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Il giorno della partenza arrivò. Tutti accompagnarono il ragazzo a prendere il treno e lo salutarono. Durante il tragitto avevano chiarito le ultime cose e si erano dati un numero di telefono, così che lui potesse aggiornare i ragazzi delle mosse di hunter. Gli avevano fatto vedere più foto possibili affinché lui lo riconoscesse in giro, non lo trovò troppo complicato.
Quando tornarono in città erano le dieci del mattino. John e Michael andarono a lavoro abbastanza infretta, mentre Jungkook passò a casa per lavarsi.
Non trovò sua sorella da nessuna parte, forse era in negozio, si fece una doccia veloce e andò in un piccolo distretto per vedere l'erba.

« buongiorno Jungkook » disse un cliente.
« ei, quanta ne vuoi oggi? »

Il ragazzo fece per pensarci.

« venti grammi » disse.
Jungkook si stupí « così tanta? »
« si, c'è l'hai? »
« certo »

Gli diede quel pezzo già pesato e impacchettato, poi lui prese i soldi.

« Jungkook, hai impegni per sta sera? »
« perché? »
« volevo solo.. bere qualcosa con te »

Jungkook si fece più freddo. Le regole erano regole. Mai stare con colleghi o clienti. Erano le basi per chi comprava l'erba o la vendeva.
Un passo falso ed eri fuori.

« lo sai che regola c'è in campo » lo avvertì.
« lo so, ma se nessuno ci vede..»

Il ragazzo si avvicinò di colpo e lo quasi baciò. Fortuna volle che Jungkook ebbe un buon riflesso per scansarsi in tempo. Lo spinse con così forza che quasi cadde di schiena. Era già incazzato.
Il cliente si sistemò la maglia, e rise.

« che cazzo ti prende? Non ti piacciono più i maschi?»
« che cazzo vuoi? Dammi i soldi e vai via» sputò Jungkook.
« credevo di piacerti, ma forse.. è qualcun'altro che ti scopi»

Jungkook gli rubò i soldi dalle mani e se ne andò via. Odiava chi faceva le cose con la forza. Non avrebbe mai più ricambiato una cosa del genere.
Andò in un'altro piccolo paesino e li fece le sue tre ore di incontri e vendita, oltre che scommesse.
Quando tornò in città fece come sempre finta di niente, infastidito si tolse la pellicola dal tatuaggio e camminò fino al night club. Era ovvio che fosse chiuso, ma era un buon posto dove stare.

« che ci fai qui? »
Alzò lo sguardo, era Eren
« ho finito il mio turno e mi stavo rilassando. Tu perché sei qui? »
« niente » alzò le spalle.

Eren si sedette accanto a lui. Per un po' nessuno disse una parola, poi Eren prese la parola.

« sai, ho notato un qualcosa di strano in te ultimamente»
« cioè? »
« non so, sei più .. impulsivo? Si »
Jungkook sorrise rammaricato
« che significa impulsivo? Non eseguo bene i tuoi ordini? » era ironico.
« non serve che ti scaldi »

Jungkook si alzò per fronteggiarlo.

« sei tu quello strano qui. Sono giorni che mi rimproveri per cose futili che nemmeno esistono. Mi tieni d'occhio, sembra che tu voglia sempre litigare con me e non ti va mai bene una mia decisione»
Eren aveva lo sguardo basso.
« che ti prende? »
Eren non rispose, ma Jungkook era già nervoso di suo, perciò parlò di nuovo.
« e guardami cazzo! »

Eren lo guardò e si alzò.
Così i due erano talmente vicini che non potevano muoversi o si sarebbero toccati.

« non devo sempre essere d'accordo con te.» disse
« hai voluto rinunciare ad un piano perfetto con Jimin, solo per chissà che problemi hai! Cosa avevamo detto? I problemi personali sono fuori dal gruppo»

Eren incupì lo sguardo, Jungkook lo notò e rimase a fissarlo.

« per caso il problema qui è Jimin? »
Eren rise « che mi interessa di quello li»

Iniziarono a passare fin troppe persone. Eren lo lasciò lì da solo senza dargli nessuna spiegazione. Jungkook invece decise di provare a calmarsi andando a trovare sua sorella in negozio.
Aveva capito tutto, Eren non era d'accordo con la sua vicinanza con Jimin, e kook invece aveva dei brutti presentimenti su cosa Eren potesse fare al ragazzo. Sperava di poter trovare il ragazzo proprio nel locale, ma non c'era nessuno.

« che ti serve Jungkook? »
« c'è Jimin? » si guardava attorno
« no, perché? Che succede? »

Jungkook continuò a guardarsi intorno fino a quando Isabelle non lo fermò con forza.

« senti Isabelle, devi tenere Jimin al sicuro. Eren lo odia e non so se potrebbe farli qualcosa. È arrivato a voler litigare con me ogni giorno per questo. e tu sai che lui mi ha sempre sostenuto»
« che!? E perché lo odia? »
« non ne ho idea, ma tu per favore, tienilo d'occhio»
« certo »

Jungkook sospirò sonoramente, poi si girarono insieme quando sentirono la porta aprirsi. Era proprio Jimin.
Arrossí nel vedere Jungkook li, infatti si fermò.

« oh, scusatemi se ho interrotto »
« interrotto cosa? Non mi scopo mia sorella» disse ironico.
Isabelle gli diede uno schiaffo sulla nuca e poi raggiunse l'amico.
Jungkook nel mentre si sedette su di una poltroncina.
« lascialo stare. Che ti serve? » disse lei, gentile.
« mi sono dimenticato di prendere il foulard. Ricordi? Ne ho dimenticato uno qui»
« oh sì, te lo vado a prendere »

Così rimasero loro due da soli.
Jungkook non era sicuro di niente, infatti non fece notare la sua agitazione.
Lo fissava, aveva un corpo da favola e un visetto angelico niente male. A vederlo, non avrebbe mai ricollegato lui a quel lavoro da stripper.
Gli venne in automatico di sorridere sinistro.

« che vuoi? Sembri un maniaco » disse Jimin.
« lo sono » rispose ironico.

Jimin alzò gli occhi al cielo e poi, Isabelle tornò.

« eccolo, te lo avevo lasciato nel magazzino»
« grazie mille, oggi mi serve »

Jungkook era ancora interessato alla conversazione. E così avrebbe fatto un esibizione in foulard?
E poi, Jimin non lo aveva mai visto in quel locale, ne parlava liberamente dato che credeva che a Jungkook non piacessero certi posti.
Inoltre, gli aveva garantito il silenzio sulla sua identità, credeva di potersi fidare abbastanza ora che scoprì che era il fratello della cara e gentile Isabelle.









Jimin restò nel locale che gli avevano dato a disposizione per provare la nuova coreografia. Era uscita perfetta e a lui piaceva molto. Quando si fermò per prendere un po' di fiato, squillò il telefono. Sgranò gli occhi quando vide che era il numero di sua madre.

« pronto, mamma? » disse subito
« Jimin.. ti prego, raggiungimi non appena puoi. Io e tuo padre ci stiamo lasciando e lui va di matto»
« che significa che va di matto? » era serio e ansioso.
« tu vieni e basta, anche domani »
« domattina sono lì »

La donna richiuse la chiamata e Jimin quasi si mangiava le dita per l'agitazione. Che stava succedendo?
Vide l'orario ed erano le sette e mezzo di sera, tra un ora avrebbe aperto il locale perciò aveva un ultima prova prima dell'esibizione, non poteva farsi scappare quella giornata.
Quando ballava con certi vestiti e certe canzoni, la sua mente cambiava. Era felice e adorava provocare la gente, lo faceva sentire bene con se stesso e gli migliorava l'umore.











________ autrice

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