otto

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Per due giorni i ragazzi non passarono al locale, Jimin non ci fece nemmeno troppo caso. Amava il suo lavoro e non si distreva facilmente.
I ragazzi invece stavano preparando il loro piano contro hunter, trovarono un ragazzo che aveva da poco finito gli studi e si era offerto volontariato per il loro piano.
Tutti e cinque erano in un magazzino poco più lontano dal centro di Busan, erano sicuri che lì non li avrebbe sentiti nessuno.

« capito quindi? Devi partire per Seoul, ti abbiamo pagato tutto il soggiorno per tre settimane. Devi tornare con hunter, ok? Devi fargli cambiare idea» spiegò Eren.
Il ragazzino annuì
« hunter è gay, seducilo, fattelo amico o fai ciò che vuoi, ma deve affezionarsi a te. Quando poi ci sarei il tuo segnale, noi vi raggiungeremo»
« tutto chiaro » riferì il giovane

Jungkook era un po' titubante per quel piano, stavano per ingannare un loro amico di lunga data, non amava fare certe cose, ma ne valeva la pena. Li aveva traditi.
Mandarono via il ragazzo e loro invece tornarono al centro città, per bere un po'. Non andarono in quel locale, ma si fermarono in un bar qualsiasi.
Bevvero molto e giocarono d'azzardo, si fecero le tre e nessuno aveva intenzione di uscire da lì. Jungkook reggeva poco l'alcool ma molto l'erba. Uscì perché doveva vomitare, infatti si inginocchiò sull'asfalto e rigettò tutto.
Tossi diverse volte e si pulí la bocca con la manica della felpa. Fece respiri profondi e li decise che era il caso di andare via.

« dai kook! Resta un'altro po'!» disse John
« no, voi state io sono distrutto »

Eren non rispose, anzi lo ignorò.
Jungkook uscì dal locale e partì con la sua macchina. Guidava lentamente e si fermò in un convenience store, prese del cibo e lo mangiò davanti al locale dove lavorava Jimin. Non mancava troppo alla fine della serata, il malore allo stomaco stava passando, così decise di entrare.
Jimin non stava ballando, ma al suo posto c'era una donna alta e snella, molto bella, con pelle chiara e capelli rossi scuro. Si sedette al bancone ma non prese niente, era rimasto lì a fissare lei.

« Jungkook? » si sentì chiamare.
Quando si voltò, contrasse la mascella nel vedere sia sorella.
« che cazzo ci fai tu qui? »
« potrei farti la stessa domanda »

Jungkook si alzò di scatto, ma lei non si mosse.
La guardava dall'alto attendendo una risposta.

« sono qui perché Jimin finirà più tardi e gli serve un passaggio»
« non poteva chiederlo ad un collega? »
« Jungkook fatti i cazzi tuoi, mi sono proposta io di aiutarlo»

Jungkook sospirò e si sedette di nuovo, questa volta la sorella fece lo stesso.

« sicura che non lo fai perché ti piace? » chiese.
« no, non mi piace »

Non si trattenne molto, non voleva incontrare Jimin. Quel ragazzino gli stava ribaltando la vita e non capiva come fosse possibile. Da quando lo aveva visto era tutto così dannatamente diverso.
Lasciò il locale e tornò a casa.
Non voleva che sua sorella andasse in giro da sola, ma non poteva nemmeno starle dietro tutto il tempo, aveva vent'anni, era grande oramai.








Jimin uscì dal locale insieme ad Isabelle. Avevano parlato tutto il tempo e si erano divertiti.
Lei lo accompagnò fino davanti casa sua e attese fino a quando Jimin non chiuse la porta principale.

Jimin: grazie, ti voglio bene.

Gli scrisse un messaggio prima di crollare in un sonno profondo fino a tarda mattinata. Ultimamente non dormiva molto.

Il mattino dopo lui si prese del tempo per andare in palestra. Si allenava in canotta aderente nera e pantaloni in tuta neri. Stava facendo i pesi quando sentì vibrare il suo telefono dalla tasca della tuta.
Lo prese, lo stava chiamando un numero sconosciuto ma rispose.

« si pronto? »
Nessuna risposta.
« pronto? Ci sei? » chiese.
Ancora nessuna risposta.

Sbuffò e richiuse, forse era uno scherzo telefonico.

Tornò ad allenarsi fino al pomeriggio, con il lavoro da ballerino stripper era quasi d'obbligo fare un po' di allenamento. Il corpo deve essere bello allenato e sodo, adatto per andare sul palco.
Si ricordò ancora la prima volta che chiese di entrare nello staff. Il test consisteva nel preparare una coreografia hot entro tre giorni e poi, si incontravano lì con i proprietari del locale e li valutavano. Lui era contro un'altro ragazzo della sua stessa età, che non era stato preso per via di alcuni errori nelle gambe. Lui ballava per passione, mentre Jimin aveva fatto danza per molti anni e l'elasticità era parecchia.
Li tutto era focalizzato su come una persona ballasse e non per la bellezza estetica.

Inizialmente non trovò qualcuno contro di sé, ma poi i genitori iniziarono a vederla sotto una brutta luce, forse influenzati dalle dicerie in città, così cambiarono totalmente idea su quel lavoro. Jimin contava su di loro e si sentì completamente offeso, a tal punto da andare via di casa per vivere da solo. Quel giorno comunque sarebbe dovuto arrivare, ma non credeva sarebbe successo per un motivo così brutto.
Aveva solo venticinque anni, era un uomo adulto ma non poteva non pensare alla sua vita precedente con i genitori. Poterlo chiamare in qualsiasi ora e trovarli li pronti per ascoltarlo. Invece, ora, se vedevano una sua chiamata la ignoravano.














________ autrice

Come procede?

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