𝟐𝟎

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|𝘛𝘶 𝘰𝘴𝘴𝘦𝘳𝘷𝘪 𝘭𝘦 𝘴𝘵𝘦𝘭𝘭𝘦, 𝘦𝘥 𝘪𝘰 𝘷𝘰𝘳𝘳𝘦𝘪 𝘴𝘰𝘭𝘰 𝘦𝘴𝘴𝘦𝘳𝘦 𝘪𝘭 𝘤𝘪𝘦𝘭𝘰 𝘱𝘦𝘳 𝘨𝘶𝘢𝘳𝘥𝘢𝘳𝘵𝘪 𝘤𝘰𝘯 𝘮𝘪𝘭𝘭𝘦 𝘰𝘤𝘤𝘩𝘪.


POV: JACK

Io non uscii subito dall'auto, non volevo sembrare un bambino infantile che faceva i capricci perché voleva che gli aprissi l'auto subito.

Ringraziai Effy per avermi detto la verità, la ringraziai perché mi aveva capito.

Scesi dall'auto, finalmente, e iniziai a camminare in direzione dell'ospedale.

Eravamo solo io e il mio amore per Harper che mi davano la forza di andarla a trovare.

La forza perché sapevo che non l'avrebbe presa bene la mia presenza lì.

La forza perché non riuscivo ad immaginarmela seduta in un letto d'ospedale.

Mentre camminavo non mi resi neanche conto delle lacrime, che ormai mi stavano cospargendo il viso.

Cercai di trattenerle perché non volevo che Harper vedesse la mia tristezza nell'aver scoperto del suo tumore, ma era evidente.

Nonostante ciò, per tutto quel tempo mi aveva tenuto all'oscuro solo per non farmi stare male.

Entrai all'ospedale, non me lo sarei aspettato così pieno, proprio per questo dovetti aspettare almeno mezz'ora prima di chiedere dove si trovassero i casi come Harper.

«Scusi, la paziente Harper Jones?» chiesi.

Velocemente Effy entrò in ospedale, sembrava affaticata e addolorata.

In quel momento capii che qualcosa non andava.

«seguimi Jack!» mi disse continuando a camminare velocemente verso l'ascensore.

Una volta dentro quest'ultimo ci mise qualche minuto per arrivare al piano desiderato, Effy ne approfittò per dirmi cosa stava succedendo.

«Harper ha avuto delle complicanze, mi hanno chiamato pochi minuti dopo che tu sei sceso dalla macchina» ansimò singhiozzando, stava trattenendo le lacrime.

Anche se non ne capivo il motivo, ognuno elabora ciò che succede nel corso della vita a modo proprio e se lei lo faceva con le lacrime, poteva farlo.

Anche io, talvolta, ero così.

La abbracciai perché sapevo che ne aveva bisogno, lei ricambiò tra lacrime e singhiozzi.

Non appena l'ascensore si aprì un medico piombò proprio verso di noi.

«Siete qui per Harper Jones?» chiese nel modo più diligente possibile.

Sia io sia Effy annuimmo in preda al panico, volevamo sapere solo se stesse bene.

«Se volete, potete accomodarvi ad aspettare» disse e ci indicò i posti a sedere soliti degli ospedali.

Rimasi per tutto il tempo senza dire una parola, furono le ore più intense della mia vita.

Solo in quel momento avevo capito quanto Harper fosse importante per me, che senza di lei la mia felicità non sarebbe esistita.

«Effy, tutto bene?» quest'ultima era rimasta seduta accanto a me tutto il tempo, già da un po' guardava il vuoto senza la minima espressione.

𝒐𝒍𝒕𝒓𝒆 𝒐𝒈𝒏𝒊 𝒍𝒊𝒎𝒊𝒕𝒆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora