𝟏𝟎

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|𝘴𝘰𝘯𝘰 𝘴𝘦𝘮𝘱𝘳𝘦 𝘦 𝘴𝘰𝘭𝘰 𝘨𝘭𝘪 𝘰𝘤𝘤𝘩𝘪 𝘢 𝘥𝘪𝘳𝘦 𝘭𝘦 𝘱𝘢𝘳𝘰𝘭𝘦 𝘥'𝘢𝘮𝘰𝘳𝘦 𝘱𝘪ù 𝘣𝘦𝘭𝘭𝘦


POV: HARPER

Il Natale era rigorosamente finito, finalmente direi.

Diciamo che, sì, il Natale era bello solo se avevi parenti con cui festeggiarlo.

Nonostante a me bastasse mia sorella e, quest'anno Jack per la vigilia, sentivo la mancanza dei miei genitori.

Sentivo la mancanza del loro calore, delle loro braccia, dei loro baci e dei loro piccoli pensieri.

Riuscivo solo a pensare agli altri miei coetanei, quelli che conoscevo, passarlo con la propria famiglia: zii, nonni, genitori, cugini.

Io avevo dei nonni, solo che vivevano nella città in cui i miei genitori erano morti.

Invece Effy, quando compì diciassettenne anni, decise di trasferirsi e portarmi con sè.

Non voleva che io vivessi nel ricordo, voleva che pensassi al presente e al futuro.

Di tanto in tanto ricevevo qualche lettera dai miei nonni, come ai vecchi tempi perché loro avevano dei telefoni molto antichi.

Ad essere sincera, io preferisco mille volte le lettere a dei semplici messaggi su whatsApp.

Le trovo più romantiche.

Pensavo che una lettera fosse il gesto d'amore, che sia familiare e che provenga da una relazione, più bello e più romantico che potesse esserci.

Quello che ti lasciava una lettera nel cuore era come un marchio nell'anima.

Il sapere che quella lettera sarebbe stata solo l'inizio di tante altre cose da dire.

La sensazione di avere in mano un foglio di carta nella quale qualche giorno prima un'altra persona stava scrivendo per te.

Mi stavo dilungando troppo in quei pensieri quella mattina.

Forse perché non volevo pensare a cosa mi aspettava nella realtà.

Era arrivato il cosiddetto giorno del "ballo scolastico".

Ma il vero problema non era questo, era il mio accompagnatore.

Infatti, proprio l'ultimo giorno di scuola prima delle vacanze avevo accettato di andare con lui.

Ancora non riuscivo a capire bene perché io avessi accettato, ma ero sicura che uno dei motivi principali fosse l'avere paura di non trovare qualcun altro.

Ad interrompere i miei pensieri fu una chiamata da parte del sottoscritto:Henry.

Ero indecisa se rispondere o no, infondo era il mio accompagnatore anche se avevo la bizzarra idea di ignorarlo per tutta la serata.

«Henry, che sorpresa!» risposi al cellulare fingendo di essere felice, essendo tutto il contrario.

«Ciao Harper, stasera vengo a prenderti a casa per le 20:00» mi annunciò.

Io risposi che andava bene e poi lui aggiunse il suo tocco di classe alla Henry Grey: «E vestiti bene».

Quelle parole mi davano così fastidio, ma allo stesso tempo mi facevano sentire apprezzata nonostante non fosse l'amore che volevo.

𝒐𝒍𝒕𝒓𝒆 𝒐𝒈𝒏𝒊 𝒍𝒊𝒎𝒊𝒕𝒆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora