<<mi dispiace chloë>> theo si avvicina a me un po' e mi fa un sorriso compiaciuto, accarezzandomi il braccio per un attimo e ritraendo subito dopo la mano perchè sa che l'affetto non mi piace.
<<non fa niente>> farfuglio, sull'orlo di piangere di nuovo.
mentre avevo spiegato ai miei amici quello che era successo con billy, non ero riuscita a smettere di far ondeggiare il polso che quest'ultimo mi aveva preso con violenza qualche ora prima.
<<smetti di torturarti!>> mi rimprovera luna, vedendomi determinata a staccarmi il polso ferito dall'avambraccio.
<<scusa>> dico, dandoci un taglio <<è solo che...fa male>>
<<lo so che fa male, ma se fai così sarà ancora peggio>> soffia dolce, con l'apprensione di una madre <<forse dovresti andare in infermeria>>.
<<forse ci andró>> rispondo noncurante.
vedo con la coda dell'occhio mattheo intento a fissare intensamente qualcosa.
non giro la testa su di lui per vederci chiaro, so che sta fissando la mia amica.
non puó semplicemente dirglielo?
sospiro.<<allora chloë>> anderson mi fa un cenno con la testa per incitarmi a mettermi sulla sedia.
<<perchè hai voluto vedermi? non avevamo appuntamento oggi>> dico, un po' spazientita.
<<dopo l'evento di stamattina, ho ritenuto necessario parlare con billy, e poi parlare con te>>.
<<non ho niente da dire>> sbotto, lasciandomi andare su quella poltrona a braccia conserte.
<<tu non hai mai qualcosa da dire, chloë. eppure il tuo umore peggiora ogni volta che ti vedo>>.
mi prende il panico, è vero, ha ragione, ma non doveva accorgersene lui.
già da tempo ho ridotto ancora di più le ore di sonno, ho smesso di nutrirmi in modo completo, non sto dimagrendo e non ho interesse nel farlo, ma comunque i pasti che sto facendo non sono adatti ad un regime alimentare che può essere difinito completo. in più i miei incubi erano peggiorati.
<<eddai, ci conosciamo ormai, devi parlarmi di come stai>> mi incita anderson, ma non ho intenzione di assecondarlo.
<<sto bene. gli incubi sono quasi spariti del tutto, e sono...meno frequenti. e riesco a dormire di più durante la notte>> mento, guardandomi le scarpe <<sto male perchè mi manca la mia famiglia, e la sorta di relazione avuta con billy mi destabilizzava un po'. in più vorrei tornare in francia, ma non posso perchè sono in questo orribile posto>> mi sfogo, liberando altre nuove preoccupazioni e problematiche di cui è anderson è al corrente solo in parte.
così facendo si concentrarà più su questo che su altro.
almeno, lo spero...
<<che cosa ti manca esattamente della tua famiglia?>> chiede, annotando qualcosa sul suo solito foglio.
<<i miei genitori>> rispondo vaga e anche un po' provocante.
<<sii più specifica>> ordina, accennando un sorriso.
<<mi manca la voce di mia madre che mi sveglia la mattina per andare a scuola, mi manca guardare le partite di calcio con mio padre solo per far piacere a lui...>> confesso <<mi manca uscire a fare shopping con mamma e comprare cose talmente costose da far incazzare papà>> rido, ripensando ai momenti dove quelle cose sono accadute <<mi manca respirare aria pulita>> concludo, sperando che capisca la mia metafora.
non annota niente, mi chiede solo di continuare parlando di cosa mi manca della francia, invece.
<<mi mancano i miei amici>> rispondo soltanto.
se c'è un argomento di cui amo parlare ma che mi rende iper vulnerabile, sono loro.
i miei tre amici della francia.
león, damien e paion.
erano i miei compagni di classe...non avevo mai avuto un'amicizia bella quanto quella che avevo con loro. quando eravamo insieme non mi scordavo delle miei problematiche, non riuscivo a dormire comunque la notte dopo aver passato del tempo con loro e i miei incubi continuavano a divorarmi.
ma ero felice.
loro mi hanno mostrato il significato della parola "felicità".
anche se...piano piano se ne sono andati via...
adesso nemmeno ricordo cosa sia la felicità, ma so che è molto, molto bella.
<<parlami dei tuoi amici>> anderson mordicchia il tappo della penna e si concentra su di me come se stesse leggendo il diario segreto di qualche strana pazza malata di mente.
beh...apparte il diario...siamo lí.
deglutisco perchè so che probabilmente piangerò.
mi guardo le scarpe e sorrido.
<<ci siamo conosciuti in prima media...eravamo compagni di classe...>> chiudo gli occhi e mi lascio divorare dai bellissimi ricordi che mi affiorano in testa <<per circa metà anno non ci siamo calcolati molto. i primi che ho conosciuto sono stati damien e paion, poi, verso la fine della prima media è arrivato anche león. ha legato subito con damien, perchè è davvero un cretino...>> mi fermo un secondo per ricordarmi le cazzate fatte con lui e gli occhi mi si bagnano leggermente <<poi ha iniziato a parlare con paion, infine con me>>.
<<eravate tanti in classe?>> chiede lo psichiatra.
scuoto la testa, perchè non ricordo quanti eravamo, e tantomeno mi interessa.
<<più o meno>> rispondo, giusto per accontentarlo <<ma io ho legato solo con loro>> rido <<una volta...siamo andati a casa di paion, io e damien, e siamo rimasti in piedi fino alle tre del mattino, guardando una serie tv e girando qua e là. alla fine avevamo deciso di mangiare qualcosa in cucina, e quei dei pirla hanno fatto un rumore assurdo>> mi fermo per soffocare una risata che nasconde un pianto disperato dovuto alla nostalgia <<sua madre si è svegliata e ci ha rimandati nella stanza di paion...la mattina dopo ha sgridato solamente loro due, non se l'è presa con me. sua madre mi crede una "santa">> roteo gli occhi e accenno un sorriso, sempre con lo sguardo sulle scarpe.
anderson sospira, divertito.
<<cosa provavi quando eri con loro?>> chiede.
<<non lo so>> ammetto <<perchè non si è mai trattato solo di felicità...è qualcosa di più. un emozione che non si può spiegare. specialmente con...con león>> mi fermo e mi asciugo una lacrima perchè il pensiero del mio migliore amico mi faceva sentire nel petto una sensazione di malinconia che con nessun altro avevo mai provato.
<<non hai mai provato qualcosa di più con questo león?>>.
<<no>> metto subito in chiaro <<c'è sempre stata solo amicizia da parte mia>>.
<<e da parte sua?>>
scuoto la testa.
<<non saprei...mia madre diceva che lèon nutriva dei sentimenti per me, ma non le ho mai creduto più di tanto. e tanto meno mi interessa. infondo abbiamo solamente tredici anni, credo sia stupido parlare di amore ad un età come questa.>>
anderson rimane muto per un attimo ed io non riesco a non crollare.
piango perchè non avrei mai voluto che león, damien e paion mi lascessero. non avrei mai dovuto ammalarmi e non mi sarei mai dovuta trasferire a chilometri di distanza da loro.
io gli ho lasciati per prima e loro hanno concluso l'opera.
devo avercela con loro, me lo ripeto sempre, dovrei odiarli a morte perchè quando avevo bisogno di loro, mi hanno lasciata da sola.
ma come si possono odiare le persone che ti hanno mostrato la felicitá?torno in camera mia e mi sdraio sul letto, non ho dimenticato che questa notte mi vedró con robin, ma al momento questo pensiero non mi tira su il morale. per la prossima seduta, anderson vuole approfondire di piú riguardo alla mia vita in francia e al mio stato d'animo quand'ero lí.
il pacco sulla scrivania ora mi fa più gola che mai, bramo di sapere cosa ci sia dentro ma è un momento troppo brutto e quel regalo è una cosa troppo preziosa per essere contaminata dalla mia sofferenza.
chiudo gli occhi e, sperando di tenerli chiusi per un po', mi addormento nel silezio delle mura della mia stanza, cercando di scordare per un po' il trambusto successo oggi.bellii sono tornataa, mi sono assentata molto ma scuola permettendo cercherò di essere piú costante promesso.
~sky❤️🩹

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🚬👻𝐀 𝒫𝒶𝓇𝒶𝓃ℴ𝓇𝓂𝒶𝓁 𝐋𝐎𝐕𝐄👻🚬
Fiksi Penggemarho lasciato la francia quando avevo dodici anni, per via della mia salute mentale. assurdo vero? ad ogni modo, ora mi trovo in canada, nel joseph's health hospital dal 2 novembre 2021, ora siamo a dicembre, il 17, precisamente. sarei dovuta entrare...