Capitolo 20 - Lo Scriptorium di Salazar Serpeverde

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CAPITOLO 20 - Lo scriptorium di Salazar Serpeverde

Cattleya voleva morire. Desiderava morire con tutta sé stessa. Perché non poteva morire adesso? Come poteva esserci qualcosa di peggio di quella tortura? Da quanto tempo stava soffrendo? Dieci, cento, mille anni forse. I secondi si erano dilatati in maniera esponenziale...

Sentì in lontananza le voci di due ragazzi. Chi erano? Perché chiamavano lei? Lei stava soffrendo, lei non faceva più parte del mondo.

"leya...CATTLEYA!" Era lui che la chiamava e in un angolo di quella agonia senti gioia... e il dolore si sciolse e si spense all'improvviso così come era arrivato.

Si ritrovò distesa per terra, aprì gli occhi e lo vide chino su di lei, il viso sconvolto dalla preoccupazione e le lacrime che gli rigavano gli occhi

"Mi dispiace!" Piangeva Sebastian.

Cat allungò una mano e prese una sua lacrima. "Perché ti dispiace... Sei stato bravissimo, ci hai salvato la vita" Gli sorrise. La porta dello Scriptorium si era aperta.

"Non sono stato io, sei stata tu." Disse asciugandosi le lacrime, stai bene? Ce la fai ad alzarti?"

"Ce la faccio" Disse Cat, e con il suo aiuto si alzò.

"Voi due siete dei pazzi furiosi!" Disse ridendo Infaustus. "Dai entriamo".

"Ah ora è diventato dai entriamo?" gli disse Sebastian

"Beh in fondo siamo venuti qui per questo no? Eccolo qui: Lo Scriptorium segreto di Salazar Serpeverde".

Lo Scriptorium era come lo si poteva immaginare: cupo, ma in qualche modo affascinante. Al centro c'era una grossa statua del viso di Salazar Serpeverde, una grossa scrivania e due scale che portavano ad un soppalco. La stanza era ancora come lui l'aveva lasciata, piena di vecchi libri ed alambicchi.

"Frughiamo intorno, vediamo cosa riusciamo a trovare" Disse Sebastian.

Cat salì al piano di sopra sul soppalco e notò che in fondo alla sala c'era una statua a grandezza uomo che raffigurava un uomo con la barba, stilizzato (forse lo stesso Salazar Serpeverde?) nella sua bocca aperta stava entrando un serpente, come un'animale che stesse rientrando nella sua tana (che cosa strana, pensò)

Sulla scrivania c'era una lettera.

"Venire, guardate! Devono essere le ultime parole che ha scritto Salazar Serpeverde prima di lasciare la scuola". Disse Cat chiamando gli altri.

Sebastian la lesse ad alta voce:

"Temo che non giungeremo mai ad un accordo. Non riesco a persuadere nemmeno uno di loro a dare retta alla ragione. Avevo osato sperare che Godric la pensasse come me, che comprendesse per quale motivo il calibro degli studenti dovesse essere eccezionale. Eppure anche lui è caduto preda della ridicola nozione secondo cui i nati babbani sarebbero in qualche modo abili come i purosangue. Si è infuriato quando ho manifestato la mia delusione, sebbene ancora non si sia ufficialmente espresso in merito.

Non ne posso più dei disaccordi e non riesco più a tollerare la vista dei corridoi pieni di bambocci mascherati da streghe e maghi.

E' con la morte nel cuore che devo allontanarmi da qui.

Lascerò la creatura nella sua stanza, immersa in un sonno profondo, finché non verrà risvegliata da uno spirito concorde: un discendente disposto a rimediare ai danni causati dall'imprudenza; qualcuno che possa liberare la scuola dagli indegni che imbratteranno il mio retaggio,

Salazar Serpeverde"

"Beh sapevamo già più o meno come la pensava riguardo la questione dei purosangue. Ora ne abbiamo la certezza" Disse Sebastian

"Che significa: lascerò la creatura nella sua stanza?" Chiese Infaustus

"E chi lo sa, questo castello è pieno di misteri!" Rispose Sebastian.

"Hei Seb! Vieni a vedere" lo chiamò Cattleya dal piano di sotto, mentre ascoltava la lettera era scesa di nuovo giù ad indagare.

"Hai trovato qualcos...HEI! Ma questo è un libro di incantesimi di Salazar Serpeverde" Fantastico! Potrebbe contenere una contromaledizione per risolvere il problema di Anne! Portiamolo via"

"Questo posto mi mette a disagio, ti prego Sebastian andiamo via" Disse Infaustus con voce agitata "cerchiamo un modo di andarcene.

"Io vorrei restare, ma devo molto a voi due stasera. D'accordo cerchiamo di capire come uscire da qui, le porte alle nostre spalle sono ancora tutte sigillate.

"Io penso che questa statua racchiuda un meccanismo segreto..." Disse Cat, mi ricorda la statua d'ingresso alla sala comune dei Corvonero, forse cliccando qua... "CLACK! Un meccanismo scattò e la statua si voltò rivelando un corridoio di uscita

"Brava piccola! D'altronde voi Corvonero siete specializzati in indovinelli e rompicapi, sapevo di potermi affidare a te!" disse Sebastian facendo arrossire Cattleya

"Andiamo, non voglio rimanere qui un minuto di più" li pregò Infaustus nervoso, tirando Sebastian per una manica.

Attraversarono il corridoio e sbucarono da una porticina proprio davanti all'ingresso della sala comune di Serpeverde. Appena uscirono tutti e tre la porticina venne come risucchiata dentro al muro e svanì. Ormai era notte fonda.

"E' stato terribile! Potevamo morire! Dobbiamo promettere di non tornarci mai più! E ora andiamo; non voglio farmi beccare da un prefetto" Disse Infaustus

"Vai avanti, io arrivo tra un momento" Gli disse Sebastian e rimase solo con Cattleya.

"Ti accompagno alla torre di Corvonero"

"Maddai, non serve! sono capace di muovermi senza farmi pizzicare, userò un incantesimo di disillusione" gli disse facendogli l'occhiolino "Ho imparato dal migliore".

"Va bene allora vai subito, è stata una giornata lunga" Le disse Sebastian sorridendole

"Buonanotte Seb"

Cat avrebbe voluto dirgli mille cose, ma lui aveva ragione, era stata una giornata lunga e avevano bisogno di riposare e soprattutto di non farsi beccare in giro per il castello di notte.

"Buonanotte piccola" e poi, come leggendole nel pensiero aggiunse: "ti manderò presto un gufo.

"D'accordo" rispose Cat

Si guardarono ancora qualche secondo negli occhi e poi Cat si voltò allontanandosi verso la torre dei Corvonero. Sebastian si voltò anche lui, entrando attraverso la porta-serpente nei sotterranei della sala comune di Serpeverde.

Uno nel punto più alto e uno nel punto più basso del castello; ma quando andarono a dormire quella notte, più di tutte le altre notti, si sentirono vicinissimi.

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