La Psicologa

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23/04/2023
Studio della dottoressa Giannini. Ore 9.30




Manuel entra in studio arrabbiato quella mattina. Quello che la dottoressa Guidi aveva fatto non gli era andato giù. Per quel motivo quando la dottoressa Giannini inizia a parlare lui ha un solo pensiero fisso.

«Simone ha detto che non ti sei presentato in corsia, settimana scorsa» sì, non si è presentato nonostante gli avesse anche promesso una colazione.

Non si è presentato perché non ce l'ha fatta. Le domande nella sua testa sono ancora troppe e nessuno potrà mai dargli risposte.

Questa vita non ha risposte, forse è quello il problema.

«Simone dovrebbe imparare a farsi i cazzi suoi» crede di averlo già sottolineato anche a lui.

«Manuel» la dottoressa Giannini lo ammonisce.

«Me scusi» si affretta a dire Manuel. Sa che il ragazzo non l'ha fatto con cattive intenzioni, ma lui è troppo arrabbiato per la situazione per non rispondere con altro «Che c'è andata a fa' la sua collega da mia madre?».

«Lo sai» sì, lo sa, ma vuole comunque una risposta.

«Seh» si affretta a sbuffare per poi riprendere a parlare e chiarire il suo pensiero «Ma non me sembra il caso. So' io quello che deve lavora', non lei».

Manuel è categorico su questo. Non vuole che si stressi se non si riprende del tutto.

Ha paura, Manuel.

«Pensa a finire di scontare la tua pena e ne riparliamo» gli risponde la dottoressa.

Ne riparliamo.
Vuole vedere se ne riparleranno davvero o se lui e sua madre finiranno nuovamente nel dimenticatoio, com'è sempre successo.

«E nel mentre come campo?» chiede di getto Manuel. Non perché ne sia effettivamente preoccupato, visto che camperanno come hanno sempre fatto, ma lo chiede più come provocazione visto che a breve finirà il periodo di lavori socialmente utili.

«Il posto che le ha trovato la dottoressa Guidi è alla sua portata».

Seh, che ne sa lei. A Manuel viene istintivo pensarlo.

«Lo so io cos'è alla sua portata. Non se deve affatica' così tanto». Ne è convinto. Anzi, ne è certo. Ne è certo da quando ha parlato con i medici dopo il primo ricovero in rianimazione.

«Manuel, ascolta. Quel posto è stato valutato idoneo dai suoi terapisti e credo anche che sia gratificante, per lei, tornare a lavorare dopo quello che le è successo». Manuel abbassa lo sguardo in quel momento. Forse ha ragione. Più volte sua madre gli ha detto quanto sia faticoso mentalmente non essere completamente autonoma, per quello ha cercato più volte di gratificarla più che potesse, in ogni miglioramento, anche piccolo.

«'O so che ha ragione, però io so' preoccupato. È 'na colpa?» chiede tirando un sospiro.

«È più che normale, invece. Hai tutte le ragioni. Ti chiedo di darci fiducia in questo, perché è il nostro lavoro».

«L'ho persa da tempo la fiducia».

L'ha persa quando nessuno li ha aiutati e, con tutta probabilità, se non fosse stato fermato dai carabinieri quella sera, nessuno li avrebbe aiutati tuttora.

Alla fine loro erano solo un ago in un pagliaio di migliaia di persone nella loro stessa condizione.

«Con Simone, invece, come va?» chiede la dottoressa.

Manuel deglutisce rumorosamente pensando a quelle ultime settimane «La storia di-- la storia di Linda mi ha toccato molto. Simone mi è stato parecchio vicino e non credevo lo avrebbe mai fatto».

Manuel ha sempre creduto che non fosse possibile un avvicinamento tale tra lui e il maestro, soprattutto visti gli inizi.

«C'è stato un netto miglioramento nel tuo diario di bordo, da quando sei in reparto con lui» fa notare la dottoressa Giannini.

Manuel lo sa, se ne è accorto. È anche meno scontroso da quando affianca Simone. Non sa come sia possibile, però riesce ad incanalare le energie nel verso giusto.
Solo che, purtroppo, Simone non gli basta più, per quello risponde «Seh, però vorrei cambiare reparto».

«Per Linda?» la dottoressa lo sta guardando dritto negli occhi in quel momento.

Manuel annuisce solo, a quella domanda.

«Ascolta, stai per finire. Se non abbiamo sbagliato i calcoli con la dottoressa Guidi, massimo metà maggio hai finito. Significa altre sei, otto volte. Sei sicuro?» Manuel non ne è sicuro, ma ha paura di non farcela. Di arrivare all'ingresso dell'ospedale e scappare, come successo il giorno precedente.

Quel dolore non lo sa affrontare e forse non lo saprà affrontare mai.

Ci pensa un po' prima di rispondere. Non sa se ne è sicuro, nonostante la domanda della dottoressa fosse semplice.

Tuttavia, vuole provarci nuovamente. Magari non gli serve altro che ascoltare il consiglio di Simone e parlare con lui.

Dopotutto avere un volto amico in reparto può aiutare, no?

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