sette

218 17 1
                                    

Il mattino seguente il gruppo di Jungkook si ritrovò presto per fare colazione insieme. Avevano molto di cui parlare, come il loro amico traditore e i nuovi clienti di cui si occupava Jungkook.

« dobbiamo chiamare subito Hunter e farlo tornare da noi» propose John.
« si certo, così poi si monterà la testa credendo che non viviamo senza di lui» disse Eren serio.
« e allora? Che intenzioni avete? »
« mandiamo qualcuno a portare un nostro messaggio, lo minacceremo »
« non ho gavette a disposizione » disse Michael.

Per un po' stettero zitti per riflettere, poi John ebbe un idea.

« chiediamolo a quel Jimin »
Eren lo guardò, fulminandolo.
« perché? Lui è ovvio che ci odia » replicò Michael.
« lui non è affatto adatto per minacciare qualcuno» disse Eren.
« oppure potremmo fargli fare amicizia e poi, quando lui si affezionerà lo useremo come esca per minacciarlo»

Tutti i ragazzi sembravano d'accordo con quella scelta anche se era parecchio rischiosa, ma non avevano molte alterative.
Eccetto Eren, che aveva un viso decisamente incazzato.

« Eren? » lo richiamò Jungkook.
« io non lo voglio tra i piedi quel ballerino»
« che cazzo, lui è probabilmente l'unica persona al mondo che non ci ha fatti incazzare, perché non approfittarne?» disse John.

Eren sospirò sonoramente. Lo odiava e non capiva il perché, o forse si, lo sapeva e non lo accettava.
Jungkook lo fissava perplesso, non capendo perché tutto d'un tratto si comportasse così.

« no, troveremo qualcun altro »

Era lui il capo tra i quattro, loro dovevano obbedire a lui. Certo, non erano dei servitori ma quando si trattava di affari, o si era d'accordo in gruppo oppure era Eren a porre conclusioni.
Tutti abbassarono lo sguardo, lasciando che fosse Eren a trovare un ragazzo adatto per il piano. Era deciso.

Una volta finita la colazione, tutti si separarono per fare i loro lavori. John e Michael si occupavano di una semplice officina, Jungkook vendeva erba ed Eren aiutava suo patrigno. Anzi, faceva finta di aiutarlo dato che lo odiava a morte. In tutti i sensi.
Lo reputava il colpevole della separazione dei suoi genitori dato che lui aveva sedotto sua madre, costringendola a rompere un perfetto legame di famiglia al quale era abituato. Con lui era tutto svanito, ma l'unico modo per non avere altri problemi era proprio quello, fingere di volerlo aiutare. Quel Jimin di mezzo poi non lo aiutava affatto, gli dava sui nervi anche solo sapere che il gruppo andava in quel locale solo per vederlo, quando potevano benissimo fare altro.


Jimin era fuori casa per comprare nuovi attrezzi per il suo lavoro, passò infatti in un negozio molto costoso di make up e li, c'era proprio una sua cara amica. Isabelle.

« ei Jimin! Che bello che sei passato» disse lei, abbracciandolo.
« anche a me fa piacere vederti. Senti, ho bisogno della mia roba » disse un po' più sotto voce
« oh certo, te l'ho già preparata »

A vederla meglio, lei aveva dei tratti decisamente familiari, ma non ci si era troppo soffermato. Anzi, non fino a quel momento, quando erano insieme nel magazzino e le squillò il telefono.

« sei un coglione »

Era così che aveva chiuso la chiamata, a Jimin venne quasi da ridere ma si trattenne.

« scusami, era mio fratello Jungkook. Vuole che torno a casa»
Jimin si bloccò.
« hai detto Jungkook? Quel tipo pieno di tatuaggi che gira in moto?»
« si! Lo conosci? Strano che conosca un ragazzo così carino come te. Sai, di solito parla solo con gente losca» rise.
« oh, l'ho conosco solo di vista, non siamo amici»

Per tutto quel tempo Jimin era stato in contatto con sua sorella e non lo sapeva. Quei due si conoscevano dalle scuole medie ed erano stati migliori amici un tempo. Crescendo si erano allontanati ma ultimamente si erano riavvicinati, da quando lei aveva aperto li un negozio tutto suo di make up.

« ecco, te li ho impacchettati »
« grazie » le sorrise.
« meglio che vai, non vorrei trovarmi mio fratello fuori dal negozio che rompe le palle» lei sbuffò.

Così lui le pagò il tutto abbastanza infretta e poi uscirono insieme dal negozio. Lei lo chiuse a chiave e Jimin le diede un abbraccio cordiale, per salutarla. Quando si allontanò con la sua busta in mano, lei vide subito la grande macchina del fratello.
Si avvicinò e poi entrò.
Jungkook stava in silenzio a fissare Jimin che camminava da solo, oramai già lontano da loro. Per un po' non parlò.

« perché lo fissi? » chiese lei.
« perché lo conosci? »
« siamo amici dalle medie Jungkook, non vorrai dirmi che sei geloso di lui!»
« non ho mai detto di esserlo, ma tu sai cosa fa?»
« certo che lo so, so tutto di lui perché parliamo e ci confidiamo»

Jungkook rise e mise in moto la macchina. Partirono, non aveva più risposto a sua sorella, ma il fatto che lo aveva già visto per la seconda volta con una donna, non gliela raccontava giusta. Per di più era sua sorella.

« mi è venuto a parlare l'altro giorno sai, mi ha pregato di non dire a nessuno il suo vero nome» rise
« mi ha detto che ti conosceva solo di vista..» ammise lei, un po' dubbiosa.
« beh, abbiamo avuto modo di parlare più volte in realtà, ma non siamo niente»

Lei annuí e decise di chiudere quello strano discorso. Il tono del fratello era strano, come se metà del suo fiato lo stava trattenendo. Perché?
Solitamente lui era geloso di chi si avvicinasse a lei, mentre con Jimin bastavano due frasi per tranquillizzarsi. Forse, lui sapeva qualcosa che lei non conosceva, ma chiederglielo sarebbe stato troppo rischioso.
Tornarono a casa, Jungkook so chiuse in camera e prese il computer, aprì il sito del locale e iniziò la sua ricerca.
Andò nella pagina dello staff, vide un ragazzo biondo con capelli lunghi e labbra grandi, troppo grandi e belle. Cliccò su di lui e c'erano dei suoi dati, però con il nome d'arte.

Per lui non c'erano troppe novità. Sapeva il suo nome, dove viveva e quanti anni aveva. Si incuriosì quando lesse
‹ sessualità - bisessuale ›

Adesso si spiegarono molte cose. Era troppo bravo con le ragazze per essere solo gay, e troppo attraente per essere etero. Sorrise, tolse il sito e si preparò per andare a lavoro. Non sapeva nemmeno perché era andato a cercarlo, ma non se l'è sarebbe dimenticate quelle fastidiose fitte al petto e quella doppia personalità che lo stava imbambolando.















______ autrice

Oggi pubblico di nuovo perché mi va!
Questo racconto lo amo
😭💜

In the name of love Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora