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Alla fine della giornata feci 327 dollari. Credo proprio che farò diventare il bagno il mio negozietto di droga. Finita la scuola andai a cercare Carl nell'isolato che gli era stato assegnato.
"Ehi, Carl. Hai fatto casini oggi?" Chiesi una volta trovato
"No, no... Tu hai finito?" Chiese.
"Mhm, ho lavorato a scuola. Non è così male alla fine, però è più rischioso che spacciare per le strade, fidati." Ridacchiai.
"Immagino. Ho un'altra consegna nell'isolato, poi volevo passare dai Milkovich per sapere se hanno notizie di Ian. Vieni?"
"Mhm."

Nell'ultima consegna Carl stava quasi per essere pestato perché aveva sbagliato i calcoli. Per fortuna c'ero io, o probabilmente non sarebbe tornato a casa. È di questo che avevo paura quando dicevo che mi preoccupavo se Carl lavorava in questo ambito. E per di più è pure bianco.

Bussammo alla porta di Mickey.
"Cosa cazzo volete?" Disse dopo aver aperto la porta. Noi entrammo, e lui andò in cucina a prendere delle birre.
"Volevamo sapere se avevi notizie di Ian" Spiegai, mentre esaminavo la pistola sul tavolo, notando che era carica.
"Voi che pensate?"
"Tornerà prima o poi" Cercai di rassicurarlo. Lui non rispose, sedendosi sul divano. Carl si sedette su una delle tante valige ammucchiate nel salotto mentre io restai in piedi, appoggiandomi alla parete con le braccia incrociate.
"Adesso che ci penso, tu non dovevi stare dentro ancora un anno?" Chiese Mickey accendendosi una sigaretta e porgendomene un'altra, che io accettai portandomela alla bocca e accendendola.
"Mhmh. Sovraffollamento. Ormai questa parola è come preimpostata nella mia testa, per quante volte me l'hanno chiesto" Sorrisi.
Ci fu un po' di silenzio.
"Quindi, Carl, so che hai iniziato a spacciare. Sapevo che 'Black Becky' era tornata sul campo, ma non pensavo che avrebbe trascinato pure te" Ridacchiò.
"Già" Mugugnò Carl mentre sorseggiava una birra.
"No, aspetta, raccontagliela tutta. Non è vero che l'ho trascinato io" Inziai.
"Diciamo che ci sono andato io volontariamente" Continuò provando a non divulgare.
"Diciamo anche che G Dogg ti veste da ragazzino ben educato per non spaventare i ricconi" Risi.
"Stronza" Ribattè Carl, per aver raccontato questa cosa. Mickey ridacchiò.
"È inutile dirlo a te, Becky, però state attenti con quel G Dogg, ci ho avuto a che fare in passato e non è per niente una bella persona" Disse Micky spegnendo la sigaretta sul tavolino.
"Con gli amici lo è" Obbiettai alzando le spalle.
"Pensate che Ian tornerà sul serio?" Chiese dopo un po' di silenzio.
"Si. Anche Monica faceva così. Cioè, non che rapiva i bambini, però si comportava anche lei così. Ma si riprendeva sempre con i farmaci" Spiegò Carl.
"No...intendo, tornerà come prima?" Domandò poi.
"Ecco, diciamo che non c'è proprio una cura, però se si fa trattare può migliorare con le medicine." Spiegai poi io. Mickey non disse nulla.
Ci fu dinuovo un po' di silenzio.
"Tieni, amico. Sei troppo frustrato. Andrà tutto bene, devi rilassarti un po'." Gli lanciai sul tavolino una bustina d'erba. "Offre la casa" Sorrisi. Quello fece un versetto che presi come un 'grazie', subito dopo gli suonò il telefono, e rispose immediatamente.
"Pronto?...Si...Si...Ok." Chiuse la chiamata.
"La polizia li ha trovati. Dov'è Terre Haute?" Ci annunciò.

Chiamai subito Lip, che ci venne a prendere con la macchina. Mi sedetti davanti mentre Mickey e Carl stavano dietro.
"Fiona non risponde" Dissi dopo l'ennesima chiamata.
"Prova di nuovo" Ordinò Lip.
"Avrà il telefono spento" Obbiettai.
Lip sbuffò. "Riprova" Disse poi.
"Ok..."

Arrivammo davanti alla stazione di polizia di Terre Haute, e un cane anti-droga che stava in una macchina della polizia iniziò ad abbaiare. Lip guardò subito me.
"Io non ho nulla! Lo giuro!" Obbiettai offesa alzando le mani.
"E allora perché abbaia?" Chiese. Io mi girai verso Carl, che aveva uno sguardo abbastanza colpevole.
"Forse è meglio che io rimango in macchina" Disse.
"Sul serio? Carl?" Disse Lip, forse un po' troppo sorpreso.
"Resta qua. Ne riparliamo dopo" Continuò Lip prima di seguire Mickey dentro la centrale. Io mi fermai ancora un attimo.
"Perché cazzo hai della roba con te?" Chiesi arrabbiata.
"È avanzata!" Si giustificò.
"Se non ti ammazza Lip ti ammazzo io, te lo giuro" Risposi, correndo poi dentro la centrale, ma non prima di aver sbottato: "E sta zitto, cane di merda!" anche se non servì a nulla.

"Buona sera agente. Mi hanno detto che mio fratello è qui. Ian Gallagher" Disse Lip a un poliziotto pelato.
"Oh, si. L'ho arrestato io. Ditemi...ha qualche malattia mentale per caso?"
"...Si" Rispose Lip.
"Il bambino sta bene?" Chiese subito Mickey.
"Sano e salvo, è di là che dorme" Disse il pelato, e Mickey tirò un sospiro di sollievo.
Ci fu un attimo dove nessuno disse nulla.
"Be', allora? Dov'è Ian?" Affrettai io.
"Da questa parte" Disse il poliziotto facendo segno di seguirlo.

Arrivammo in una specie di sala d'attesa e c'era Ian seduto su uno dei sedili.
"Ian! Come stai?" Chiesi abbracciandolo.
"Becky?" Mormorò con un filo di voce "Sei tornata" Sorrise debolmente. Stava male. Stava malissimo. A ruota lo abbracciarono Lip e Mickey. Era apatico, anche quando lo abbracciò il suo ragazzo. Intanto io mi avvicinai all'agente che aveva in braccio Yevgeny, prendendolo e passandolo a Mickey subito dopo.
Tornammo a casa senza proferire parola per tutto il tragitto, era ormai l'alba ed eravamo tutti stanchi. Il pomeriggio lo portammo nello stesso ospedale psichiatrico dove era stata ricoverata Monica. Io non ero ancora nemmeno nata, però per quanto una brutta madre sia stata anche per me e i miei fratelli più piccoli rimane una persona malata.

Rebecca Gallagher. SHAMELESS STORYDove le storie prendono vita. Scoprilo ora