19-lacrime

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POV JIMIN:

Il nulla.

L'angoscia, la dissolutezza, l'oppressione.

Sono questi i sentimenti che adesso mi attanagliano e mi stringono con una forte morsa sul collo, privandomi di qualsiasi forma di respirazione per continuare a vivere.

Non so nemmeno se ho recuperato tutti i miei oggetti e averi, non mi sono nemmeno reso conto di correre fino a quando jungkook non mi blocca per un polso e mi costringe a voltarmi verso la sua figura:<Jimin potresti respirare un attimo? Capisco la tua preoccupazione ma comportandoti così non porterai indietro Hoseok>

Lo fulmino con lo sguardo e mi libero poco cortesemente dalla sua presa solida:<non vedo cosa potrebbe interessarti di tutto questo. Il tuo unico compito è riportarmi a casa se poi vuoi tornare a goderti la tua vacanzuccia da quattro soldi, bene, sei libero di farlo> e dicendo così gli volto le spalle, non prima di notare il suo sguardo ferito.

So che ho sbagliato, so che continuo a sbagliare ma cazzo, io sono così. Se sorge un problema devo risolverlo da solo senza il supporto di nessuno, soprattutto da parte delle persone che più mi sono vicine e a cui più tengo. E sapete il controsenso qual è? Io a Jungkook ci tengo e non poco. Per tale motivo, però, tento di allontanarlo anzi mi rendo conto anche di aver fatto dei passi da gigante rispetto a qualche mese fa, quando mi costringevo a tenerlo ad una distanza di sicurezza per non rimanerne ferito ma soprattutto per non ferire lui, perché è ciò che faccio io.

Ferisco le persone.

E questo momento ne è la testimonianza palese.

In silenzio raggiungiamo la macchina ed entriamo, notando Jungkook mettere in moto nervosamente per immettersi nel traffico mattutino. Guardo costantemente fuori dal finestrino per osservare dettagli del panorama, con lo scopo di distrarmi dal disastro che è la mia vita dal momento stesso in cui sono stato messo al mondo. La mia infanzia è stata felice, apparentemente avevo dei genitori che si amavano e che mi volevano bene. Economicamente la situazione era agiata, d'altronde mio padre era un chirurgo plastico di grande fama, mia madre un'insegnante quindi, cosa mi mancava? Nulla, assolutamente. Improvvisamente, però, non so cosa sia potuto accadere, forse mio padre si sarà tolto la maschera che ignobilmente indossava e si è mostrato per quel che è realmente: un mostro. Litigavano, mio padre la picchiava, mia madre, intanto, aveva perso quella vitalità che la caratterizzava da sempre. Io, ero vittima di questo gioco malato che mio padre aveva cominciato a mettere in atto ed ero costretto a dover assistere alle percosse che riservava a mia madre e persino alle violenze sessuali. Mi sentivo ripetere, mentre cercavo di coprirmi gli occhi con le mani per evitare di assistere a quello scempio, che dovevo guardare come un uomo deve realmente comportarsi nei confronti della sua donna, perché è solo così che lei può obbedire senza fiatare.

Già, obbedire.

Come se mia madre o la donna in generale, fosse fatta per essere soggiogata e seviziata fino a renderla un involucro vuoto che segue come un automa i dettami dell'uomo padrone.

Il mondo mi è definitivamente crollato addosso quando ho scoperto che quel mostro di mio padre, non si limitava a far del male alla sua famiglia ma addirittura era uno dei serial killer più ricercati in Corea e più discussi nel mondo. Cosa avevo fatto di male per meritarmi una simile sorte? A peggiorare ogni cosa è stata la scoperta di essere omosessuale.

Non sono mai stato omofobo ma venire a scoprire, sulla propria pelle, di esserlo non è semplice. È un processo complesso, tortuoso, hai paura del giudizio altrui e soprattutto ho avuto il costante terrore di deludere l'unica persona che ha lottato per me e per la mia sopravvivenza: mia madre. Come mi avrebbe guardato? Mi avrebbe giudicato come un mostro, proprio come mio padre o mi avrebbe compreso, capito? E le persone intorno a me? Jin? Mi avrebbero accettato pur essendo "diverso"? Ma grazie al lavoro fatto su me stesso, sempre con il supporto del mio migliore amico, ho capito finalmente che la parola "diverso" è una fottuta presa in giro. Chi è che decreta cosa è normale o cosa no? Una persona che si definisce "normale", perché lo è? Esistono dei parametri? Esistono delle regole? Perché tu, etereosessuale, devi venire da me e giudicarmi come un mostro contronatura se il mio unico obiettivo è semplicemente quello di amare? Esistono avvocati per difendere dalla giustizia mostri dalla portata di mio padre che hanno ucciso, tentato di uccidere, hanno rubato, hanno violato. Loro hanno il diritto ad un'assoluzione mentre io, che semplicemente voglio amare un altro uomo, devo essere giudicato e portato alla gogna?

MASKSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora