<<domani>> dico, agitando la mano verso il pacco e tornando a guardare il ragazzo con la bandana ed il suo amico dai capelli biondi.
<<perchè non adesso?>> sento.
voglio voltarmi, ma sono terrorizzata.
so che è tutto nella mia testa.
<<perchè non mi va>> rispondo, sperando di zittire una volta per tutte la...cosa.
<<mi rispondi, quindi>> esordisce di nuovo.
<<sei solo nella mia testa>> sbotto, cominciando a tremare come una foglia.
il portapenne sulla scrivania dietro di me cade a terra di botto.
mi volto sobbalzando ed emettendo un piccolo grido.
<<solo nella tua testa, eh?>> sussurra, questa volta come se fosse alla mia destra.
mi guardo attorno tirando fuori tutto io mio coraggio, ma non c'è nessuno.
prendo velocemente la pastiglia per dormire e mi inflilo tutta sotto alle coperte: sta per cominciare l'inferno, come ogni notte.mi sveglio di botto, inarcando la schiena e spalancando gli occhi.
<<cristo>> impreco, reduce da un incubo terribile, rifiutandomi di chiudere gli occhi dalla paura di avere ancora davanti quella scena.
mi guardo attorno.
è notte. notte fonda.
saranno le quattro, forse anche le tre.
<<chloë>>
dimenticandomi dell'incubo, serro immediata gli occhi e mi chiudo stile chioccila, con le mani attaccata alle ginocchia e la testa dentro esse.
"no, no, no".
<<chloë, guardami...>>.
la voce della...cosa si fa sempre più vicina ed io non so cosa fare. vorrei gridare, ma dimostrerei di essere ancora sottomessa dal mio disrurbo.
<<vai via>> trovo il coraggio di sussurrare <<lasciami in pace>>.
<<lasciarti...in pace?>>
<<sparisci, cazzo!>> sbotto, tremando <<sei solo nella mia testa>> ricordo a me stessa, stentando a crederlo <<vai via!>>.
nelle ultime settimane, parlando con anderson, avevo cercato di mettermi in testa il più possibile che quello che mi era successo la sera che avevamo giocato ad obbiglio o verità era solo una conseguena del disturbo.
ma più che a lui, dovrei spiegarlo a me stessa.
<<ti prego>> dico, mentre le lacrime mi rigano il viso sempre nascosto tra le gambe <<lasciami in pace>>.
<<guardami>> ordina quella cosa <<non ti faró del male>>.
<<vai via>> ripeto.
sento qualcosa toccarmi la spalla, ma è un tocco diverso rispetto al solito.
<<alza la testa>> ripete decisa.
lo faccio.
tolgo lentamente il viso dalle ginocchia e rilasso le gambe. ho paura, ma è solo nella mia testa.
infatti, come mi aspettavo, non c'è nessuno attorno a me, e tutta la camera è perfettamente in ordine.
sento di nuovo qualcosa affondare le mani -sempre che siano delle mani- nella mia schiena, questa volta con una leggera pressione.
chiudo gli occhi il più forte che posso
non.
devo.
gridare.
<<esci>> dice una voce dietro di me.
uscire?
a questo punto trovo il coraggio di divincolarmi dalla presa, alzandomi dal letto tremando come una foglia e toccandomi d'appartutto, come per sentire se fossi davvero in quella situazione o se stessi semplicemente sognando.
purtroppo ero davvero lì...
percepisco qualcosa, qualcuno.
so che non sono sola, ma nella camera ci sono solo io.
è questo ció che tutti definiscono...pazzia?
<<esci>> ripete la voce.
ed ecco che noto quel piccolo particolare.
la porta della mia camera era aperta.
quella cosa mi stava invitando ad uscire dalla stanza per andare chissà dove in giro per l'ospedale.
<<io non esco da lì>> metto in chiaro, come se dovessi dirlo a qualcun altro che non sia io.
sento una presa al collo, dominante e profonda.
barcollo qualche secondo, non per il dolore -anche se non è come sentire una carezza- ma per lo spavento.
<<esci>> ordina la cosa con voce rotta ma autoritaria, spingendomi per farmi muovere di qualche passo.
<<no!>> dico dimenandomi, ma qualcosa mi spinge ancora più forte.
e alla fine...
cazzo, sono appena uscita dalla mia stanza.tento di tornare dentro, ma sento di nuovo la presenza toccarmi la spalla.
<<chloë, esci dall'ospedale>> dice, muovendo leggermente la mano per spostare un po' il mio intero corpo. <<nessuno ti farà male>> mi assicura.
dovrei...fidarmi?
<<tanto non ho niente da perdere>> dico.
comincio a muovermi con addosso solo le calze, tentando di non fare rumore per non svegliare nessuno.
sono terrorizzata dall'atto che sto compiendo e sento continuamente un ronzio nelle orecchie, ma non mi fermo.
l'incubo che ho appena fatto mi rimbomba in testa e non riesco a smettere di pensare a cosa succederebbe se accadesse per davvero.
arrivo alla porta di ingresso, ma è chiusa a chiave.
<<grazie al cazzo>> sussurro <<è notte fonda>>.
<<la segreteria>> sento mormorare da una voce diversa <<il cassetto centrale. 3347>>.
sento che fuori dalla porta troveró esattamente il mio incubo, tuttavia non voglio andarmene.
voglio dimostrarmi una volta per tutte, che quelle merdate sono tutte finte.
niente voci, niente ombre, niente fantasmi e niente incubi che si trasformano in reatà.
solo una normale ragazza malata che cerca disperatamente di aggrapparsi alla vita.
prendo le chiavi, che al mio tocco sfregano tra di loro provocando un leggero rumore e disattivo l'allarme sperando che il codice dettato fosse giusto.
<<shh>> mormoro, come se quell'oggetto potesse sentirmi.
mi decido una volta per tutte.
prendo un bel respiro.
3...
2...
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🚬👻𝐀 𝒫𝒶𝓇𝒶𝓃ℴ𝓇𝓂𝒶𝓁 𝐋𝐎𝐕𝐄👻🚬
Fanfictionho lasciato la francia quando avevo dodici anni, per via della mia salute mentale. assurdo vero? ad ogni modo, ora mi trovo in canada, nel joseph's health hospital dal 2 novembre 2021, ora siamo a dicembre, il 17, precisamente. sarei dovuta entrare...