<io...>> mi guardo attorno <<mi prendersti per matta, nessuno ci crederebbe mai>>.
<<in che senso?>>
<<senti, io vedo delle...delle cose, certe volte, quando fa buio, ok? e...semplicemente non credo sia un problema mentale>> dico tutto d'un fiato.
se giá immaginavo non fosse un problema mentale, dopo la spinta ne sono convinta.
<<ad esempio?>> chiede interessato.
volto la faccia da un'altra parte sperando capiscaa che non voglio parlarne.
appoggio la mano alla recinzione, rassegnata, ma sento qualcosa sotto di essa.
sussultiamo entrambi, io e il ragazzo sconosciuto.
<<scusa>> dico, indietreggiando e togliendo la mano dalla sua <<io...non so nemmeno il tuo nome>>.
fa una risata dolce.
<<e non vedo il tuo viso>> aggiungo, cercando di deviare il più possibile dal discorso "ombre".
<<non lo vedi il mio viso?>> chiede, non lo vedo, ma sono certa che stia ancora sorridendo.
<<no>> farfuglio <<è troppo buio>>
<<ti facilito le cose, allora. mi chiamo robin, robin arellano. non so come farti vedere il mio viso, peró. se avessi avuto il telefono ti avrei fatto vedere una mia foto, ma l'ho lasciato a casa>>.
<<peccato>> sussurro.
<<e tu? come ti chiami?>>
sorrido, sperando che, almeno fuori da questo inferno, potró rivedere questo ragazzo.
<<mi chiamo chloë lacroix>> dico, con un piccolo sorriso stampato in viso.
<<è un nome stupendo>> dice.
lo ringrazio.
mi guardo attorno, spaventata.
<<tranquilla>> dice, attirando la mia attenzione <<quelle cose non ci sono>>.
<<non sfottermi>> lo rimbecco, ma sono certa che non la smetterà.
<<non ti sto sfottendo>> dice, in tono calmo ma serio <<ci siamo solo noi due qui, nessun altro>>.
sorrido.
<<anche il tuo non è male>> dico <<sei spagnolo?>>
<<messicano>> mi corregge <<e tu? tu sei francese?>>
<<solo in parte>>
rimaniamo in silenzio per qualche minuto, dove io mi chiedo se siano passati venti minuti oppure no.
<<come mai tu sei in mezzo agli alberi?>> gli chiedo per sbollire la tensione che mi stava salendo.
<<beh...giocavo a nascondino con dei miei amici, ma sto iniziando a pensare che quegli stronzi si siano dimenticati di me>>
rido.
<<quanti anni hai?>> gli chiedo, sperando avesse la mia età.
<<dodici, tu?>>
faccio un respiro di sollievo.
<<anch'io>>
<<me l'hai chiesto perchè sto giocando a nascondino, vero?>>
non ho scampo ora, devo dirglielo.
<<si>> rido <<scusa>>.
ride anche lui e per un attimo ho la sensazione che mi stia fissando.
peró, cazzo, non lo vedo, quindi...
<<robin! dove cazzo sei?!>> sento qualcuno chiamarlo.
<<devo andare>> dice lui.
<<perforza?>> chiedo, evidentemente spaventata.
<<ei>> dice, richiamando la mia attenzione <<andrà tutto bene>>.
respiro lievemente quando lo sento incamminarsi.
<<ti rivedró?>> gli chiedo, per trattenerlo ancora un po'.
<<lo spero>> dice.
mi volto e faccio per andarmene.
<<chloë>> mi chiama lui, un ultima volta.
<<robin?>>
<<io ti credo>>.

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🚬👻𝐀 𝒫𝒶𝓇𝒶𝓃ℴ𝓇𝓂𝒶𝓁 𝐋𝐎𝐕𝐄👻🚬
Fanfictionho lasciato la francia quando avevo dodici anni, per via della mia salute mentale. assurdo vero? ad ogni modo, ora mi trovo in canada, nel joseph's health hospital dal 2 novembre 2021, ora siamo a dicembre, il 17, precisamente. sarei dovuta entrare...