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Quella sera c'era un compleanno di uno dei clienti, perciò a Jimin era stato proposto una coreografia speciale per lui. La memorizzò in due giorni e per quella sera era pronto. La canzone era ammiccante e scura, eccitante per tutti e quel led non aiutavano molto a calmare la situazione. Jimin amava mettere le lentine azzurre e boccolare i capelli un po' a caso. Truccava molto di più le labbra e amava morderle e toccarsele con le dita, perché sapeva che quello era il suo punto forte. Ogni volta che doveva togliere una giacca o qualsiasi altra cosa, sorrideva. Sapeva farlo così bene e quella coreografia era così perfetta, che si sentiva totalmente a suo agio.
Il festeggiato venne accompagnato sotto il palco, poco dopo lo fecero salire e lo legarono su di un palo che Jimin non usava molto spesso. Jimin lo toccò per tutto il petto, aveva una maschera nera ben decorata che gli copriva molto della sua faccia, ma bastarono quei occhi profondi e labbra che sorridevano, per mandare in tilt il festeggiato.
Gli vennero sbottonati solo tre bottoni della camicia, dato che Jimin non faceva determinate cose con sconosciuti, gli sfiorò il collo con le labbra e sorrise quando vide le sue mani tremare.
Pochi secondi dopo il ballo finì e il ragazzo lo sciolsero. Ringraziò Jimin più volte e poi, quest'ultimo andò dietro le quinte.
Lasciò una sorta di sfilata, dato che portava solo degli slip e reggicalze nere, eyeliner immancabile e rossetto rosa.

« Jimin, quel tipo stava morendo! » disse un collega ridendo.
« infatti, stava tremando » confermò
« beato lui.. » sussurrò tra sé e se la sua aiutante, ancora presa da lui.

Quando l'ultima fila prima del ballo era libera, si ritrovò occupata da Jungkook. Era così incuriosito da quel ragazzo che costrinse i ragazzi ad entrare. Videro tutto lo spettacolino e in più la sfilata finale, niente male per i loro occhi.
Jungkook aveva come dei fuochi d'artificio negli occhi, incantato da quel ragazzino.

« Jungkook, capisco perché eri incuriosito» disse John.
« te lo dicevo che aveva un fisico da paura»

Poco dopo lo vide uscire da lì, era vestito come un ragazzo normale ma aveva ancora il trucco e soprattutto, non aveva più quella maschera nera. Lo seguì con lo sguardo, era stato l'unico a farlo tra i quattro ragazzi.
Non era incuriosito dalla sua bravura sul palco, ma il modo in cui aveva un visetto così da angioletto, che a guardarlo nessuno avrebbe collegato quel lavoro a lui.
Collegare quei due elementi, era da pazzi per lui.

Ad una certa ora anche i quattro uscirono da lì, fumarono un ultima sigaretta e poi tornarono a casa. Jungkook era orami curioso di scoprire meglio la seconda vita di quel biondino, dato che vedendo il suo lavoro di notte, doveva pur fare altro di giorno.
Il mattino successivo infatti, andò davanti all'università della città, dato che l'ultima volta lo vide camminare con tutti quei studenti. Uscirono, ma di Jimin nessuna traccia, tornò indietro e non lo vide da nessuna parte. Forse si era sbagliato. Decise però di lasciar perdere, anche perché non aveva intenzione di consumare il suo tempo dietro ad un ragazzino stripper.
Si incontrò con un suo amico, nonché spacciatore da molto tempo, dovevano parlare di cose serie.

« Jungkook, non ho l'erba. Il mio fornitore ha fatto il bastardo»
« cioè? » chiese.
« ha detto che qui ha troppi pochi clienti e vuole trasferirsi a Seoul»
« coglione, a Seoul c'è una maggiore concentrazione di vigili»
« è quello che gli ho detto, ma non mi ha voluto ascoltare. Ha detto che partirà domani mattina»

Jungkook serrò la mascella, infastidito da ciò che quel collega aveva fatto. Tra di loro c'erano delle regole ben precise, non potevano abbandonarsi a vicenda se non per motivi realmente importanti, e soprattutto dovevano essere avvertiti di persona.

« è un male per lui il fatto che io potrei raggiungerlo senza problemi» disse, suonava come una minaccia.
« calmati Jungkook. Non ci metterò molto a trovare un sostituto»
« certo, confido in te » gli toccò la spalla.
« ne hai un po' ancora? »
« si, dovrebbe bastarmi per tutta la settimana se mi do una moderata»
« perfetto »
« ad ogni modo, sta sera non possiamo vederci, vado allo strip club con i ragazzi» lo avvertì Jungkook.
« che? Da quando ci vai? Non mi dimenticherò mai tutte quelle parole gentili e gracili hai detto su quei posti»

Era ironico, ma anche decisamente sorpreso. Era raro che Jungkook cambiasse idea su qualcosa, soprattutto se quella cosa la detestava.

« si beh, ammetto che è ancora un posto di merda, ma io ho notato qualcuno..» rise ammiccante.
« oh, adesso capisco. Kook, se è un ballerino scordati di lui»
« perché? »
« dicono che i ballerini non fanno sesso con gli spettatori, un po' per contratto e un po' perché è loro volontà»
« ma io non sono uno spettatore, perché lui non mi ha visto» fece un occhiolino.

Non sapeva esattamente cosa avesse quel biondino basso. Insomma, era un ragazzo come tanti e lui ne aveva visti parecchi, eppure si ostinava a perseguitarlo un po' di più.
Quando Jimin gli era passato davanti, la notte prima al locale, aveva avuto un ennesima fitta al petto, quella volta però fu un po' più verso sinistra. Lo irritava, perché dava a lui la colpa di quei dolori. E Jimin? Aveva le stesse cose?








Una volta uscito dal locale, Jimin sentiva il cuore leggermente più agitato. Probabilmente il lavoro gli stava recando molto stress, pensò.
Tornò a casa e decise che per il giorno dopo si sarebbe curato un po' più di sé stesso, perciò restò in casa. Stette un oretta in vasca, mezzo addormentato che cercava di rilassarsi. Dopo giocò si videogiochi, ma non aveva soddisfatto la sua noia, poi provò a fare una passeggiata nel tardo pomeriggio. Avrebbe voluto chiamare i suoi genitori, ma ancora non ne volevano sapere di parlare con lui. Avevano scoperto del suo lavoro per un suo misero errore, ed era come un tradimento per loro.

« cazzo » disse con rabbia, dopo che stava per cadere a causa di un gioco perso da un bambino.

Tirò i capelli indietro, non sapeva che fare. Ultimamente il suo lavoro era diventata come un unica via di fuga dalla noia della sua vita.

« pronto? Ciao sono Jimin. Volevo chiedere se per oggi era possibile fare uno straordinario»
Aveva telefonato al suo capo.
« ma certo! Vieni qui un ora prima »

A quella risposta, tornò in casa per sistemarsi. Si fece la doccia e si preparò come suo solito, prese la sua borsa trolley e andò subito al locale. Quella volta entrò nella sua porta vip.

« non era il tuo giorno libero? » chiese la collega
« si, ma mi annoiavo »
« oh, capisco »
Lei era più che felice di vederlo, anche se tentava in vano di nasconderlo.
« per favore, mi serve un eyeliner » disse a lei, Jimin.
« si, ecco » gli prestò il suo.

Era pronto per tornare in scena con un esibizione totalmente improvvisata. Amava ballare e non era la prima volta che improvvisava qualcosa. Nessuno se ne rendeva conto ovviamente, anche perché Jimin era molto bravo ad inventare sul momento, qualsiasi cosa.

In the name of love Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora