Caffè (Simone)

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14/04/2023
Bar Panella. Ore 17.35

L'aria quel giorno gli sta stretta. Respirare gli costa fatica, ma almeno lui ha la possibilità di farlo ancora. È seduto al tavolino di quel bar da dieci minuti. Simone è davanti a lui, eppure in quel momento gli costa fatica anche guardarlo.

Si perde nei suoi pensieri Manuel, si gira e rigira quel bricchetto di estathè che nemmeno lui sa perché ha preso. Forse perché Linda gli aveva detto che, proprio quello, fosse il suo preferito qualche giorno prima.

«Oh, Manu» sente la voce di Simone richiamarlo.
Riporta lo sguardo verso l'altro ragazzo e «Scusa, Simò» sussurra.

«Che scusa? Figurati. Ti sei... assentato di nuovo» e Manuel se ne è reso conto. Si è reso conto che la sua testa avesse ripreso nuovamente a vorticare in mille pensieri, eppure non era riuscito a fermarla.

«Mh» mugugna prima di abbassare lo sguardo.

«Non ti ho più visto, dopo la terrazza»

Manuel non ha avuto più il coraggio di cercare Simone per colpa di quell'abbraccio, di quel mostrarsi in lacrime che l'aveva reso vulnerabile. Nella sua vita c'è solo una persona da cui si fa vedere così, oltre a sua madre, ed è Matteo. Lo stesso Matteo che aveva asciugato le sue lacrime anche la sera in cui era stato fermato e in cui gli era stata fatta la multa.
Lui non era preparato a farsi vedere in quel modo da Simone, quel giorno. Ingoia un sorso di thè e risponde: «Sì, so stato da Nicola. Gli ho insegnato qualche nota, dovevo avvertitte, scusa». Si è rifugiato nella stanza 26 perché sapeva che nulla poteva andare storto in quella stanza; che il post operatorio stava andando bene e che mai come prima d'ora aveva bisogno di sentire i discorsi sul futuro.

Quel futuro che Linda non avrà.

La mano di Simone stringe leggermente la coscia di Manuel in segno di sostegno e «Quello che ti ho detto sulla terrazza è valido anche ora» dice.

«Sto bene» risponde Manuel annuendo.

«Manuel ne dovresti parlare subito, dovresti buttare fuori i pensieri che ti fanno assentare, altrimenti rischi che ti divorino e non è un bene» il tono di voce di Simone arriva in modo rassicurante alle orecchie di Manuel. Vorrebbe parlare, davvero, ma non sa da dove iniziare.

«Simò-- io--» balbetta, visibilmente in difficoltà.

Simone deve averlo capito perché d'improvviso chiede: «Ti va se inizio io?»

Manuel respira profondamente e insieme ad un cenno del capo esce un leggero «Mh» dalla sua gola.

Simone porta le mani sul tavolino e inizia a torturarsi qualche pellicina, si schiarisce la voce e «La prima cosa che ho pensato, questa mattina, quando mi hanno informato, è che mi mancherà il suo sorriso» butta fuori tutto di un fiato con gli occhi chiusi.

Manuel decide di chiudere gli occhi anche lui per cercare di riportare alla mente il sorriso stanco, ma sempre presente, che Linda gli aveva fatto l'ultima volta. «I suoi occhioni celesti» continua Manuel, mantenendo sempre gli occhi chiusi.

«Già, che ti guardavano sempre con curiosità» dice Simone.

Manuel aggiunge un «Anche con furbizia», ripensando a quando non gli aveva detto che c'era la spiegazione dell'argomento nuovo.

Simone riprende poco dopo: «Mi mancherà raccontarle barzellette». Succedeva ogni mattina, si raccontavano sempre una barzelletta nuova a vicenda. Linda diceva che così iniziava bene la giornata.

«Suonarle Sei fantastica» l'ha imparata per lei, dopotutto. L'ha anche conosciuta grazie a lei, perché non l'aveva mai sentita prima.

«Cantargliela insieme a te» aggiunge Simone all'improvviso.

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