Venticinque

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Passò anche per lui una settimana dall'incidente. Si svegliò in ospedale con dolori ovunque e tubi e fasciature.
Credeva che sarebbe morto, invece era lì, in una stanza con altro due sconosciuti che dormivano.
John aveva un dolore terribile alla testa, aveva una fascia attorno ad essa che schiacciavano anche i capelli. La gamba destra era con un gesso enorme ed era poggiata sopra di un rialzo morbido, ma non sapeva cosa fosse. Aveva molti lividi sull'addome e ferite enormi su entrambe le braccia.
So guardò attorno per capire dove fosse, ma per un attimo non ne aveva idea.
Poco dopo, arrivò un infermiere.

« finalmente si è svegliato » gli disse mentre gli cambiava la flebo
« q-quanto ho dormito? » chiese
« una settimana, stavamo già pensando al peggio ma vedo che si e ripreso»

John annuì.

« adesso deve mangiare un bel po', mi raccomando. Deve riprendere le forze»
« dove sono i miei amici? Erano con me nel treno»
Il medico lo guardò.
« chi scusi? Noi non sappiamo niente purtroppo. Dopo l'incidente hanno portato qui molte persone»

John abbassò lo sguardo, rattristato. Non voleva pensare al peggio, ma i suoi compagni erano dispersi e lui non sapeva cosa fare. Aveva dormito una settimana intera e in quell'arco di tempo poteva essere successo di tutto.
Decise, con un aiuto di un medico, di uscire da quella stanza.
Era in sedia a rotelle e con una flebo portata dietro con sé, la testa era pesante, ma comunque cambiare aria lo aveva fatto vivere di nuovo.

« dov'è il mio telefono? »
« era distrutto, ha funzionato due giorni, poi non si e più acceso»
« cazzo » sussurrò.

I suoi amici gli mancavano, voleva che stessero tutti bene, ma non poteva nemmeno chiamarli o mandargli un messaggio.








Jimin aveva il giorno libero anche quella volta. Ultimamente stava trascurando il lavoro, ma per lui era più importante sentire Jungkook. Dopo aver saputo dell'incidente, lo pensava ancora di più di prima e si preoccupava ogni ora.
La risposta di Jungkook al suo selfie era stata decisamente imbarazzante.

"Ti ricordavo rosso in viso solo quando eri sotto di me"

Non era affatto cambiato. Era sempre il solito Jungkook strafottente.
Anche quel giorno sarebbe andato a trovarlo, infatti prese il treno di mattina presto e poi arrivò in ospedale.
Jungkook stava mangiando quando entrò in stanza.

« buon appetito Jungkook » disse
« ei » disse a bocca piena.

Jimin si sedette accanto al letto, come sempre.

« ho una fame » Jungkook non smetteva di mangiare e, Jimin trovava la scena troppo divertente.
« mangia, mangia » rise il biondo.

Jimin lo aveva pensato tutta la durata del lavoro la sera prima.

« quella foto di ieri ... » disse Jungkook guardandolo perverso
« oh, si » Jimin arrossí
« mandamele più spesso »

Il biondo non rispose, ma sorrise imbarazzato. Si chiedeva quando Jungkook sarebbe uscito da lì, non poteva fare sempre avanti e dietro, non ne aveva la possibilità.

« ma quando ti dimettono? » domandò.
Jungkook si pulí il viso, smettendo di mangiare.
« credo tra due giorni »
Jimin annuì.

I due ragazzi continuarono a parlare tutta la mattina, fecero il pranzo insieme e poi, Jimin doveva andare. Gli orari di visita erano diversi a seconda del giorno. Ogni volta era triste, si preoccupava per lui e non voleva che potesse succedere qualcosa in sua assenza.
Jimin prese il treno di nuovo, e poi tornò a Busan.

Jungkook domandò quando sarebbe potuto uscire, e gli dissero la stessa cosa. Sarebbe uscito due giorni dopo. Non era molto tempo, poteva aspettare.
Le ferite si stavano rimarginando bene, il braccio era ancora rotto, ma le ferite al viso erano quasi guarite del tutto, stessa cosa per quelle alla schiena.
La gamba invece, era un po' dolorante, ma non ingestibile. I farmaci e le cure che gli stavano dando erano fantastiche e accelleravano la guarigione.

Scese con molta calma per andare in bagno, cambiò aria finalmente. Si incamminò verso sinistra del corridoio e poi continuò dritto. Entrò in bagno e, non appena entrò vide un ragazzo di spalle in sedia a rotelle, non riusciva ad aprire la porta.

« vuole che la aiuto signore? » disse Jungkook.

Il ragazzo si voltò e tutti e due sgranarono gli occhi.
John e Jungkook si erano appena incontrati.

« John!? » disse kook.
« mio dio, Jungkook! »

Jungkook si chinò e lo abbracciò forte. Anche John lo strinse forte. Era così felice di aver visto almeno uno dei suoi amici, che credeva morto.

« Jungkook, io vi credevo morti! Tutti! » stava per piangere.
« anche io.. sono stato così male » ammise.

Si staccarono e uscirono dal bagno. Jungkook portò la carrozzina e si misero accanto ad una panchina, così che anche Jungkook si potesse sedere.

« sei ridotto male cazzo » lo guardò meglio Jungkook.
« spero di conquistare ancora qualche infermiera» scherzò
« coglione » rise kook.
« comunque.. hai visto gli altri? » disse John.

Lo sguardo del moro si incupí. No, non aveva più visto nessuno.

« no ... » quasi sussurrò.
« capisco »

Forse, dovevano iniziare a darsi pace. Di loro non c'era traccia, nessuno conosceva quei nomi in ospedale. Oramai ci stavano perdendo le speranze.

« mi mancano quei due scemi.. cazzo »

John iniziò a ripercorrere tutto ciò che avevano vissuto insieme, non poteva credere che davvero fosse finito tutto.
Non poteva accettare di aver perso il suo migliore amico Michael, oppure quel lunatico di Eren.
Erano loro che avevano costruito la sua persona, non poteva stare senza di loro. Avevano ricordo stupendi assieme, soprattutto i primi periodi che fecero gruppo. Quelle pazzie, giochetti con gli altri e le risse. Erano tutte cose che avevano fatto insieme e che appunto per quello non so sarebbe mai dimenticato.
Era così felice di aver trovato Jungkook proprio in quel bagno, aveva come visto uno spiraglio di luce infondo al tunnel. Voleva quasi piangere per questo. Erano pronti a sostenersi a vicenda adesso.

« Jungkook, non dobbiamo dividerci, ok? Noi troveremo Michael ed Eren» gli disse.
Jungkook annuì.

Era la cosa giusta da fare.
Guarire, e poi trovare gli altri due.








[...]

I due giorni passarono. John doveva stare due giorni in più, ma Jungkook poteva uscire. Non sarebbe tornato a Busan, avrebbe trovato casa lì e avrebbe aspettato l'uscita di John.
Non lo avrebbe più lasciato solo e glielo aveva promesso.
Jimin si era preoccupato di partire di nuovo da busan e di prenderlo, tanto tutti li credevano che fosse il suo ragazzo, perciò poteva. Fecero il check in in un hotel e si sistemarono.

« che bello, questo letto è molto più comodo» disse kook, sdraiato.
« vedo che stai meglio » sorrise
« si, ho solo il braccio rotto e sono un po' debole per via dei farmaci, ma un pomeriggio in palestra e torno come nuovo»

Jimin non sapeva come dirglielo.
Aveva pensato molto alla sua domanda, tutta la notte prima e anche tutta la durata del viaggio.
Si sedette accanto a lui, lo guardava.

« Jungkook.. » disse con voce bassa.
« mh? » lo guardò
« senti ehm.. ma io e te cosa siamo? »

Jungkook si sedette.

« perché lo chiedi? »
« tu rispondimi » lo guardò serio.
« io beh... Non lo so »

Anche kook rimase spiazzato dalla domanda.

« Jimin il nostro fidanzamento era una copertura, no? Per farmi uscire senza che chiamassi i miei.. oppure per farti venire senza un permesso scritto»

Eccolo lì, aveva potuto sentirlo.
Il suo cuore che si era rotto.
Quindi era così, Jungkook amava quell'invenzione solo perché era una buona copertura.
Bene.
















_________ autrice

Piango

In the name of love Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora