Jimin non aveva dimenticato che quella mattina sarebbe dovuto passare a casa sua. Non ci tornava da molti mesi e iniziava a sentire un peso al petto particolare. Aveva paura di ciò che sua madre avrebbe potuto dirgli, non voleva che i genitori si separassero, non lo avrebbe retto. Quando bussò alla porta, la sua mano tremava. Aprì proprio lei, una donna bellissima dai capelli neri e lisci, molto lunghi e legati da un elegante chignon. Pelle bianca e perfetta e un sorriso che Nonostante tutto, non spariva mai.
Lei pianse di colpo, abbracciando suo figlio con tutta la sua forza. Anche lui la strinse forte a se.« entra, ti prego » disse poi.
Il padre non era in casa, infatti l'abitazione era deserta.
« mamma, che succede? Mi hai fatto preoccupare»
« io e tuo padre non ci amiamo più come prima. Io ho accettato il tuo lavoro perché so quanto ti piaccia, lui invece no»
« capisco..»
« non è solo questo purtroppo.. due giorni fa ho trovato dei messaggi nel suo telefono, erano di una donna che io non conosco»Jimin sgranò gli occhi. Non poteva davvero crederci.
« è uno scherzo » disse
« no, non lo è purtroppo.. io ho fatto finta di niente, ma lui vuole tradirmi»Lei ebbe gli occhi nuovamente lucidi, mentre Jimin fu pervaso da sola rabbia. Non avrebbe mai permesso a nessuno di fare del male a sua madre. Strinse i pugni e indurì lo sguardo.
« mamma, devi dirglielo. Non puoi continuare così e lo sai»
« lo so, volevo un tuo aiuto »
« ci parlerei ma probabilmente finiremo per litigare, però ti consiglio di dirgli tutto. Dì ciò che pensi senza tralasciare niente.»La donna annuì più volte. Aveva smesso di piangere.
Lui odiava vederla così.« odio dirlo, ma se ti ha davvero tradita questa storia non merita un buon finale»
Era stata la frase più difficile in assoluto per Jimin. Aveva sempre amato il modo in cui i genitori si fossero piaciuti, nonostante fossero passati molti anni di matrimonio. E invece, ora aveva capito che niente è come mostrava l'apparenza.
Si sedette accanto a lei per abbracciarla e consolarla.« mi sei mancato tanto, jiminie »
« anche tu mamma » sorrise.La madre si staccò da lui e lo fissò.
« hai una cotta? »
Jimin arrossí « che domande fai? »
« dai, sono tua madre! »
« n-no, non ho nessuno » disse.Sua madre aveva quel carattere particolare che non mostrava spesso. Bastava che ti fissasse qualche istante per capire la tua vita sentimentale.
Fissò le sue labbra ...« Jimin, hai un bacio sull'angolo della bocca» lo indicò.
Jimin toccò il punto interessato, ma ovviamente non trovò niente.
« che significa? »
« quando sei nato ti è stato posato un bacio li, nell'angolo. E stato dato dal tuo destino affinché la tua anima gemella ti trovi»Lei amava fare quei discorsi, ci credeva fortemente e sembrava che vedesse davvero certe cose.
« e questa persona come fa a vedere questo bacio?»
« non lo vede la persona interessata infatti. Capirà di averti vicino quando sentirà una forte fitta al cuore. Tu stessa cosa»Jimin sgranò gli occhi. Non poteva essere così. Aveva avuto delle fitte al cuore recenti solo dopo aver conosciuto Jungkook. Quando avevano fatto sesso, aveva avuto una fitta al cuore quasi piacevole.
« beh magari non è sempre così.. »
« è sempre così » lei sorrise.Deglutí nervoso.
Avrebbe voluto collegare tutto al di fuori di Jungkook e della sua vita. Avevano fatto sesso per puro divertimento e senza mezzo sentimento. Quelle fitte potevano essere anche stress.
Spesso ciò che sua madre gli raccontava da piccolo si rivelarono vere, ma una volta cresciuto divenne più scettico. Era solo entrato nel mondo reale.Jungkook si svegliò a casa sua, con un forte mal di testa e i vestiti ancora addosso. Non ricordò niente fino a quando non si fece una doccia fredda.
Vide il suo corpo pieno di ferite e graffi, sospirò più volte, ricordando il dibattito con Eren.
Da lì ad un ora doveva vedersi con John e Michael per delle faccende, Eren non si era fatto sentire da nessuno, sembrava sparito dal mondo.
Raggiunse i suoi amici e si preoccuparono vedendolo in quello stato.« che cazzo hai fatto!? » chiese John.
« Eren mi ha aggredito ieri notte »
« eh!? » dissero in coro John e Michael.Jungkook si sedette su quel tavolino per fare colazione e sorrise. Trovava quell'episodio davvero patetico.
« non lo so, odia Jimin e il fatto che io vada a vederlo a lavoro»
Si fermò qualche istante.
« mi ha picchiato perché gli ho detto che Jimin non ha fatto niente di male. Pensate a cosa farebbe se gli dicessi che un attimo prima ci avevo scopato » rise.I due si guardarono perplessi.
« hai fatto sesso con Jimin!? » chiese Michael.
Jungkook annuì.
« mi sembra strano che Eren si importi così tanto della nostra vita privata» continuò John.
« oggi non si è nemmeno presentato a lavoro»La colazione arrivò e per un po' si dedicarono solo a mangiare. Tutti e tre amavano il cibo e ne dedicavano le loro attenzioni se si poteva.
« Jimin è uno sballo, come hai fatto a farci sesso?» chiese John poco dopo.
Jungkook sorrise al sol pensiero.
« non lo so, io ho visto la sua esibizione e poi gli ho fatto cenno verso il bagno. Non credevo sarebbe venuto onestamente. Ma quando l'ho visto entrare dalla porta io non ci ho visto più»I due amici risero.
« è bravo? » chiese Michael.
« si.. è stata una scopata veloce, ma in qualche modo mi è piaciuto» ammise.Si leccò le labbra e pensò a quando lo baciò in casa sua.
Sorrise di nuovo.« quel coglione mi ha fatto venire l'asma! Da quando vado in quel locale ho sempre fitte al cuore»
« Jungkook non è la prima volta che lo dici, non è che stai risentendo qualcosa sulla tua salute?» disse John.
« no, non lo so »Mangiarono. Provarono anche a ricontattare Eren ma sembrava sparito, il telefono era sempre spento oppure poteva squillare per ore senza una risposta.
Tutti poi andarono a fare i loro lavori e cercarono di non pensarci. Eren era abbastanza grande per fare ciò che voleva.
Jungkook era quello un po' più pensieroso, dato che l'ultima volta aveva proprio litigato con lui. Si sentiva quasi in colpa._______ autrice
Dov'è Eren?
Ora lo chiediamo a Dora, magari lo sa.
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In the name of love
FanfictionPark Jimin non era mai stato un ragazzo che amava stare al centro delle attenzioni, non amava essere fissato per troppo tempo perché si imbarazzava.. ma non quando era a lavoro. Lavorava in uno strip club, molto famoso a Busan, pieno di gente e sol...