Capitolo ventuno

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«E adesso, cosa ci faccio io con te?»

Questi, per tutta risposta si guardò intorno e, come se avesse deciso che quella sarebbe stata casa sua, salì sulla poltrona, fece un giro su sé stesso e iniziando a farsi un'accurata toeletta.

«Mi ucciderà, lo so», pensò Alejandro avvicinandosi al letto per controllare se Gabriela fosse sveglia.

Lei era lì distesa, con le guance rosse e  febbricitante. Lo guardò e senza apparentemente ricordarsi che lui non avrebbe potuto farlo, gli chiese se poteva portarle dell'acqua, perché aveva una sete insopportabile. Alejandro andò nel panico perché, in apparenza, Gabriela pareva non essersi ricordata della sua condizione di defunto, e che in quanto tale, non avrebbe potuto aiutarla in alcuna maniera.

Allora decise di uscire dalla stanza e di recarsi al piano di sotto per cercare Julieta, cosciente che non lo avrebbe visto, ma si sa, quando si è preoccupati per qualcuno che si ama si tenta l'impossibile.

La trovò in cucina, che preparava del brodo per pranzo, nell'aria un profumo delizioso.

«Lo so che non mi vedi e non mi senti,ma devo provarci. Ti prego, sali di sopra, per favore.»

Si agitò, con l'intento di farsi notare come faceva con gli animali, ma più si sbracciava, più si avviliva per l'inutilità della cosa.

Alle sue spalle un delicato miagolio fece voltare entrambi i presenti nella sua direzione.
«E tu cosa ci fai qui?»

Alejandro e Julieta al vedere il gattino comparire sulla soglia della cucina pronunciarono la stessa frase nel medesimo istante.

Un nuovo miagolio fu la risposta del felino, mentre la sua coda si esibiva in sinuose movenze.

«Ti prego vai di sopra, non adesso», supplicò lui all'indirizzo del paffuto animaletto, il quale, come se lo avesse capito, fece di tutta fretta dietrofront e risalì lesto le scale che lo separavano dalla camera di Gabriela.

Julieta invece, dopo averlo osservato sparire, decise di andare a vedere dove si fosse cacciato il piccolo intruso e così gli andò appresso. Alejandro esultò perché in un modo o in un altro, aveva ottenuto ciò che desiderava, ossia che la donna salisse al piano di sopra.

Il gattino nel frattempo si era accomodato sopra il letto di Gabriela e con un sonoro miagolio richiamò l'attenzione di Julieta, la quale si avvicinò e vide che la nipote non stava affatto bene. Le poggiò una mano sulla fronte e si rese conto che aveva la febbre alta.

Tornò così al piano di sotto, prese un catino, lo riempì con dell'acqua fresca e mise al suo interno una pezza pulita. In qualche modo bisognava pur fare calare la temperatura. Poi avrebbe preparato un decotto con delle erbe, ma finché la nipote non fosse stata in grado di bere non avrebbe potuto fare altro.

Salì ancora nella camera e le mise la pezza sulla fronte dopo averla strizzata con cura.

Alejandro si sentiva così inutile in quel momento. Guardava la sua amata e lui non era stato in grado di fare niente se non di sventolare a vuoto. Persino un gattino era stato più utile di lui. Era davvero avvilito.

«Ora scendo, ho lasciato il fuoco acceso, ma torno a controllarti tra poco.» Julieta le fece una carezza sul viso e uscì dalla stanza.

In un istante improvviso, un'illuminazione attraversò la mente di Alejandro: la sua condizione di defunto avrebbe potuto rivelarsi davvero vantaggiosa. Sarebbe potuto essere utile per la prima volta!Con cautela si distese sul letto e si avvicinò a lei con la massima prossimità consentita, richiamando alla memoria le sue parole riguardo a quel gelo intenso che si intensificava all'aumentare della loro vicinanza.

Rimase così, in un gelido caloroso abbraccio sperando che la sua idea funzionasse.

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Intanto, in un altro luogo…

(***) «E questo è quanto. Allora, Felipe, che cosa ne pensi?»

«Penso che avete perso il senno! E ringraziate che non posso prendervi a calci!»

(***) «Lo dicevo che andava a finire a calci?» Yaca ridacchiò, mentre seduto sul suo trono, si godeva la scena con aria divertita.

Felipe stava lì, al centro della luccicante sala degli dèi, con addosso gli occhi di tutti. Indossava gli abiti con cui era stato sepolto, una camicia bianca e dei pantaloni neri. Non era più anziano, ma aveva l'aspetto giovane e bello che tanto aveva fatto girare la testa a Julieta il giorno del mercato.

(***) «Andiamo! Potresti chiederglielo. In fondo la decisione finale spetta a lei.» spiegò Yaca.

«Perché non lo fate voi? O avete finito i vostri superpoteri?» rispose l'uomo, sarcastico.

(***) Cess«Ma scusa, non vorresti rivedere la tua amata? Non ti manca? E poi… pensaci! Tua nipote sarebbe felice. Non vuoi la sua felicità? Hai visto quanto la ama?» insistette Pilli rimarcando ciò che avevano appena guardato.

Fu in quel momento che Felipe perse il controllo.

«Mi manca? Tu chiedi a me se mi manca? Non c'è stato istante in cui non mi sia mancata, in ogni momento in cui in vita ero lontano da lei, e mi manca ora ancora di più. So che la rivedrò, ma mi manca come una parte di me. Lei possiede la metà del mio cuore e io la metà del suo. A me manca la mia amata, a voi manca il cervello!»

Camminava minaccioso per la sala, urlando e puntando il dito a turno contro di loro, tanto che T si era raddrizzato sul trono e i colibrì avevano cercato rifugio tra le piume di Xochi.

«Mi chiedete se io non voglio la felicità di mia nipote. Io amo mia nipote, darei la vita se ne avessi ancora una per la sua felicità, così come la darebbe la mia Julieta. A voi sembra tutto facile, no? Le vostre menti illuminate si sono, a quanto pare, perse in sentieri di follia! Perché non chiedete a mia nipote se potrebbe essere felice sapendo che, per avere un amore, deve perderne un altro?  Forza. Fatelo!»

Avesse avuto un corpo da poter usare per prenderli a calci lo avrebbe fatto senza ombra di dubbio alcuno. Felipe, uomo dolce e buono come il pane era diventato una furia a sentire quella proposta. E non aveva paura di esprimere il suo totale dissenso davanti a quelle divinità; in fin dei conti, pensò, non ho niente da perdere, sono già morto.

«E inoltre. Avete pensato a quel ragazzo? Esiste anche lui o ve lo siete dimenticati? Pensate che accetterebbe di mettere la sua felicità a baratto con la vita di un'altra persona, qualunque essa sia e a maggior ragione con la nonna della sua amata? Io mi chiedo cosa abbiate in testa voi dèi. Riportatemi dove stavo!»

(***) «Ora diamoci una calmata», T interruppe il suo solito silenzio, «hai visto Pilli? Non è d'accordo nemmeno lui. Idea bocciata. Riportalo dove lo hai preso, prima che trovi il modo di prenderti a calci.»

(***) «Ma sono così carini. Voglio dire... Guardatelo. È morto e nonostante tutto sta facendo l'unica cosa che può fare per farla stare meglio. Il morto. Io non sono un mostro, io li voglio vedere felici e pensavo che anche tu saresti stato felice di riavere la tua amata. Perfetto, Pilli ha solo idee brutte. Andiamo. Ti riporto dove ti ho preso.»
Stava quasi per lasciarsi andare ad una crisi di nervi e di pianto.

(***) «Non cominciare a piagnucolare, mi sta venendo mal di testa. Sentite, non c'è bisogno che lo sappiano tutti. Basta chiederlo solo a Julieta. Fine della storia. Se dice no, è no. In fondo, Felipe, io non credo che non sia in grado di decidere per se stessa. O ha bisogno del tuo permesso per caso?» Xochi ricominciò a levarsi le dannate piume da davanti.

«Certo che no! E va bene. Ma uno di voi geni viene con me! Allora, chi si offre?»

Tutti i presenti si guardarono in silenzio.

Fiori nell'aldilà - una storia d'amore trascendentale Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora