Capitolo diciotto

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«L'ultimo che arriva è un chupacabra.»

Gabriela arrivò ansimando al portone e lo trovò già lì, con quell'espressione sfrontata, tipica di chi ha vinto con l'imbroglio.
Stava poggiato alla porta con quell'aria scanzonata e non pareva più arrabbiato, ma d'altronde non avrebbe proprio potuto.

Lei era andata a riprenderlo, lei provava ciò che provava lui. Al diavolo l'essere morto. L'avrebbe vissuta nell'unico modo in cui avrebbe potuto. Standole accanto. E pazienza se non avrebbe mai potuto nemmeno abbracciarla, se nella vita avrebbe sposato un'altro e pazienza se un giorno sarebbe sparito davvero. Voleva solo vederla felice.

«Sei... il solito... imbroglione» gli disse ansimando, felice di esserlo andata a riprendere.

«Puoi sempre picchiarmi... ah no, non puoi» la canzonò.

Lo guardò sollevando un sopracciglio e incurvando la bocca in un sorriso di sfida.
«Vero. Ma posso sempre passarti attraverso!»

Alejandro prese a spostarsi lesto in qua e in là invocando pietà, così rapido che lei cominciò a ridere tenendosi la pancia
«Stai svolazzando!»

Alejandro si bloccò di colpo con l'indice sollevato, e con fare serio e piccato, non perse occasione di ribattere:
"Ehi, io non svolazzo!"

Julieta pensò che la nipote, la cui voce le arrivava da fuori, ma senza capire cosa dicesse, stesse provando qualche nuova rappresentazione per i bambini in piazza e scosse la testa divertita.

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Quella sera, Gabriela, sotto insistenza del piccolo Dante venuto a bussare alla sua porta, e sotto quella di Alejandro che continuava anche lui a ripetere in coro con fare molesto - «Ti preeeeeeeego»-
decise di inventarsi una storia per i bambini.

Così, appena furono tutti seduti nella piazza dinanzi a lei, dopo averci pensato per un istante cominciò:

«Esiste un luogo dove il confine tra il mondo degli dei e quello degli umani si fa sottile, un punto d'incontro dove il destino prende forma e gli dei vigilano sull'andamento degli eventi terreni con occhi benevoli, pronti a intervenire quando necessario.»

Aveva un tono solenne e subito catturò l'attenzione di tutti i presenti.

(***) «Ohi sentite, parla di noi!» disse Pilli sporgendosi in avanti.

«Non può parlare di noi, andiamo» Xochi spostò una piuma con fare annoiato.

Gabriela proseguì:
«Immaginate un luogo maestoso, situato in un'intersezione tra il cielo e la terra, dove gli dèi aztechi si radunano per osservare e influenzare gli eventi sulla Terra. Questo luogo è un tempio celeste, un regno elevato dove gli dei possono svolgere il loro ruolo nel destino degli umani.»

(***) «Oh cacchio parla di noi!»  Xochi litigò con la piuma in faccia e si sporse in avanti.

(***) «Te lo dicevo io.» Pilli batté le mani insieme con soddisfazione ed entusiasmo.

«Al centro del tempio, fatto di pietra lucente e scolpita, c'è un grande altare circondato da fiori e candele che bruciano con fiamme dai colori vivaci. Questo altare è il luogo in cui gli dèi si radunano per discutere gli affari dei mortali e prendere decisioni sul loro destino.»

(***) «Questa ragazza sa troppe cose secondo me, non credi T?»

(***) «Sarei molto grato, Yaca, se smettessi di chiamarmi T e no, sta semplicemente inventando.»

La voce di Gabriela si udiva in tutta la piazza. I bambini, immaginando questo luogo magico e da fiaba, producevano versi stupiti di diversa entità.

«Dall'altare si può ammirare uno scenario surreale: un'enorme finestra attraverso la quale gli dèi possono guardare verso il mondo terreno.
L'aria è carica di energia e il suono di canti celesti, accompagna i momenti di discussione e decisione.»

Fiori nell'aldilà - una storia d'amore trascendentale Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora