cinque

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Jimin il mattino seguente si diresse come sempre a prendere i suoi amici in università. A volte pensava al perché avesse lasciato, nemmeno lo ricordava a momenti. Mentre li attendeva fuori, un gruppo di ragazzi palesemente sballati di erba, si avvicinarono a lui.

« ragazzi, guardate che bellezza abbiamo qui! Perché sei solo?» disse colui che doveva essere il capo.

Jimin inizialmente lo ignorò, poi si spaventò quando il tizio si era avvicinato così tanto da farlo attaccare al muro.

« che vuoi? » disse.
« ti ho chiesto che ci fai qui, non mi hai sentito?» il tono era minaccioso.
« non sono cazzi tuoi »

Il ragazzo fissava le labbra di Jimin con un ghigno non indifferente. Gli amici dietro ridevano senza smettere. Il cuore di Jimin accelerò a tal punto da oscurare i timpani. Chiuse gli occhi, quando notò che il ragazzo si allontanò di scatto da lui.
Aprì gli occhi e vide che in realtà era stato spintonato via da... Jungkook.
Quest'ultimo gli si piazzò davanti con aria di sfida, erano alti uguali e non aveva per niente paura.

« e tu chi cazzo sei? La sua guardia del corpo?» disse, incazzato.
« no, ma potrei diventarlo prossimamente per la tua lapide, coglione»
« ma sentitelo, hai letto le rispose su Google? No sai, le ho già sentite »
« si infatti, ho provato a cercare qualcosa, ma se ti guardassi anche solo un secondo in più, fidati che la mia frase si realizzerebbe alla grande»

Jimin, come gli amici di quello sconosciuto, erano spiazzati. Il modo in cui Jungkook si esprimeva senza vergogna e sicuro di sé stesso era notevole.

« va bene adesso basta. Andiamo via » disse uno degli amici dello sconosciuto, trascinandolo per una manica della maglia.
« non finisce qui » gli disse, prima di farsi trascinare dagli amici.

Jimin restò zitto per un po', deglutí ansioso e poi, guardò Jungkook.

« grazie » disse.
« è così tu sei Jimin, oramai ti vedo ovunque» sorrise.
Jimin agrottò le sopracciglia.
« che significa? »
« nel locale..» disse più sotto voce.

Si guardò intorno con agitazione, poi tornò su Jungkook.

« come fai a sapere il mio nome? Solitamente ne uso uno d'arte»
« ma come, io ho chiesto ad una ragazza che era con te nel locale e me lo ha detto»

Jimin subito pensò a Wren.

« bastarda.. » sussurrò.
« ei tranquillo, non lo dirò a nessuno piccoletto» rise.
« come prego? Piccoletto? Ho venticinque anni»

Jungkook ammise di esserne un po' sorpreso. Non li dimostrava, e non per l'altezza.

« io ne ho uno in più, perciò sei tu a dover rispettare me»
« sei uno sconosciuto, non ti calcolo nemmeno»
« mi chiamo Jungkook, e ora non siamo più sconosciuti»

Disse, per poi andare via. Aveva visto le porte dell'università aprirsi e lui odiava la folla di gente.

Flashback  :::

Subito dopo il bagno, Jungkook andò fuori per riprendersi un po'. Vide di nuovo quella ragazza piangere, era un po' ubriaco e se non fosse stato per quello non sarebbe mai andato a parlarle.
Si sedette accanto a lei, a terra e in un muretto davanti al locale.
Lei smise di piangere quando lo vide.

« che succede, dolcezza? » la fissava.
« niente, sto bene »
« andiamo, nessuno piange per puro caso» ridacchiò.
« beh se proprio vuoi saperlo, uno stronzo mi ha appena rifiutata.. di nuovo. E pensare che abbiamo fatto sesso»
« caspita che brutta storia, deve essere un vero coglione»

Lei annuí diverse volte e si asciugò le lacrime sulle guance.

« di chi parli? » chiese lui.
« non posso dirtelo »
« andiamo, probabilmente nemmeno ci rivedremo più, e poi vuoi davvero coprire un coglione del genere?»

Lei sembrò rifletterci su.
Lo guardò e poi si decide a farsi avanti.

« è Jimin.. il ballerino »

Jungkook la guardò perplesso. Allora era così che si chiamava. Deglutí non sapendo come rispondere, ma comunque doveva fare finta di niente.

« beh, è stato un piacere parlare con te, ci si vede»

Decise di sviare totalmente il discorso. Non aveva voglia di parlare con lei.
Wren però, poco dopo si rese conto di aver detto il vero nome di Jimin e non quello d'arte, infatti sgranò gli occhi.

« merda! » disse, dando un pugno al terreno.

I ragazzi uscirono da lì dato che Jimin ci stava impiegando una vita ad uscire dal backstage. Avevano tutti apprezzato, di nuovo, lo spettacolo.

« cazzo ragazzi, dovremmo entrare più spesso qui» disse John.
« Jungkook, pensi ancora sia un posto di merda?» chiese Eren ridendo.
« coglione »

__________________

Quando Jimin andò a riprendere i suoi amici, si fermarono in un ristorante di sushi.
Presero le loro ordinazioni e lui non era per niente tranquillo.
Tutti i suoi amici sapevano del suo lavoro, sapevano che usava un nome d'arte e tutto il resto.

« Jimin, tutto ok? » chiese uno.
« si, beh sono incazzato »
« perché? »
« perché Wren a rivelato ad un tizio, il mio vero nome ieri notte»
« che stronza! »

Oscurare un po' di sé stessi, per quel lavoro era davvero importante. C'era la scelta di mettere la maschera ed era obbligatorio un nome d'arte. Così, Jimin avrebbe rischiato grosso di perdere il lavoro.

« quel tizio sembra uno dei classici ragazzi stronzi che pur di farmi un dispetto, andrebbero a dire il mio nome a tutti»
« magari no »
« si invece! Cazzo »

Gli amici provarono a tranquillizzarlo, ma non era andata benissimo dato che quella cosa gli aveva del tutto rovinato la giornata. Sperava solo che quella sera sarebbe andato a lavorare e nessuno sapeva niente. Doveva tenere calma con Wren, non poteva arrabbiarsi con lei, di sicuro non lo aveva fatto di proposito.











Jungkook andò a casa di Eren dopo aver lasciato Jimin. Si sentiva bene dopo averlo difeso, forse tutti avrebbero capito con chi avevano a che fare.
Ovviamente, Eren non mancò di rimproverarlo.

« Jungkook non devi farti altri nemici per il tuo ego smisurato»
« si lo so, ma non potevo lasciare Jimin in quella situazione. Gli avrebbero fatto del male»
« infatti è stato un bel gesto, ma doveva finire lì, non dovevi provocarlo»

Jungkook sospirò.
A volte le ramanzine lo straziavano. Non che non le accettasse, ma ultimamente Eren gliele faceva per cose troppo futili e senza significato. Il che era strano.

« e Jimin quindi il suo nome » cambiò discorso Eren.
Kook annuì.
« non dobbiamo dirlo a nessuno, lui è conosciuto con un falso nome. Deve essere per privacy » spiegò kook.
« bene, tanto non abbiamo niente a che fare con lui, vero? Non ci darà problemi» rise.

Jungkook annuì ma non la pensava allo stesso modo. Era sicuro che dopo quella notte, lui sarebbe sempre andato a trovarlo, anche di nascosto, ma lo avrebbe fatto.
Era incuriosito da lui e voleva scoprire perché.

In the name of love Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora