Capitolo uno

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«C'era una volta un piccolo villaggio magico e colorato, dove le antiche tradizioni e le vecchie leggende vivevano ancora in modo vibrante.»

La voce cristallina della giovane dai lunghi capelli neri catturava l'attenzione di tutti i bambini seduti a terra nella piccola piazza. Tutti i piccoli nasi rivolti all'insù la seguivano con attenzione mentre, in una sorta di teatro improvvisato, si apprestava a raccontare loro una storia sotto il cielo terso di un tardo pomeriggio di ottobre.

Le foglie del vecchio albero accanto alla fontana si muovevano, cullate da una leggera brezza calda. Il sole iniziava con lentezza a scendere verso l'orizzonte, tingendo il cielo di arancione e rosa. Le luci nelle case iniziavano ad accendersi, creando un'atmosfera accogliente e le donne si preparavano per la cena. Un delizioso profumo speziato cominciava a diffondersi nell'aria.

«Volete che vi racconti la leggenda della Llorona?» domandò loro, mentre si copriva il volto con un fazzoletto e mimava artigli con le mani. Li osservava attraverso il tessuto trasparente, creando un’atmosfera inquietante e spaventosa.

I bambini, a sentir nominare questo personaggio, cominciarono ad agitarsi spaventati.

«Nooo!» esclamò uno dei più piccoli, coprendosi gli occhi con una mano, mentre con l'altra afferrava quella della bimba un po' più grande accanto a lui.

«No, ti prego Gabriela, altrimenti stanotte non dormirà e mi terrà sveglia», esordì lei battendosi una mano sulla fronte in un gesto teatrale di esagerata disperazione.

«Raccontaci la storia del fiore!»

«Sì dai, raccontaci quella!»

«Per favore, quella ci piace!»

Gabriela sorrise, paziente, arrendendosi a raccontar loro ancora una volta la leggenda del fiore Cempasúchil, il cui profumo viene sentito dalle anime affinché non perdano la strada per il ritorno durante Los Dias de Los Muertos. In fondo si avvicinava la festa, "quella" festa, e ai piccoli piaceva sempre tanto sentire quella storia.

«Va bene, allora...», Si accomodò sedendosi sul bordo della fontana in pietra al centro della piazza.

«C'erano una volta, Xochitl e Huitzilin, due giovani perdutamente innamorati sin da quando erano piccoli. Nella loro giovinezza trascorrevano tutte le loro giornate insieme, scalando le colline e offrendo fiori a Tonatiuh, il dio del sole, affinché desse la sua divina benedizione sul loro amore. Crebbero, e lei divenne una bellissima donna e lui un valoroso e forte guerriero. La felicità regnava nella loro vita, ma quando Huitzilin fu chiamato a combattere, dovette lasciare la sua città per unirsi al resto dei guerrieri. Purtroppo un triste destino lo attese e Huitzilin morì in una grossa battaglia non facendo più ritorno dalla sua amata. Non appena lei lo venne a sapere, presa dallo sconforto e dalla disperazione, scalò la montagna più alta e implorò il dio del sole di permetterle di restare per sempre accanto al suo amato.

Tonatiuh la ascoltò commosso. Fu colpito dalle sue lacrime, dal suo amore e dal suo dolore; così, lanciò un raggio di sole su di lei, trasformandola all'istante in un bellissimo bocciolo di un fiore arancione. Huitzilin, il cui spirito fu trasformato in un colibrì, poté avvicinarsi a lei e baciarla facendo schiudere il fiore e facendogli spargere così il suo profumo. Ed è questa l' origine del fiore Cempasúchil, simbolo della morte e dell'amore eterno.»

Aveva sentito narrare questa leggenda in tante occasioni, e ora amava farlo a sua volta. Le sembrava di sentire la voce del nonno raccontarla mentre lei, ancora bambina, lo guardava incantata.

Fiori nell'aldilà - una storia d'amore trascendentale Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora