20- mi piaci

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POV JUNGKOOK:

<chi ti ha detto di venirmi dietro?> sputa acidamente.

I suoi occhi sono iniettati di sangue e trasudano rabbia ma anche tanta tristezza. Sono consapevole di quanto complesso, complicato e intricato sia Jimin ma non può sempre passarla liscia, non questa volta:<l'hai voluto tu, Park> dico altrettanto freddamente.



Detto ciò mi volto e vado via da lui, lasciando lì anche una parte del mio cuore ferito e martoriato. Riesco a percepire tutta la tristezza e il rimorso di quel piccolo demonio ma ogni tanto anche lui ha bisogno di qualche colpo di testa per aprire gli occhi. Ho sempre preferito dialogare, discutere in una coppia ma con lui a volte tutto questo non è possibile. A volte, Jimin, non riesce a guardare oltre la strada che lui stesso si è egoisticamente costruito e quando qualcosa o qualcuno, esce dalla sua traiettoria, va in escandescenza. Proprio a tal proposito ho deciso di agire in questa maniera: lasciandolo con il dubbio e il rimorso, da solo. Mi fa male, perché so quanto ha sofferto e quanto ancora soffre ma è necessario tutto questo, per fargli aprire gli occhi e il cuore.

Entro in macchina e prima di mettere in moto un rimorso persistente si presenta nella mia mente e nella mia anima: e se avessi totalmente sbagliato approccio? D'altronde, Hoseok è un tassello fondamentale per la sua stessa esistenza. Oltre ad essere il suo "fidanzato" è prima di tutto il suo migliore amico che lo ha sostenuto quando nessuno ne aveva il coraggio e le forze, soprattutto io. Sono sempre stato un codardo e ho sempre avuto paura di Jimin, più che altro avevo timore del sentimento che sarebbe potuto riaffiorare in me nei suoi confronti. Ho sempre nutrito interesse per quel demonio tanto piccolo ma tanto scaltro, furbo, stronzo, provocatore, sexy e tanto altro. Quando sono venuto a conoscenza della sua omosessualità mi sono sentito minacciato ma non da lui, bensì da me stesso. Avevo paura che tutto ciò che mi ero costruito sarebbe andato distrutto se fossi rimasto al suo fianco, avevo paura che con la sua sola vicinanza io avrei mandato tutto all'aria solo per poterlo tenere con me, per sempre.

Adesso qualcosa è cambiata, ovvero l'approccio.

Il mio approccio verso il sentimento quasi paralizzante nei suoi confronti. Quando lo vedo quasi il mio cuore si blocca per riprendere a battere sempre più insistentemente, quando non è al mio fianco mi sento quasi mancare l'aria e mi basta anche solo vederlo da lontano per tranquillizzarlo, come se lui fosse la cura di tutti i mali di questo mondo. Tuttavia, oltre ad essere cura è anche malattia. Mi sento affetto da un morbo, da una malattia ossessiva nei suoi confronti. Sono geloso di qualsiasi cosa gli respiri al fianco, sono geloso di tutte quelle sporche mani che hanno avuto il privilegio di toccarlo e utilizzarlo a loro piacimento, senza comprendere a fondo il suo valore reale. Per qualche tempo, sono stato geloso persino di Jin, il suo migliore amico, colui che più è stato presente nella sua vita, colui che lo ha salvato dal baratro e lo ha quasi riportato alla luce.

Hoseok ha rinunciato al suo orgoglio, alla sua dignità e alla sua stessa felicità e tutto questo solo per rimanere al suo fianco. Io cosa faccio se non fare i capricci come un lattante? Non ho pazienza, subito sbotto e magari dico cose che realmente non ho mai pensato. Non gli dimostro mai che di me può fidarsi, non gli dimostro che io posso essere la sua ancora, il suo appiglio dove appoggiarsi quando sente che sta per cadere. È ciò che io voglio essere per lui ma cosa sto facendo esattamente, per esserlo? Nulla.

Come sempre non agisco, non reagisco.

Do un pugno allo sterzo, facendo suonare il clacson e facendo girare verso di me le persone ignare della tempesta che mi attanaglia il cuore. È finito, deve finire il tempo in cui Jeon Jungkook accetta tutto passivamente. Adesso è il momento in cui mi rimbocco le maniche e affronto le fiamme dell'inferno per la persona che ha scombussolato tutto il mio mondo e tutte le mie certezze che sembravano, apparentemente, salde.

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