Simone

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18/05/2023
Ore 20.00 piscina di casa Balestra.


Manuel muove la gamba come se della lettura di quella relazione ne andasse la sua stessa vita.

È arrivato a casa di Simone da qualche minuto e la prima cosa che ha fatto è stata lasciargli il foglio stampato tra le mani.

Lo guarda con attenzione e cerca di capire qualcosa dall'espressione dell'altro. Ci ha messo un po' a capire cosa scrivere, poi semplice si è lasciato andare a tutte le emozioni e consapevolezze che quelle sessanta ore gli avevano dato.

«Ti posso chiedere una cosa?» la voce di Simone interrompe la preoccupazione di Manuel. Anche se nella mente di quest'ultimo si fa spazio un pensiero «Non me dì che devo rifalla, te prego.» lo supplica. Chiuderebbe anche gli occhi se fosse necessario a sentirsi dire che non lo è.

«No, assolutamente.» tira un sospiro di sollievo. Può considerare ufficialmente finito il suo lavoro da scriba, perché quello gli sembra di aver fatto fino a quel momento, ogni volta che andava in reparto.

«Assolutamente? Ma come parli?» chiede Manuel.

«Come un perfettone.» suggerisce Simone e Manuel ride. In effetti non ci ha pensato.

«C'hai ragione, dovevo saperlo.» alza le mani in segno di resa per poi riprendere a parlare «Dimmi, comunque.»

Manuel vede Simone appoggiare il foglio sulle sue gambe e iniziare a parlare «Ti ho osservato, cioè gran parte del mio lavoro è fatto di osservazione quindi mi è venuto semplice» ha paura di dove andrà a parare.
Ha paura perché è sempre stato abituato a gente che lo giudica senza mai aver vissuto un giorno nei suoi panni, senza aver mai provato a capirlo. È anche per questo che l'unico di cui si fida è Matteo, perché è l'unico che non l'ha mai giudicato, anzi ha sempre cercato di aiutarlo. Tutto questo nonostante al liceo non spiccasse proprio di intelligenza secondo Manuel. Poi, però, l'incontro con Chicca deve aver rimesso le carte in tavola.
Manuel continua ad ascoltare quello che viene detto da Simone: «Hai questa corazza, che difficilmente fai cadere però non mi sembri il tipo che si mette alla guida ubriaco anche da queste parole.»

Manuel, in quel momento, capisce, allora lo anticipa «Vuoi chiedermi perché?»

Vede Simone annuire.

«Avevo litigato con mi madre, so' andato da Matteo, il mio migliore amico, senza pensacce e ci siam bevuti qualche birra. Me stavo a logorà dentro quindi avevo bisogno de parla con qualcuno.» Ricorda quella sera. Anche il motivo per cui avevano discusso: Anita non voleva che si rovinasse la vita per lei. A detta sua stava sacrificando troppo e non era giusto, non voleva continuasse a fare una vita così.
Lui non ha mai creduto fosse giusto o sbagliato, l'ha fatto e basta. Non si è mai pentito delle decisioni prese.

Simone lo guarda e si avvicina un po' di più a lui «Non ti sto giudicando, Manuel. Anche se all'inizio ammetto di essere stato un po' duro.»

Manuel alza le sopracciglia «Solo un po'?» chiede ricordandosi gli appunti che gli faceva in corsi i primi tempi. Era quello il motivo per cui l'aveva chiamato perfettone.

«Non t'allargare.» entrambi ridono a quella affermazione.

«Figurate, so' stato 'na testa de cazzo» Manuel lo afferma con una certa sicurezza, perché sa che non avrebbe dovuto farlo. Che un sacco di gente è irresponsabile sotto quel punto di vista e lui l'ha sempre saputo, ma è comunque salito in macchina quella sera.
Abbassa lo sguardo e «Solo che non riesco a lascia' mamma da sola. Soprattutto de notte. Vivo con il costante terrore che stia male da 'n momento all'altro e non so' mai tranquillo quanno sto fori casa» butta fuori quella frase come se fosse una confessione, qualcosa che non ha mai detto. Ha sempre fatto fatica a esternare le sue paure.

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