Simone

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28/04/2023

Ore 17.15 Pronto soccorso.


Manuel razionalmente sa che non è nulla, sa che è solo la sua ansia ad aver preso il sopravvento, però portarla a fare un controllo gli sembrava l'unica soluzione che mettesse a tacere tutti i pensieri che si stavano susseguendo nella sua testa.

Ora che è dentro e che la stanno visitando si sente tranquillo. Talmente tranquillo che ha la testa appoggiata al muro e gli occhi chiusi. Cerca di rilassarsi in qualche modo.

«Manu» la voce di Simone gli giunge alle orecchie in modo chiaro.

Manuel si gira e «Da quanto sei qui?» gli chiede.

«Da poco, mi sono fermato in reparto un po' di più perché Morini mi ha detto che dimetteranno Nicolò» Manuel sorride.

Finalmente una bella notizia.

«Quando?»

«Settimana prossima»

Manuel è felice nel sentire quella risposta. Deve pensare a qualcosa per salutarlo, perché quel futuro, di cui parlano sempre, per lui sta arrivando, ancora una volta.

«Tua madre?» chiede quasi sussurrando Simone.

«La stanno visitando. È già uscita una volta e i medici hanno escluso sia stato un TIA¹» Manuel non l'aveva detto ad alta voce, ma quella era la sua maggiore preoccupazione.

«Sei più tranquillo ora?»

«Sì-- io, scusame, ti ho travolto con i miei problemi a pranzo e non ti ho nemmeno dato spiegazioni» Manuel alza la testa dal muro e si gira a guardare Simone, il quale è ancora seduto accanto a lui.

Simone gli sorride, a Manuel sembra quasi voglia farlo mettere a suo agio e «Vado a prenderti un caffè?» gli chiede.

Manuel scuote la testa e poi riprende a parlare «Credi sempre che i tuoi genitori siano invincibili. Quando cresci solo con tua madre, lei diventa il tuo punto fermo, quella a cui sai che non può succedere nulla perché è forte, è testarda, e spesso ha dovuto fare il doppio del lavoro per starti dietro. Poi una mattina di novembre, stai parlando di penne da scrivere e la tua vita cambia all'improvviso. Le tue certezze crollano e ti ritrovi spaesato, a dover gestire tutto da solo, perché tua madre non è invincibile come credevi da bambino. È un essere umano come tutti gli altri» Manuel sente il calore della mano di Simone sulla sua.

Non sa perché abbia iniziato quel flusso di coscienza con lui, sa però che si sente abbastanza a suo agio da parlargliene. Come se sapesse che Simone lo ascolterà.

«Ho scoperto che ci sta un periodo chiamato golden hour che può fare la differenza nel primo soccorso. Per quello quando mi ha chiamato sono andato nel panico, credevo le fosse successo nuovamente qualcosa, perché sì, articolava bene le parole, ma non potevo sapere se il suo sorriso era simmetrico, se aveva ancora la forza e la sensibilità, non potevo vederla» continua elencando tutto quelli che sono i segnali da cui si può riconoscere un ictus.

Per Manuel, sua madre, è sempre stata la persona più importante della sua vita. Si era persino messo in giri strani, alle superiori, pur di aiutarla con i soldi. Quindi saperla in pericolo, mentre lui non c'era, era la cosa peggiore che gli potesse capitare.

«Il fatto che abbiano escluso il TIA è un'ottima cosa» gli dice Simone.

«'O so, infatti me sto cagando un po' meno addosso» Simone si lascia scappare una leggera risata.

«Vi aspetto? Così vi riporto a casa»

«No, Simò. Ce la cavamo. Grazie per prima» dice Manuel facendo un gesto di assenso con la testa.

Simone si avvicina a lui e gli porta una mano sui capelli per poi poggiare la testa contro la sua e lasciargli qualche leggera carezza «Fammi sapere» gli dice, prima di alzarsi e salutarlo.

Manuel non è abituato a quella premura nei suoi confronti. Non sa come si reagisce o cosa si dice, quindi annuisce solamente e si bea di quel gesto di vicinanza che ha apprezzato più di quanto gli piaccia ammettere.










¹attacco ischemico transitorio.

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