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Dopo aver ricevuto la chiamata da G Dogg, mi catapultai da lui. Ci dovevamo incontrare al mio angolo, mi aspettava lì con una macchina.
Quando arrivai salii subito in auto, nei sedili posteriori, ritrovandomi vicino un Alexei con il nastro grigio sulla bocca e le mani e i piedi legati.
"Oh cazzo! G, non mi avevi detto che l'avevi rapito!" Esclamai, stupita, più che altro felice.
"No, senti...Non l'ho rapito ok? Cioè...Non io direttamente" Io sorrisi.
"Bene, gli altri ci stanno aspettando. È il momento del processo." Disse dopo un attimo di riflessione, mettendo in moto la macchina e facendola partire subito a 80kmh.
Arrivammo sotto un ponte, uno di quelli delle autostrade, dove trovammo almeno altri 150 membri dei G Doggs. Erano tutti vestiti di nero, completamente. Non c'era nemmeno una persona con un briciolo di colore addosso. Il luogo era completamente deserto, salvo per qualche albero secco sparso per il territorio. Appena arrivammo iniziarono ad applaudire e esultare, e quando scesimo dalla macchina le urla si intensificarono ancora di più. G prima di avvicinarsi alla folla aprii la portiera dal lato opposto dove ero seduta io e fece scendere di forza Alexei, prendendolo per un braccio. Raggiungemmo subito la massa, che ci fece spazio quando  passavamo in mezzo a loro per arrivare al centro. G Dogg trascinò Alex fino a una sedia di legno in mezzo al gruppo e lo legò con delle corde. Poi calò il silenzio e l'attenzione cadde completamente su di me.
"Bene" Disse G Dogg, "Fagli vedere" Mi fece l'occhiolino. E la folla riprese a fare casino, ma non dopo che G Dogg fece segno di fare silenzio poggiandosi un dito sulle labbra.
Io allora guardai Alexei con occhi scintillanti, mentre lui tremava dalla paura.
Mi preparai a dargli un pugno, tirando indietro il gomito per darmi forza.
"Ti è piaciuto il 5 contro 1 eh? Adesso goditi l'1 contro 300, stronzo!" E detto questo gli tirai un bel pugno in pieno volto, rompendogli il setto nasale e facendogli sanguinare entrambe le narici. Tutti i presenti alzarono le mani per acclamarmi. Ero così potente.
"Ancora! Ancora!" Urlavano in coro.
E io decisi di accontentarli, tirandogli un altro pugno. Provai a zittire la folla alzando un pugno in aria, e poi urlando -in modo da farmi sentire da tutti- : "Se non mi sbaglio mi avete colpita anche con delle spranghe di ferro...Non è così?" Risi, e non-so-chi mi mise in mano proprio un tubo di metallo. La mia forza era alimentata da tutta la gang che urlava "Black B", il mio nome.
Spinta da tutta questa adrenalina, colpii Alexei sulle costole con la spranga. Non mi sembrava sbagliato ciò che stavo facendo, e probabilmente è un problema, ma mi faceva sentire grande. Adoravo tutta quell'attenzione, l'adrenalina, il potere.
Dopo ancora qualche pugno, calcio e colpo di metallo, sentimmo l'unico rumore che riuscì a spaventarci per davvero: le sirene della polizia, e le luci rosse e blu che provocavano un bagliore non indifferente nel buio della notte.
Subito la folla si silenziò, e quando l'allarme arrivò al cervello di G Dogg, ordinò: "Ritirata!" Iniziammo a correre con tutte le forze verso le macchine, e io e Yesus riuscimmo a metterci nei sedili davanti di una delle auto. Lui era alla guida.
Anche G Dogg entrò nella nostra macchina, e battendo la mano sul sedile di Yesus urlava: "Parti, parti, parti!" freneticamente. Quindi il cubano mise il piede sull'acceleratore e iniziò a correre via.
Mentre ci allontanavamo sempre di più sentimmo diversi spari di pistola, ma non riusciamo a capire se fossero quelli della polizia o dei nostri.

"Ehi, portami a casa" Ordinai a Yesus, dopo che l'adrenalina era diminuita.
"Non se ne parla, starai in uno dei miei appartamenti" Disse G Dogg.
"Cosa? Perché?" Chiesi, quasi indignata.
"E tu saresti una gangster?" Rise G, seguito da Yesus. "Gli sbirri avranno già capito chi siamo e tu sarai la seconda, dopo di me, che cercheranno, e il primo posto dove andranno a vedere è proprio casa tua" Mi fece notare.
"Oh...già. Adesso ha senso" Annuii.
"E non chiamare nessuno, quegli stronzi controllano i cellulari" Continuò.

Quindi, mi accompagnarono in un appartamento fighissimo, non sembrava nemmeno fosse nel southside. Passai la notte lì, col telefono spento, musica hiphop e rap a palla e quattro ragazze che G Dogg mi aveva mandato, insieme a due tipi giganti che stavano davanti alla porta per protezione.

Tornai a casa solo due giorni dopo, quel tanto che serviva per la polizia a dimenticarsi dell'accaduto, o almeno così pensavo. Infatti, quando aprii la porta, trovai Lip seduto sul tavolo circondato da poliziotti, che appena mi vide urlò: "Corri!" Non feci in tempo a processare che stavo già scappando ad una velocità assurda, seguita da almeno tre sbirri, e iniziavo a sentire le sirene della polizia avvicinarsi. L'unica cosa che pensavo era "Non posso finire in prigione di nuovo. Non adesso" Correvo, correvo e correvo. Senza una meta. Entrai in un vicolo, saltai una recinzione, entrai in un negozio e uscii dal retro, saltando su un cassonetto e poi scavalcando un muro. Mi sembrava di averli finalmente seminati, quando venni braccata da uno sbirro gigante appena cercai di girare l'angolo per uscire del vicoletto in cui ero finita.
"Cazzo!" Esclamai quando mi saltò addosso. "Sbirri di merda!" Continuai ad imprecare mentre mi metteva le manette.
"Non ho fatto niente, stronzi!" Più mi trascinavano verso la macchina, più mi dimenavo.
"Ti spacco la faccia, figlio di puttana" Urlai, prima che mi chiudessero la porta in faccia.

Rebecca Gallagher. SHAMELESS STORYDove le storie prendono vita. Scoprilo ora