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|𝘞𝘩𝘦𝘳𝘦 𝘵𝘰, 𝘮𝘪𝘴𝘴?
-𝘛𝘰 𝘵𝘩𝘦 𝘴𝘵𝘢𝘳𝘴

POV: HARPER

Henry Grey era davanti la mia porta una volta scesa dalle scale.

Mi fissava come non aveva mai fatto prima, sembrava stupito ma allo stesso tempo deluso.

Non capivo la sua delusione a cosa si riferisse.

«Sei una bomba, Harper» disse.

Ero cosa?

Se diceva queste cose a me, che non ero la sua ragazza, non ero la sua amante e non ero neanche la sua più grande amica non immagino cosa avrebbe detto se lo fossi stata.

Era sempre così volgare, il suo modo di parlare.

Mi sforzai di sorridere, infondo c'era mia sorella lì.

Chiesi a Henry di aspettare un attimo in salotto e andai in cucina trascinando mia sorella.

«Non sono sicura di voler andare» Dissi in preda al panico.

Continuai: «Avrò gli occhi di centinaia di adolescenti puntati addosso, dovrò stare in mezzo alla folla» lei mi zittì e mi guardò dritto negli occhi.

«Stai tranquilla, Harp. Non preoccuparti, sono sicura che sarà una serata speciale per te»

Io mi tranquillizzai e poi le risposi: «Forse non sono solo sicura di voler andare con lui» e lei capì subito quello che intendessi dire.

Lo sapevo che sembrava da folli ma non riuscivo a togliermi dalla testa Jack e tutte quelle sue parole di quel pomeriggio.

Non sapevo se le avesse dette per scherzare o se lo pensasse sul serio.

Speravo vivamente che fosse la seconda opzione.

«Quindi andiamo? È già tardissimo» chiese Henry, seccato.

Io mi avvicinai a lui e quest'ultimo mi aprì la porta per dirigermi in macchina.

Molto sicuramente era la macchina di suo padre, ma la spacciava per propria dato che non voleva sembrare uno sfigato.

Infatti glielo chiesi, se la macchina fosse sua e lui mi rispose balbettando di sì.

Il tragitto da casa mia a scuola era veramente poco, bastava svoltare qualche curva e si arrivava.

Mentre eravamo in macchina vidi passare una solita bici che ci sorpassò, guardai bene il ciclista da dietro e mi accorsi subito che era Lui.

«Quello sfigato di Avery pure al ballo scolastico viene in bici, ma non ha un padre o una madre che lo accompagna?» a quelle parole mi incazzai per davvero.

Non poteva dire ciò senza conoscerlo, sicuramente neanche io sapevo bene ciò che aveva passato con suo padre o dove sia sua madre ma di certo non ne parlo male in questo modo.

«È meglio la sincerità della sua bicicletta che la tua menzogna su quest'auto» risposi.

Lui mi guardò malissimo e non disse una parola fino all'arrivo.

𝒐𝒍𝒕𝒓𝒆 𝒐𝒈𝒏𝒊 𝒍𝒊𝒎𝒊𝒕𝒆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora