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Appena scesi dal letto e mi affacciai al corridoio Fiona mi tagliò la strada, correndo in bagno per vomitare. Io la guardai un po' confusa.
"Stai bene?" Le chiesi entrando in bagno.
"No...questa gravidanza mi sta facendo stare male...devo abortire il prima possibile" Rispose tirandosi su dal cesso per andarsi a lavare la faccia.
"Io posso darti delle pastiglie..." Mormorai. Lei girò la faccia verso di me fulminandomi con lo sguardo.
"No, Becky! Andrò in clinica!"
"Ok, ok. Stavo solo cercando di aiutare" Risposi tirando le mani in alto in segna di resa e uscendo dal bagno.
Quando scesi nel salotto tutta la famiglia e Kev e V erano riuniti, il lampadario era decorato con foto di bambini e sul tavolino c'erano alcuni volantini.
"Che succede?" Chiesi.
"Shh! Vieni qui, sbrigati, stiamo facendo una raccolta per convincere Fiona a non abortire" Spiegò Frank tirandomi per il braccio verso di loro.
"Non posso, sono in ritardo per il lavoro!" Cercai di obbiettare dimenandomi.
"Non ci metteremo tanto! Sei una Gallagher o no?!" Continuò, poi arrivò Fiona, così fui costretta a restare.
Dissero due cazzate e robe del genere, però non so come sia andata a finire visto che sgattaiolai via prima.
Feci i soliti giri, e mi rimase in mano un bel gruzzoletto di centoni. Del resto fu un giorno molto noioso, non feci nulla se non fare qualche consegna, scappare da qualche poliziotto e cose così.
Tornai a casa di sera, e appena arrivata sul portico spalancai gli occhi. "Avviso Di Sfratto" C'era scritto sul cartello di carta arancione fluo attaccato alla porta di casa. Lo strappai ed entrai in casa. Non c'era ancora nessuno, così aspettai che arrivassero tutti e gli raccogliei in salotto. Mancava solo Fiona, che quando entrò pensò subito che ci fossimo riuniti come sta mattina.
Sbuffò. "Ragazzi, ne ho abbastanza di queste stronzate. Io non terrò il bambino, punto..."
Io la interruppi, mostrandole il foglio. "Ci hanno sfrattati" Annunciai, e la sua espressione cambiò radicalmente.
"Cosa?" Sbottò alzando le sopracciglia, e strappandomi il foglio da mano.
"Come è possibile!?"
"Ehi, sta tranquilla. Ho pensato a tutto io. Metteranno la casa all'asta, ma la ricompreremo io e Carl. Non preoccuparti..." Le spiegai velocemente.
"Oh, no! No, no, no! Non useremo i tuoi soldi sporchi!" Mi rimproverò. Dopo un po' di riflessione spiegò la sua idea. "Parlerò con Patrik, risolverò tutto" Disse. Io mi innervosii un po', ma stetti zitta all'inizio. Lei sospirò. "Cosa volete ancora? Andate a dormire!" Sbrigò Fiona, e tutti si ripresero dal loro stato di tranche e chi su, chi in salotto, e chi in bagno, se ne andarono tutti. Nella stanza rimanemmo solo io, Fiona e Sean.
"Non puoi accettare per una volta che hai bisogno dei miei soldi? Non pretendo che tu abbia bisogno di me, però io questi soldi li ho fatti per la famiglia, cazzo! Non puoi accettare i miei sforzi per una volta?!" Dissi arrabbiata.
"I tuoi sforzi...? Te ne vai in giro a vendere droga ai disperati e hai sempre un paio di centoni nelle tasche, vieni pagata bene e nella tua cazzo di gang sei in una posizione bella alta, tutti ti strisciano ai piedi e hai sempre la vita facile." Rispose pronta e a tono. Io rimasi di pietra, "E tu vieni a parlare a me dei tuoi sforzi per la famiglia? Gli sforzi li faresti se lavorassi onestamente, non come una fottuta criminale. Tra te e Carl io sto uscendo pazza! Non so più cosa fare con voi!" Urlò. Sean osservava pietrificato, e io strizzai la fronte per lo stupore della sua risposta, ma poi mi ripresi e risposi.
"Sai cosa? Carl avrebbe dovuto dire il mio nome quando gli hanno chiesto chi gli avesse dato la droga, perchè è vero! Così magari sarei stata in carcere al posto suo e non in questa famiglia di merda che non accetta i miei sacrifici! Io rischio la vita ogni cazzo di giorno, non posso chiudere occhio la notte senza prima sperare che qualche pazzo non entri in casa con una pistola per venirmi ad ammazzare. Rischio la vita ogni cazzo di giorno per voi. Io a 10 anni ho iniziato a entrare in questi fottuti giri, perché eri disperata e non trovavi un lavoro solido, ho fatto tutto questo per voi, non lo capisci!?" La gola mi iniziava a bruciare per quanto stavo urlando, e gli occhi si inumidivano sempre di più. Lei smise di rispondere.
"Vaffanculo Fiona. E vaffanculo questa casa di merda!" Feci per allontanarmi ma poi mi fermai un attimo e tornai indietro, puntando un dito sotto il suo mento.
"E quando sarete sotto un ponte non venirmi a cercare" Mormorai a denti stretti, per poi uscire definitivamente sbattendo la porta.

"G Dogg" Sospirai, "Ho bisogno d'aiuto" Spiegai con il telefono all'orecchio.
"B, sono le 2 di notte, cos'hai fatto?" Rispose lui dall'altra parte.
"Starò via di casa per un po', ho bisogno di un posto dove stare, ti prego" Ammisi, supplicando un po'.
"Non ti preoccupare, tu sei mia sorella. Chiamo subito l'hotel cinque stelle del North Side, Lo Chicago Hotel, stai quanto vuoi" Disse.
"Grazie mille G, sono in debito"
"Scordatelo" Rise, per poi attaccare.

In effetti è così, sarei rimasta fuori di casa per un po' di tempo. Dovevo schiarire le idee, capire cosa dovessi fare di me stessa, o della mia famiglia.
Stetti un po' in quell'hotel, continuando a lavorare per G Dogg, tenendomi lontana dal South Side e da chiunque avesse contatti con la mia famiglia. Venni anche arrestata nel mentre, ma G pagò la cauzione. Non penso proprio che Fiona e gli altri sentissero la mia mancanza, per nulla.

Rebecca Gallagher. SHAMELESS STORYDove le storie prendono vita. Scoprilo ora