Il giovane, con le braccia conserte, aveva dipinta sul viso un'aria di aspettativa.
Gabriela sorrise in maniera nervosa per l'assurdità di tutta quella situazione.
E adesso come glielo spiego, pensò.
«Mi piace disegnare» gli disse regalandogli un sorriso forzato.
«E... ?» incalzò lui.
«E ti ho disegnato», indicò con la mano sinistra il foglio che teneva nella destra. Il sorriso le restava bloccato sul volto.
«E... ?» Lui fece un cenno con la mano esortandola a proseguire.
«E, cosa? Io non lo so. Mio nonno mica è qui, eppure anche il suo ritratto è qui. Quindi sei tu, che devi una spiegazione a me!» continuò lei con tono indispettito.
«Gabriela che c'è. È notte fonda, con chi ce l'hai?» la voce della nonna, attutita, provenne dalla stanza vicina.
«Chiediamolo a lei, dalla voce sembra saggia, lei lo sa di sicuro», disse il giovane, con tono ironico e provocatorio. Finse di camminare verso la stanza da cui era appena provenuta la voce di Julieta.
«No, no, no. Guai a te, torna subito in camera da letto! No, oddio, come suona male... Non intendevo. Ah, lascia perdere, vieni con me e basta!» sussurrò decisa, prima di rivolgersi alla nonna.
«Con nessuno abuela, tranquilla. Prendevo ancora dell'acqua, stanotte ho molta sete, e mi è sembrato», lo fissò seria come a sfidarlo a contraddirla, «di vedere uno scarafaggio! Ma è tutto a posto, l'ho sistemato. A domattina.»
Si diresse, a passo svelto e leggero, al piano di sopra guardando in giù verso il ragazzo; subito dopo gli puntò l'indice contro per poi portarlo sul pavimento accanto a lei, aspettandosi che obbedisse.
Costui ridacchiò divertito. Trovava tutta quella faccenda davvero insolita e strana, ma, ehi, finalmente qualcosa di nuovo! In ogni caso voleva una spiegazione, la pretendeva, perché non sarebbe dovuto affatto essere lì.
Così decise di darle retta e la raggiunse.
«Allora, io sono convinta che questo sia un sogno e domattina mi sveglierò, ma per adesso siamo qui, perciò... che ne dici almeno di presentarti visto che sei in camera mia e nemmeno so come ti chiami?» Si mise a sedere sul letto, con le ginocchia piegate sul petto e avvolgendosi le gambe con le braccia.
«Hai ragione. Scusa, ma... È tanto, tantissimo tempo che non... che sono... Oh, insomma hai capito. Ho quasi scordato le buone maniere, da morto», raddrizzò la schiena e mimò un inchino: «Il mio nome è Alejandro o meglio, era; nessuno mi ci chiama più. E tu, sei Gabriela» le rispose appena prima di sedersi sulla poltrona.
«E tu come fai a sapere il mio nome?!» chiese lei stupita.
«Forse perché ti ha appena chiamato la tua abuela?», la guardò come si sarebbe potuto guardare un bambino a cui si spiega una cosa ovvia, «e adesso che sappiamo tutti chi siamo... Mi dici che cosa vuoi da me?»
«Oltre che essere morto sei anche testardo eh. Non lo so, io non ho fatto niente, ti ho solo disegnato... E comunque», esitò per un breve momento sistemando la stoffa del pigiama che indossava, come per togliere delle inesistenti pieghe, «Alejandro, da te non voglio niente. Anzi sì. Vorrei che te ne andassi», concluse indicando la finestra con le mani.
«Non credo funzioni così sai? Non sono mica un pipistrello, non è che salto giù da una finestra e volo via. È vero che non posso morire, non di nuovo, ma... Se sono qui ci sarà un perché. Anzi a dirla tutta, perché mi hai disegnato mi vida? Sono davvero curioso.»
L'espressione allusiva che fece mentre pronunciava queste parole la fece innervosire di nuovo. Tuttavia aveva ragione; perché avrebbe dovuto disegnare un emerito sconosciuto?
«Perché... hai gli occhi più neri che io abbia mai visto. Puro interesse artistico!» cercò di mantenere un tono serio e professionale.
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Fiori nell'aldilà - una storia d'amore trascendentale
FantasyUn villaggio colorato nel cuore del Messico. Una festa, due giovani che si conoscono, Gabriela ed Alejandro, due anime che si trovano pur venendo da mondi diversi. Ma niente è come sembra e il loro legame si trasforma in un amore impossibile. © Oper...
