Prologo

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E dopo un'altro giorno in quel dannato ospedale, finalmente, fui dimessa.

«Va bene, Harper. Tornerai qui tra una settimana per fare dei controlli e vedere come vanno le cose».

Non pensavo che sarei riuscita ad odiare così tanto un luogo.

Un luogo che, però, mi ha cambiata.

Aveva cambiato tutto ciò che ero, la mia personalità. Tutto.

Adesso ero solo stanca.

Annuii alle parole del dottore, poi attesi fuori mentre quest'ultimo parlava con mia sorella: Effy.

Lei era la mia famiglia.

I nostri genitori sono morti quando avevamo cinque e sette anni, adesso ne abbiamo sedici e diciotto.

È passato tanto tempo, eppure ancora ci penso spesso.

Penso a come sarebbe la mia vita con l'amore dei miei genitori.

Penso cosa sarebbe successo se quell'uomo sbronzo al volante non li avesse presi in pieno nel momento in cui attraversavano la strada.

Ma potevo solo continuare a pensare ed immaginare, era l'unico modo per avere qualche ricordo di loro.

«Harper, tutto bene?» mi ritrovai mia sorella davanti, sembrava che avesse appena visto un fantasma.

«Sì, stavo solo pensando».

A quel punto lei mi sorrise e mi invitò a seguirla per andare in macchina.

Tornammo a casa.

Tornai, per la prima volta, dopo tanto tempo, a casa.

Inizialmente fu strano, non perché non fossi a mio agio.

Sembrava strano poter stare finalmente in un posto familiare, tranquillo.

«Da domani torni a scuola, sei pronta?».
Stavamo cenando, non mi aspettavo mi dicesse questo.

No, no che non ero pronta.

L'ultima volta che stetti a scuola mi presero tutti in giro per il mio aspetto da "zombie".

Decisi però di non rispondere.

Come andavi a spiegare ai tuoi amici, se così potevano chiamarsi adesso, che avevi un tumore alla gola? Per me, era impossibile.

«Diciamo che sono pronta».

«Sta' tranquilla, andrà bene. E se dovesse succedere il contrario devi sempre dirmelo».

Dormii finalmente nel mio letto.

𝒐𝒍𝒕𝒓𝒆 𝒐𝒈𝒏𝒊 𝒍𝒊𝒎𝒊𝒕𝒆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora