ed eccomi qua.
ho tradito la fiducia di Luna un'altra volta.
Anderson intervalla lo sguardo passandolo da me a Charlotte ripetute volte, mentre io, ancora in piedi, mi sento sprofondare in un buco nero.
Luna non mi aveva mai espressamente detto che Char la portava a farsi quelle cose, ma i suoi gesti me lo avevano fatto capire.
molte volte la mia amica era venuta da me a lamentarsi per il modo in cui Charlotte la trattava o la faceva sentire.
tutte quelle volte in cui aveva paura di indossare determinati indumenti per la paura di essere giudicata da lei, per il suo corpo, per il suo viso, per ogni cosa.
tutta questa pressione si sarà probabilmente accavallata nella sua testa fino a portarla a pensare di meritarsi il dolore che si infliggeva e che si infligge ancora.
adesso la capisco.
adesso capisco quando mi diceva che non riusciva a smettere di tagliarsi e che per lei era la cosa più gratificante che potesse esistere.
ora comprendo il meccanismo nascosto.
ho fatto la spia, ho tradito un'altra volta la sua fiducia, ma nemmeno ora me ne pento.
<<vuoi dirglielo tu, o glielo dico io a brian che sgattaioli fuori e dentro dalla struttura quasi tutte le notti?>> ribatte Charlie, spiazzandomi.
anderson si alza dalla sua sedia, incredulo.
<<ragazze>> ci chiama, e la tensione nella stanza si assottiglia <<mi volete spiegare che cazzo succede?>>.
glielo avevamo appena espresso entrambe ciò che succede, ma lui è troppo sconvolto probabilmente per formulare una frase che ci faccia riallacciare al discorso.
<<Charlotte ha preso di mira Luna per un sacco di tempo, sminuendola per il suo fisico, per il modo in cui si veste o per come si approccia, e la mia amica ha cominciato a tagliarsi per colpa sua>> sputto tutto d'un fiato.
si sa, loin de la dent, loin de la douleur.
<<e Chloë tutte le notti, o quasi, sgattaiola fuori da qua per andare in giardino>> mi segue la stronza.
<<sí, beh...>> non so piú che dire. mi ha incastrata <<charlotte ha trovato un modo per forzare le serraure delle porte>> confesso ancora, sentendo una forte pressione allo stomaco.
<<vedo che ci sono molte cose da sistemare qui>> afferma il medico con una punta di rabbia nel tono, ma sempre calmo.
<<se io ho trovato un modo per sforzare la serratura, devi averlo fatto anche tu>> a questo punto, anche Char si alza dalla sedia e si avvicina a me <<altrimenti non potresti uscire>>.
in effetti ha ragione.
il meccanismo che chiude all'unisono tutte le porte di tutte le stanze dell'ospedale è molto rigido e abbastanza complicato, quindi non saprei spiegare come funziona. le uniche cose che so sono che funziona per una questione di elettricità e che è difficile riuscire a forzare una serratura se tenuta sotto chiusura da uno di quei sistemi.
eppure Charlotte l'aveva manomesso e, se io trovo il modo di sgattaiolare nei corridoi di notte, devo perforza aver trovato un modo anche io.
non posso certamente dirgli che le cose che vedo forzano la serratura al posto mio.
<<chloë?>> mi chiama anderson <<Charlotte?>>.
<<sí?>> diciamo entrambe, all'unisono.
<<sedetevi>> ordina il medico <<voglio da entrambe la verità>>.è difficile trovare la scusa perfetta in un momento cosí breve. non posso pensare cosí velocemente.
il dottore pretende una risposta da entrambe ed io, approfittando della mia finta fermezza nel non rivelare la "verità", ne approfitto per elaborare una bugia che calzi a pennello.
<<non pensavo che Luna prendesse le mie parole con cosí tanta crudeltà>> il finto vittimismo di quella stronza mi permette di pensare un po' piú a lungo <<se avessi saputo il male che si infliggeva, certamente avrei smesso>>.
non seguo la ramanzina del dottore, devo trovare un modo per pararmi il culo, e alla svelta.
non ho abbastanza tempo.
<<non ho mai provato a forzare la serratura>> ammetto <<sin dal primo giorno ho notato che la mia porta, a differenza di quelle degli altri, la notte rimaneva aperta, e ne ho approfittato per un po'>>.
guardo in basso per non far notare che sto mentendo.
<<e la password? come hai fatto ha scoprire quale fosse per poter accedere al cortile>>.
<<una notte...>> dico, col tono piú colpevole possibile <<quando tutti stavano dormendo, sono andata in segreteria e ho visto un foglio con su scritta una serie di numeri...ho provato ad inserirli nella porta e ha funzionato...quindi ho iniziato a farlo sempre>>.dopo averci ascoltate entrambe, anderson ci congedò, lasciando andare prima me, dicendomi che avrebbe preso dei provvedimenti per l'uscio della mia stanza, e trattenendo Charlotte per qualche minuto in piú.
usco dallo studio pensando a quanto tempo ci sarebbe voluto per aggiustare la mia porta, per capire per quante altre notti sarei potuta uscire dalla piattaforma per andare da robin.
ad ogni modo, adesso c'è solo una cosa da fare: devo parlare con Luna.busso all'ingresso dell'infermieria e, senza che nessuno mi dia il permesso, mi accomodo all'interno cercando subito di trovare la mia migliore amica.
appena la vedo sento una strana sensazione che dallo stomaco sale al petto.
alza lo sguardo dal libro che sta leggendo. mi sta guardando, mi scruta con rabbia e delusione mentre io osservo quanto delicati e preziosi siano i lineamenti che le scolpiscono il viso. è una malattia, la sua bellezza mi colpisce ogni volta.
vado verso di lei a testa bassa, convincendomi che andrà tutto bene.
<<ciao>> mormoro, poggiando una mano sul lettino.
<<ciao>> risponde la mia amica, seccata.
<<come ti senti?>> domando, accennando un sorrisino ma con tono da cane bastonato.
<<va tutto bene>> soffia, immergendosi di nuovo nelle bacine del libro.
aspetto qualche secondo, consapevole che Luna non ha alcuna voglia di parlare con me.
<<sei...>> tremo, uno spiffero alle mie spalle <<sei arrabbiata con me?>>.
non ottengo risposta.
<<so che te la sei presa...>> continuo, impervia <<ma era l'unica cosa che potevo fare...eri sul pavimento, perdevi sangue...non sapevo che altro fare>> spiego, mentre le lacrime mi annebbiano la vista.
<<potevi semplicemente andartene>> sputa lei.
non pensavo potesse mai dirmi una cosa cosí, tuttavia nel suo tono leggo una puntina di delusione e rammarico che mi permette di non perdere le speranze.
<<e lasciarti morire?>> metto le mani sui fianchi, con un leggero timbro arrabbiato <<mai>>.
<<non sarei morta>> protesta, sempre immersa nelle pagine ingiallite del libro "alice nel paese delle meraviglie".
<<invece sí. non ti sei vista, non puoi saperlo>>.
<<beh, chloë>> sibila, guardandomi <<non tutte le persone voglione stare al mondo>>.
adesso è troppo.
<<Luna>> la chiamo, tono ferreo e arrabbiato, sento di nuovo l'astio ribollirmi dentro e non ho alcuna intenzione di tenermelo nello stomaco <<smettila di comportarti come se non sapessi che stavi per suicidarti. smettila di essere incazzata con me per aver detto ad anderson dei tuoi tagli e del rapporto che hai con charlotte e smettila di ignorarmi!>> sputo, ma lei si limita ad alzare lo sguardo.
<<hai detto ad anderson di Charlotte?>> domanda.
<<sí>> confesso <<sono appena uscita dal suo studio per chiarire la questione insieme a Char...sai, sul pugno e su...tutto ciò che non va, insomma>>.
<<vattene via, Chloë>> decreta.
<<cosa?>> domando, incredula.
<<vai via da qui!>> sbatte il libro sulle gambe.
<<no, non me ne vado via. voglio chiarire con te!>>.
<<non serve>> dice, attenuando la sua voce <<tanto me ne vado via>>.cinque parole.
una frase.
"tanto me ne vado via".
Luna sarà trasferita in un'altra casa di cura, lotando dal Canada.
tutto il mondo mi cade addosso.
la mia migliore amica mi aveva confessato che sarà trasferita il piú lontano possibile da qui.
il piú lontano possibile da me.
sono passate all'incirca due ore, ma sento ancora la lacrima umida versata in quel momento bagnarmi il viso.
non dissi niente quando me lo confessò.
mi limitai solo ad andarmene via, come aveva richiesto.

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🚬👻𝐀 𝒫𝒶𝓇𝒶𝓃ℴ𝓇𝓂𝒶𝓁 𝐋𝐎𝐕𝐄👻🚬
Fanfictionho lasciato la francia quando avevo dodici anni, per via della mia salute mentale. assurdo vero? ad ogni modo, ora mi trovo in canada, nel joseph's health hospital dal 2 novembre 2021, ora siamo a dicembre, il 17, precisamente. sarei dovuta entrare...