POV JUNGKOOK:
<bene, allora ci sentiamo per la prossima scopata, Jimin>
E così dicendo esco fuori, sbattendo violentemente la porta alle mie spalle e lasciando dietro di me, un pezzo di cuore ed anima. Ho gli occhi lucidi e sono certo che le lacrime stanno minacciando di uscirmi ma io cerco di essere più forte di tutte queste sensazioni che, con forza disumana, adesso, mi stanno devastando. Non sono consapevole della convinzione che mi investe come fosse un tir a tutta velocità, o meglio fingo di non esserlo ed è per questo che fuggo via velocemente da questa casa che purtroppo, non sento mi appartiene.
Casa è quel luogo in cui ci si sente al sicuro, protetti dalle intemperie e dall'ignoto dell'esterno. Casa è l'abbraccio amorevole di una madre, casa è dove rifugiarsi ed essere te stesso ma con lui nelle vicinanze, non riesco a percepire nulla di tutto questo. Con Jimin vicino a me, avverto costantemente l'ansia e la voglia di compiacerlo, se per caso non riesco ad incrociare il suo sguardo per pochissimi secondi, il mio cuore si inquieta. La sua presenza è una fottuta arma a doppio taglio, perché è allo stesso tempo cura e malattia.
Sbuffo e indeciso sul da farsi, istintivamente prendo il cellulare e compongo il numero di colui che so potrà aiutarmi. Nonostante lo conosco da poco, mi è entrato dentro e con il suo essere così schietto e maturo, sento di potermi aprire e sfogarmi su tutto quel che mi tormenta. Il cellulare non fa in tempo a produrre due squilli che una voce calda e rassicurante, mi risponde:<Jungkook?>.
Sospiro:<hyung, Jin.. Scusa se ti disturbo ma ho un bisogno urgente di parlare con te. Possiamo incontrarci da qualche parte?>
Sarà che avverte l'urgenza nella mia voce, ma prontamente mi risponde:<Jungkook, vieni a casa mia e ne parliamo. Inutile che ci incontriamo in un bar, ti farò trovare qualcosa di caldo e confortante. Ti aspetto> lo saluto e attacco.
Sorrido al pensiero di aver incontrato, sempre grazie a Jimin, una persona così onesta e amorevole. Ho un migliore amico, è vero, ma parlare con Taehyung non è così rassicurante come lo è con Jin. Sarà l'esperienza? L'età? È vero che non abbiamo così tanta differenza di età, ma Jin dimostra una maturità tale da farmi illudere di poter parlare oltre che con un amico, anche con un padre. Senza rendermi conto, talmente immerso nei miei pensieri, sono arrivato a destinazione e cercando sul citofono il nome del mio hyung, suono e subito vengo risposto da un trillo che mi suggerisce di salire nel suo appartamento.
Arrivato, vengo accolto da un abbraccio caloroso e un bacio amorevole sulla testa:<entra piccolo maknae dei miei stivali>
Rido di fronte tale sfrontatezza:<hyung non fare il duro con me solo perché ogni qualvolta ho un problema ti contatto come un bimbo impaurito> lui mi scompiglia i capelli e mi fa segno di sedermi sul divano:<allora piccolo bimbo impaurito, cosa succede? Aspetta, prima che cominci a parlare vado a prenderti una tazza di thè caldo che ho preparato appositamente per te>
Si alza e scompare in una stanza che presumo essere la cucina, per ricomparire dopo pochissimi secondi, con una tazza fumante tra le mani. La prendo e cerco di riscaldarmi, siccome sta subentrando l'inverno e comincia a fare abbastanza freddo:<hyung, credo di essere un coglione>.
Jin, per poco non si strozza e mi sputa in faccia la bevanda calda:<così, di botto? Mi piace questa presa di coscienza che hai Jungkook ma mi sembra eccessivo chiedermi così urgentemente di vederti solo per confessarmi queste dolci parole nei tuoi confronti>
Io scuoto la testa:<c'è un perché mi do del coglione, hyung>
Lui posa la tazza sul tavolo e incrocia le gambe per poi portarsi una mano sotto al mento:<Jimin, vero?>
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MASKS
FanfictionDue ragazzi, due personalità tanto simili quanto contrastanti. Park Jimin, è tra i ragazzi più desiderati e agognati dall'intero campus universitario. Jeon Jungkook è il suo più grande rivale: bello quanto stronzo. Entrambi sono fidanzati, nonos...