𝟐𝟏

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|𝘕𝘰𝘯 𝘦𝘳𝘢 𝘯𝘦𝘪 𝘮𝘪𝘦𝘪 𝘱𝘪𝘢𝘯𝘪 𝘪𝘯𝘯𝘢𝘮𝘰𝘳𝘢𝘳𝘮𝘪 𝘥𝘪 𝘵𝘦.


POV: HARPER

Erano passate circa tre settimane dal mio ricovero in ospedale, ovvero due settimane da quando Jack aveva scoperto del mio tumore.

Quando venni a sapere che lo scoprì tramite mia sorella non mi arrabbiai.

Ci pensai tanto, a dire il vero.

Pensai a quanto tempo avevo sprecato nascondendo questo segreto a Jack.

Pensai che, se glielo avessi detto da subito, lui mi avrebbe solo aiutata.

Avevo sempre avuto bisogno di qualcuno al mio fianco, oltre mia sorella.

Avevo sempre avuto bisogno di qualcuno che mi amasse, e Jack lo faceva.

Jack mi amava.

Me lo ha dimostrato tante di quelle volte, alcune delle quali non me ne ero neanche accorta.

Avevo bisogno di aprire gli occhi su ciò che mi aveva appena stravolto la vita, in senso positivo.

Mi trovavo nel mio letto di ospedale nel momento in cui Jack entrò nella stanza.

«Buongiornissimo» disse in tono allegro porgendomi sacchetto.

Al suo interno c'erano dei donut alla fragola, i miei preferiti. Gli sorrisi.

«Non c'è bisogno che mi porti ogni giorno la colazione, lo sai» gli dissi dandogli un bacio.

«Mi piace vederti felice» disse facendo spallucce.

Io presi un donut dalla busta e diedi un morso, annunciando a Jack che fosse squisito.

Non volevo interrompere tutta la sua felicità nel vedermi contenta di mangiare una cosa che mi piaceva, ma avevo la necessità di tirare fuori l'argomento: «Sai che giorno è oggi, Jack?» gli chiesi.

«Martedì, perché?» mi chiese perplesso.

Da quando aveva saputo della mia malattia saltava giorni di scuola, non volevo che il suo rendimento scolastico venisse rovinato soltanto perché voleva stare con me; amavo questo lato di lui, ma doveva pensare pure a se stesso.

«Sono le nove, anche ieri sei venuto a trovarmi alle nove. Non dovresti avere scuola? Come me d'altronde, ma non significa niente che se io studio da qui tu non debba andare a scuola per stare con me» gli dissi posando la testa sul cuscino.

Lui si avvicinò e mi accarezzò la guancia.

«Domani ci andrò» aveva capito che avevo ragione, non poteva continuare così.

Gli baciai dolcemente il palmo della mano e poi chiusi gli occhi, avrei voluto che quel momento tra di noi durasse per sempre.

«Jack mi precede sempre» disse una voce femminile davanti la porta, era mia sorella.

Sembrava felice.

«A cosa dobbiamo tutta questa felicità?» le chiese Jack.

Jack ed Effy erano diventati molto amici, mi piaceva il fatto che andassero d'accordo proprio perché Jack oramai faceva parte della mia famiglia.

𝒐𝒍𝒕𝒓𝒆 𝒐𝒈𝒏𝒊 𝒍𝒊𝒎𝒊𝒕𝒆Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora