Fernando anche se era sì, preso da Gabriela, non aveva dimenticato le buone maniere e decise di unire l'educazione allo studio del nemico. Allungò una mano verso lo sconosciuto e si presentò.
«Grazie di averlo riportato. Il mio nome è Fernando, piacere di conoscerti...», e lasciando la frase in sospeso aspettò che colui che considerava il terzo incomodo, si presentasse.Gabriela rispose più veloce di un fulmine, lasciando Alejandro ancora con la bocca semiaperta, prima che lui potesse anche solo pensare di dire qualcuna delle sue assurdità.
«Lui è Alejandro, un cugino alla lontana da parte di papà. È venuto a trovarci da–»«Dall'aldilà» concluse lui con un sadico sorrisetto, vendicandosi per essere stato preceduto.
«Da dove?!» a Fernando andò la saliva di traverso e girandosi di spalle diede dei colpi di tosse.
«Dal di là. Dal di là delle montagne!» intervenne Gabriela che, approfittando del fatto di non essere vista, pestò il piede di Alejandro e col labiale gli intimò di smetterla.
Questi, di tutta risposta, mimò una fischiettata innocente e lei sgranò gli occhi in una minaccia silenziosa.Entrambi si ricomposero, sorridenti, non appena Fernando riportò lo sguardo su di loro.
«Ah, capisco. E dimmi, Alejandro, ti tratterrai molto?»«No, purtroppo no. Domani sarò già andato via.» Rispose con sincerità stavolta, senza sarcasmo né ironia. Alla fine, non era nessuno per permettersi di essere geloso di mister perfetto. Lui, il povero defunto, sarebbe sparito tornando nel suo nulla, mentre l'altro sarebbe rimasto con lei. Fine della storia.
«Anzi, ti raccomando mia cugina quando non ci sarò più. Trattala bene.» Gli porse la mano e Fernando, che ormai pareva essersi bevuto la storia del cugino, non disse niente, ma ricambiò la stretta, in un tacito accordo.Gabriela, di tutta risposta, incrociò le braccia e li guardò, tamburellando un piede sullo sterrato.
«Avete finito di solidarizzare tra voi come se io non ci fossi? Bene, adesso che tu hai ripreso il fuggitivo e che tu hai fatto il tuo dovere di bravo cugino, credo sia ora di andare», lo prese per un braccio e lo trascinò via, lasciando un impalato Fernando, ormai abituato alle sue stranezze.Non appena furono così lontani da non temere di essere sentita, Gabriela esplose con disappunto:
«Trattala bene? Trattala bene? Come se io non fossi presente? Tu stai rischiando un altro pugno Alejandro! E inoltre non sono un animaletto domestico da affidare.» Gli allungò la mano chiusa a pugno, ma lui fu più rapido.La prese al volo, la girò sul dorso e le fece un baciamano.
«Suvvia mi vida non arrabbiarti. È solo che nessuno può competere con mister perfetto, andiamo. Lo hai visto? È perfetto.»Lei lo guardò interdetta.
«Fernando, perfetto? Lo sarà per te forse. Parlando di cose serie, dobbiamo andare a mangiare qualcosa o qui di perfetto ci sarà solo il mio appetito.»«Va bene» rispose lui arreso «ti aspetto qui, sotto questo albero. Vai pure. Mi porti qualcosa quando torni?»
Le sorrise mentre si apprestava a sedersi sull'erba.Gabriela pensò per pochi istanti e decise che non lo avrebbe lasciato da solo. Lei non era un animaletto domestico, lo aveva appena detto, e non lo era nemmeno lui. Non sarebbe stato giusto lasciarlo lì, come un cane che aspetta il padrone. Ci mancava solo che gli ordinasse di andare a cuccia.
«No», rispose tirandolo su per il braccio impedendogli di sedersi, «tu, vieni con me. Oggi sei mio ospite finché potrai. Perciò non ti lascerò mai e poi mai» si accorse che lo stava fissando ancora negli occhi e proseguì «qui da solo intendo. Vieni a casa, qualcosa mi inventerò.» Lo prese a braccetto e cominciò a camminare vincendo la poca resistenza che Alejandro opponeva.«Sei sicura? Posso aspetta-» gli mise un dito sulle labbra e gli intimò di tacere.
Non disse più niente. Si raddrizzò sulla schiena, le porse meglio il braccio, deciso a non lasciarla. Le sorrise con tenerezza. Al diavolo mister perfetto, lui voleva dei ricordi, quella era la sua ultima giornata.~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
Arrivati davanti alla porta di casa, Gabriela prese fiato, pronta a ricamare la prossima fantasia per far restare Alejandro a pranzo, come un qualsiasi ospite.
«Niente scherzi!» lo minacciò prima di varcare la soglia.Lui sollevò le braccia in segno di resa, anche se gli occhi svegli che accompagnavano il solito sorrisetto non promettevano niente di buono.
«Sono a casa» alzò la voce per farsi sentire «abbiamo un'ospite, Abuela!»
La nonna, sorridente a sentire quell'annuncio, comparve sulla soglia della cucina con la solita treccia candida poggiata sulla spalla.
Il sorriso le si accentuò quando vide che, la nipote, era in compagnia di un bel ragazzo e costui non era Fernando. La guardò senza dire niente, non voleva metterla in imbarazzo, chiunque fosse il suo ospite.
Inoltre una sola occhiata le permise di intuire, dall'alto della sua età, che fosse senza dubbio una brava persona. Un po' buffo con quei capelli sollevati, ma una brava persona.Lui sapeva di dover dire qualcosa, ma dal momento che lei gli aveva intimato di stare zitto non diceva niente.
Allora Gabriela sfoderò la sua teatralità.
«Stavo andando a casa di Fernando quando ho visto scappare il nuovo puledro, avresti dovuto vedere quanto era veloce, non si riusciva ad acciuffare. Poi a un certo punto, prima che scomparisse dalla nostra vista, è arrivato lui che abilmente è riuscito a fermarlo e lo ha riportato indietro. Lui è Alejandro, suonava alla festa ieri, ripartirà entro domattina e così per ringraziarlo l'ho invitato a restare per il pranzo visto che la locanda è chiusa.»Julieta le sorrise, enigmatica, e si avvicinò ai due.
«Non sia mai che in casa Flores si lasci qualcuno senza mangiare, specie i musicisti, non è vero mia cara? Benvenuto Alejandro.»
Gli diede un buffetto affettuoso sulla guancia prima di tornare in cucina, da cui proveniva un delizioso profumino.Alejandro sorrise, emozionato. Nessuno gli aveva mai fatto un gesto così. Non era niente di speciale, era solo un buffetto sulla guancia, ma aveva il sapore di un qualcosa che nemmeno lui seppe definire.
Gabriela tirò un sospiro di sollievo, per una volta le aveva dato ascolto e non aveva detto qualcuna delle sue stupidaggini.
«Vieni, andiamo a lavarci le mani e ad aiutare.»
Lo trascinò verso il bagno e dopo essersi lavata le mani lo guardò.
Le bagnò ancora una volta e senza asciugarle gliele passò tra i capelli sistemandoli e togliendo quella buffa piega che avevano preso.
Lo fece in modo spontaneo e solo dopo, guardando la sua faccia con quella stupida espressione maliziosa, si rese conto di quanto fosse imbarazzante quella cosa. Arrossì e gli chiese scusa.
«Non volevo essere invadente, ma avevi un'aria davvero strana con i capelli conciati a quel modo.»«Quasi quasi torno a farmi spettinare ancora mi vida» le si avvicinò.
«Ah, ah, davvero divertente. Ora sbrigati, ti aspetto in cucina» e lo lasciò lì, fingendo che la sua vicinanza o che l'avergli passato le mani tra i capelli l'avesse lasciata indifferente.
Alejandro prese nota mentale della nuova sensazione, un'altra che avrebbe portato con sé. Le sue mani tra i capelli. Un altro gesto, come quello della nonna, spontaneo, prendersi cura di una persona perché è così che si fa, senza per quello aspettarsi qualcosa in cambio, o perché c'è un secondo fine. Quanto gli era piaciuto quel gesto. Ne aveva ricevuti troppo pochi nella sua breve vita terrena.
Aveva avuto qualche parentesi sentimentale nel suo continuo viaggiare, ma non era niente di paragonabile a ciò che stava provando con lei. Era forse quella la sensazione di famiglia e di amore che andava cercando quando era vivo?
Non lo avrebbe saputo dire. Si lavò le mani con serietà, finì di sistemarsi i capelli e uscì da lì, diretto verso le voci che sentiva.
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Fiori nell'aldilà - una storia d'amore trascendentale
FantasiUn villaggio colorato nel cuore del Messico. Una festa, due giovani che si conoscono, Gabriela ed Alejandro, due anime che si trovano pur venendo da mondi diversi. Ma niente è come sembra e il loro legame si trasforma in un amore impossibile. © Oper...