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|𝘗𝘦𝘯𝘴𝘰 𝘵𝘢𝘯𝘵𝘰, 𝘯𝘰𝘯 𝘥𝘪𝘤𝘰 𝘮𝘰𝘭𝘵𝘰


POV: HARPER

Per una settimana dopo quella sera non mi feci vedere a scuola e neppure in giro, per via delle mie condizioni.

Purtroppo il giorno dopo non mi sentii proprio bene e quindi mia sorella, essendo molto preoccupata, decise di tornare in ospedale per un'ulteriore visita.

Il medico ci diede la notizia che il mio tumore era peggiorato, fortunatamente non troppo.

Non so se fosse stato a causa dell'alcol che bevvi quella sera o di altro, sapevo solo che era peggiorato.

Io mi chiusi di nuovo in me stessa, sapevo che una volta tornata a scuola Claire sarebbe stata arrabbiata con me.

Non farmi sentire per una settimana dopo una serata del genere non era proprio il massimo, soprattutto perché eravamo entrambe sbronze.

Però, non ci fu da parte sua neanche un messaggio o una visita a casa, mi disse mia sorella.

Per fortuna avevo lei, l'unica che non mi aveva mai abbandonata.

Dentro di me ho una catastrofe di emozioni che partono dal mio tumore fino ad arrivare alla mia vita sociale e di quanto sia stata compromessa.

Ho davvero paura del futuro, e sento che per non averne devo solo pensare al presente e non a ciò che potrebbe accadermi in questi mesi, anni o quel che sia.

Devo pensare a me stessa.

«Sono sollevata al pensiero che tu adesso stia meglio, ma non devi più farmi prendere un simile spavento» mia sorella stava uscendo dal parcheggio dell'ospedale pochi minuti dopo la mia dimissione.

«Mi dispiace tanto, Effy. Ti prometto che da oggi non farò più nulla di tutto ciò» lei si mise a ridere. «Con ciò che ti ho detto non significa che non devi più andare alle feste, avere degli amici e magari una vita sentimentale.

Ti chiedo solo di stare più attenta». Risi anche io e lei mi sorrise.

«Hai ragione, anche se dubito fortemente sulla vita sentimentale!».

Tornammo a casa e lei ordinò uno dei miei cibi preferiti, la pizza.

Non avevo tanta fame però riuscii a mangiare il giusto per farla contenta e per confermare a me stessa che potevo farcela.

Una volta a letto mi addormentai quasi subito, per la stanchezza.

La sveglia suonò alle 07:00 AM in punto, stranamente mi alzai più veloce del solito ed ero carica di tornare a scuola, ero sicura che quella adrenalina sarebbe sparita nel momento in cui sarei entrata in classe però non ci pensai tanto.

«Buona scuola!» mia sorella mi salutò.
Questa mattina dovetti prendere il bus proprio perché lei non poteva accompagnarmi, doveva fare delle commissioni di prima mattina e non poteva fare ritardo.

Il bus era comunque un posto orribile: faceva puzza, era pienissimo e stretto.

Fortunatamente fui una delle prime a salire e quindi trovai il posto, vicino le fermate che portavano a scuola iniziò a svuotarsi.

𝒐𝒍𝒕𝒓𝒆 𝒐𝒈𝒏𝒊 𝒍𝒊𝒎𝒊𝒕𝒆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora