26 Aprile

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26/04/2023

Stanza 24.

Ci siamo rinchiusi nel silenzio di P.

Forse è quello che serviva anche a noi: stare con qualcuno che non sembra essere toccato da quello che è successo, perché il vuoto che fissa è più grande di qualsiasi cosa succeda intorno a lui.

Sì, ho deciso di tenere duro e restare qui. Simone mi sta aiutando a reagire, in qualche modo.

Stare da P. è stato quasi curativo. Chiudersi nella sua bolla per cercare di comunicare con lui è stato come lasciare il mondo fuori, così anche i problemi.

Non so se davvero si possa classificare come una riuscita nella comunicazione, ma mi ha guardato negli occhi per la prima volta. Simone mi ha incoraggiato a cercare di interagire con lui, nonostante le difficoltà.

Io disegnavo, P. colorava. Non che io sia un granché nel disegno, però a lui bastavano spazi vuoti in cui colorare.

In un certo senso, posso dire di aver comunque portato a casa la giornata.
Simone mi ha spiegato quanto sia importante una routine per un bambino che ha un disturbo dello spettro autistico. Il che mi ha fatto capire come mai, a differenza degli altri, da lui arriviamo sempre allo stesso orario, precisi.

L'ho visto anche ridere, oggi. Ha chiesto il solletico e vedere Simone "giocare" con lui, mi ha fatto capire quanto la vita possa riempirti senza che nemmeno te ne renda conto.

Siamo entrati con un lutto sulle spalle, in un reparto troppo grande per l'età di questi bambini, eppure stiamo uscendo con un cuore colmo e credo di parlare anche a nome di Simone.
I suoi occhi erano pieni di commozione.

Forse è questo che sta cercando di insegnarmi: a far prevalere le cose positive, in un mare di negatività.

A volte basta un sorriso per accendere l'oscurità.

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