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𝐌𝐚𝐟𝐢𝐚 - 𝐃𝐚𝐫𝐤 𝐫𝐨𝐦𝐚𝐧𝐜𝐞
Los Angeles. Ares è il maggiore di tre fratelli e primogenito della potente famiglia mafiosa Torre, appartenente alla terza dinastia.
24 anni di puro peccato, omicidi, vendette e crudeltà...
(p.s. per la lettura del capitolo vi consiglio l'ascolto di Skyfall -Adele, per entrare ancor di più nel vivo della storia. Buona lettura...)
🥀
"Cambiare è difficile, non cambiare è fatale." -Fred Alle
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Ares, alcuni anni prima
Ares era tutto sua madre. Dagli occhi chiari e vispi, sempre corrugati in un'espressione ferma, i capelli corvini che spesso la donna teneva raccolti una crocchia ordinata, il naso aquilino ed il carattere sicuro di sè e velato da un'orgoglio indissolubile. Tra tutti e tre i fratelli Torre, Ares era l'unico a portare sul volto i lineamenti brillanti e regolari di Clarissa. E quando ella morì in quella notte tempestosa, lui non si dette pace. Giuró a se stesso che avrebbe trovato l'assassino che aveva posto a termine la vita della sua amata madre, abbandonandolo alle grinfie dell'uomo che, per qualche ingiusto motivo, doveva chiamare "papá". Quando crebbe, ed il suo corpo si tramutò in quello di un uomo maturo e vigoroso, i tratti di della madre divennero sempre meno percettibili ad un occhio poco attento ai dettagli. Tranne gli occhi. Quegli occhi capaci di inghiottire qualunque respiro. Quelli sarebbero stati il ricordo più vivido di Clarissa.
A r e s
Mi trovo seduto nei sedili anteriori di una delle mie Cadillac, attendendo l'arrivo dei russi.
Chase e Falco mi affiancano fedelmente, anch'essi in attesa.
Sfodero la mia Glock 17 dalla tasca interna della giacca, appena lo stridere delle ruote di un'auto e degli improvvisi spari arrivano alle nostre orecchie.
I russi ci stanno attaccando.
«Fottuti bastardi.» Impreco.
In breve tempo ci raggiungono i miei uomini, i quali iniziano a sparare colpi a destra e manca, uccidendo la maggior parte dei nostri avversari e ferendo un gran numero di civili, i quali urlano all'unisono.
Brandisco con forza la pistola iniziando a sparare, con gli occhi spiritati.
Si prospetta una vera e propria carneficina.
Impreco tra i denti quando mi accorgo di esser stato colpito alla spalla sinistra da un proiettile.
Dalla ferita, adesso, fuoriesce abbondantemente del sangue bollente macchiando la candida camicia bianca.
Impugno nuovamente la pistola caricandola con rapidità continuando a sparare, ignorando il dolore fisico.
