Passò quasi un mese dopo la morte di Frank, e si stava da dio.
Fiona mi svegliò presto per il lavoro -si, Fiona mi aveva obbligata a lavorare al Patsy Pie perché ho voluto lasciare la scuola e anche perche mi serviva da copertura con la polizia, che continuava a tartassarmi ogni giorno- . Quando mi alzai dal letto trovai Carl che la leccava alla sua ragazza, Dominique, e io facendo finta di niente diedi il buongiorno e scesi a fare colazione.
"Ti do' un passaggio?" Mi domandò Fiona mentre prendevo una tazza per mangiare i cereali.
"Ehm, no. Grazie. Prendo la moto" Risposi.
"Va bene. Non fare tardi" Raccomandò, prima di prendere Liam e uscire di casa. Finii di fare colazione, mi vestii e poi andai a lavoro. Sparecchiavo tavoli, servivo piatti. Solite cazzate da camerieri. Però ogni tanto capitava qualche bella ragazza e me la facevo nel bagno, quindi non era così male alla fine. Qualche volta riuscivo anche a vendere qualche grammo di roba.
Stavo andando a portare dei piatti sporchi in cucina, quando qualcuno appena entrato dalla porta attirò la mia attenzione facendomi fare un passo in dietro.
"Lip?" Dissi stupita, per poi andarlo ad abbracciare.
"Com'è andata nella casa degli alcolisti?" Domandai ridendo.
"Ptf," ridacchiò lui, "bene, fumo quattro pacchi di sigarette al giorno per restare sobrio, ma bene" Spiegò. Aveva i capelli scompigliati e gli occhi stanchi, e puzzava terribilmente di fumo.
"Cavolo...senti, se vuoi qualcosa basta chiedere, ok? Sono un po' fuori gioco per colpa di questo lavoro, ma sono ancora in gara" Dissi sorridendo. Lui annuì ricambiando.
"Uhm...ti chiamo Fiona?" Chiesi poi.
"Certo, va bene" Andai quindi in cucina a reclamare Fiona, che andò poi a salutare Lip.Nel tragitto per tornare a casa, in moto (senza casco e a velocità spropositate. Ah, e senza targa) avrei dovuto essere fermata dalla polizia, ma appena vidi che mi stavano dietro iniziai a scappare e loro accesero subito le sirene iniziando ad inseguirmi. Insomma, una mia normale giornata. Entrai in un vicolo, pronta per seminarli, ma un'altra volante mi bloccò dall'altro lato, facendomi inchiodare e cadere. Il poliziotto uscì subito dalla macchina raccogliendomi da terra e sbattendomi sul cofano bloccandomi le mani dietro la schiena.
"Ma che cazzo...E dai!" Cercai di dimenarmi in tutti i modi, ma ormai mi aveva preso. Per fortuna non avevo droga con me quel giorno, solo un pacco di sigarette. Il poliziotto che mi spinse poi dentro la macchina era un omone nero, con una faccia abbastanza familiare. Cercai di collegare la faccia del poliziotto a una persona che vidi senza manette, e poi finalmente ricordai.
"Aspetti...ma lei non è il padre di Dominique?" Chiesi spalancando gli occhi. Quello stava guidando verso la centrale, ma inchiodò. Sembrò avere come un'illuminazione divina. Inchiodò, sbottando: "Quel figlio di puttana!" e agguantò il volante con rabbia, girandolo con forza e facendo un inversione spericolata in mezzo alla strada. Solo dopo un po' di tragitto riconobbi la strada: stavamo andando a scuola di Carl.Arrivati lì mi fece scendere dalla macchina, e tenendomi stretto il braccio, chiamò la figlia al telefono.
"Ciao tesoro, potresti uscire un'attimo con il tuo ragazzo? È urgente" Chiese sorridendo, sentii delle affermazioni da parte di Dominique, che poi chiuse la telefonata. Dopo pochi minuti vidi mio fratello e Dom uscire dalla porta principale della scuola.
"Papà!"
"Beck!"
Io sorrisi alzando le spalle.
"Che hai fatto adesso?" Chiese Carl tenendo una certa distanza da me e dal padre della sua ragazza.
"Io non ho fatto nulla, sono questi dannati poliziotti che devono sempre cercare una scusa per ammanettarmi!" Il padre di Dom mi strattonò, e io lo guardai male con la coda dell'occhio cercando di mantenere l'equilibrio. Poi mi lasciò, avvicinandosi a Carl minacciosamente.
"Io avverto te perché so fin troppo bene che parlare con Black-B è inutile!" Iniziò, puntandogli un dito sotto il mento, mentre la figlia guardava senza battere ciglio.
"Tieni tua sorella in riga o giuro su Dio che mia figlia non metterà più piede nel vostro isolato e non poserai mai più un occhio su di lei, perché te li caverò con un cacciavite!" Sia io che Carl deglutimmo per le parole pesanti e serie del padre, poi si avvicinò a me, mi tolse le manette, saltò in macchina e si allontanò velocemente."Scusa, fratellino..." Mormorai dopo un attimo di silenzio. Carl mi fissò arrabbiato, quasi come se fosse responsabile delle mie azioni. Lui non mi rispose per un po', continuando a lacerarmi con lo sguardo.
"Ma mi spieghi perché non puoi fare la persona normale ogni tanto!?!" Mi sputò addosso con rabbia. Mi buttò addosso tutto in una volta, senza pietà e ripensamenti. Il mio cuore perse un battito. Non sapevo bene come reagire, non sapevo nemmeno bene come interpretare questa frase.
"Non potresti essere...una sorella normale, solo per una volta?" Sbottò, guardandomi male, prendendo per mano Dominique, che intanto mi guardava dispiaciuta. "Non ci credo che un anno fa ti stimavo tanto..." Si allontanò da me a passo spedito. Rimasi ferma immobile. In quel esatto punto dove una grande delusione mi era stata scagliata addosso come se fosse stata sparata da un cecchino. Un cecchino preciso, dritto al cuore. Suonò la campanella e venni quasi travolta dalle bande di adolescenti che uscivano dal cancello, ma io rimasi la immobile, a fissare il vuoto.
"Una sorella normale"...Chissà cosa voleva intendere. Ho sempre cercato di proteggerlo in tutti i modi, quello che una sorella maggiore dovrebbe fare, giusto? Cosa stavo facendo di sbagliato?Appena si fece buio iniziai a camminare verso casa, con la stessa frase che mi rimbombava in testa, cercando di capirne il significato. "Una sorella normale"...
Mi fermai davanti a casa, c'erano le luci di camera mia, di Carl e di Liam accese, e sentivo le voci dei miei fratelli. Si divertivano, ridevano, fumavano e bevevano. Mi sentii improvvisamente ignorata, abbandonata e delusa.
In quel preciso momento qualcuno si fermò accanto a me. "Perché non vai dai tuoi fratelli?" Disse.
Io scossi la testa. "Nah" Risposi solo.
"Ti capisco..." Sospirò lui, "È brutto quando nessuno di cerca, eh?" A quel punto abbassai lo sguardo annuii, stringendomi nelle spalle.
"Poetico da parte tua, Frank"
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Rebecca Gallagher. SHAMELESS STORY
Fiksi PenggemarRebecca (Becky) Gallagher ha 15 anni ed è stata in carcere due anni per rapina a mano armata, possesso di sostanze illegali, resistenza a pubblico ufficiale e tentato omicidio, nonostante ne dovesse stare ben quattro. Becky prima di andare in galera...