Defenceless-Louis Tomlinson

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I come runnin' to you like a moth into a flame
You tell me, "Take it easy", but it's easier to say
"Wish I didn't need so much of you"
I hate to say, but I do
A Manuel era passata tutta la vita davanti quando aveva trovato Simone sotto casa sua, schiantato con la Vespa e privo di coscienza. Ricordava come la sua voce fosse lontana, nonostante fosse la sua stessa voce quella che stava usando per chiamare aiuto, ricordava mentre lo stava tenendo stretto a sé mentre con disperazione sperava che arrivasse presto qualcuno ad occuparsi del suo amico. Ricordava la dormita sulle sedie scomode dell'ospedale, ricordava il risveglio di Simone, i vari accertamenti a cui si era sottoposto, le sue prime sedute dallo psicologo, il riaffiorare dei ricordi di Jacopo, le volte in cui lo respingeva quando soffriva troppo, le volte in cui Manuel, a gomitate, si guadagnava il suo posto. Piano piano, Manuel aveva realizzato quanto avesse bisogno di Simone anche solo per stare in pace con il mondo. E una sera lo aveva esternato a Simone durante una cena: <Simò ho realizzato una cosa> gli disse soltanto, mentre Dante caricava la lavastoviglie di piatti sporchi. Simone lo aveva guardato con aria interrogativa, non proferendo parola per far sì che continuasse a parlare: <Ho un sacco bisogno di te, ma tipo tanto> gli disse. Simone rimase interdetto (sbattè un po' di volte le palpebre incredulo) e arrossì. <Vabbè mo' non esagerare> gli rispose, diventando di un rosso tendente al fucsia. <Te lo giuro> esclamò Manuel. Il resto della serata trascorse con i due che si fissavano sottecchi e si sorridevano.

We're sleepin' on our problems
Like we'll solve them in our dreams
We wake up early mornin', and they're still under the sheets
I'm lost in my head, I'm spinnin' again
Tryna find what to say to you
Ad avere un periodo difficile fu poi Manuel. Simone per fortuna si stabilizzò leggermente, riuscendo anche a tornare a rugby e continuare ad indagare sul suo passato. Manuel, che aveva trascorso gli ultimi sei mesi attaccato a Simone, aveva iniziato non solo a sviluppare un fortissimo senso di protezione e quasi dipendenza nei confronti dell'altro ragazzo, ma anche ad interrogarsi sui suoi sentimenti. Spesso, fingeva di ignorare tutto: si addormentava rimandando tutto al giorno dopo e anche se sperava miracolosamente che quel giorno dopo gli schiarisse le idee e risolvesse i suoi problemi, il giorno dopo si svegliava trovandoli ancora lì, bloccati nella sua testa, poi tra cervello e cuore. Allora si chiudeva in se stesso, rispondendo solo se strettamente necessario e arrovellandosi sui suoi dubbi ogni minuto libero che aveva. Simone, dopo una settimana in cui Manuel sembrava vivere su un pianeta a tutti sconosciuto, decise di parlargli. <Manu tutto okay?> gli chiese una sera, mentre cercavano di studiare latino a casa del più grande. Manuel lo aveva fissato perplesso, ma assente, e poi aveva annuito pensieroso. E mo', che vuoi che ti dica? Aveva pensato mentre guardava il più piccolo annuire poco convinto e ritornare sul quaderno di latino. Manuel aveva sospirato, ritornando anche lui a fissare il libro per cercare delle risposte, magari cosa rispondere, in maniera sincera all'amico, senza trovare assolutamente nulla.

Been up all night, all night, runnin' all my lines
But it's only the truth
Been up all night, not sure how to say this right
Got so much to lose
Passarono le settimane e Manuel, oltre a perdere i contatti con Simone allontanandosi piano piano senza dare spiegazione, perse tempo in tutto ciò che faceva: arrivava tardi ovunque, persino a lavoro nel fine settimana, o nelle uscite con gli amici, negli impegni con sua madre. Prima inventava scuse abbastanza banali, ma all'ennesima notte insonne (era tipo la quattordicesima, le aveva contate in un tentativo disperato di fargli calare il sonno), aveva deciso di scrivere qualcosa, per poi ripeterla ad alta voce. Pensò di poterla effettivamente dire a Simone il giorno dopo e quando la sveglia annunciò le sette e Manuel, nonostante avesse due ore scarse di sonno, scattò in piedi, scrisse a Simone che sarebbe passato prima per parlargli e con grande concitazione e fretta, si preparò velocemente e saltò in sella alla moto, arrivando in neanche dieci minuti davanti a villa Balestra. <Buongiorno> disse, non appena Simone aprì la porta di casa sua. <Ciao Manu, tutto okay?> gli disse il più piccolo, sbadigliando e facendolo entrare. La cucina era vuota, fatta eccezione per il tavolo su cui stavano delle merendine e due tazzine di caffè. <Mio padre oggi ha il giorno libero e nonna Virginia sta ancora dormendo. Facciamo colazione e andiamo a scuola, che dici?> chiese Simone, mentre Manuel annuiva. Si sedettero quindi intorno al tavolo. Mentre Simone con grande tranquillità consumava il pasto, Manuel lo fissava terrorizzato. <Io ti devo parlare, ma non so come dirtelo, ho così tanto da perdere> enunciò.

Never been so defenceless
Never been so defenceless
You just keep on buildin' up your fences
But I've never been so defenceless
<Simò lo so che mi sono allontanato da te nell'ultimo periodo e che tu giustamente ti sei allontanato di rimando, ma ti prego di ascoltarmi e di credermi, ti sto dicendo la verità> continuò Manuel. <So che ti ho ferito tante volte, che ti ho deluso, ma adesso sono completamente senza difese>. Simone non era riuscito a spiccicare verbo e il loro discorso era stato interrotto da nonna Virginia che sistemò la cucina mentre i due, in silenzio ma di nuovo uniti, andavano a scuola.

No, you don't have to keep on bein' strong for me and you
Actin' like you feel no pain, you know I know you do
Il discorso a metà di Manuel aveva provocato un riavvicinamento tra i due che ora, come un unico corpo, camminavano e si recavano ovunque insieme. Erano ormai simbiotici. E spesso accadeva che per questa loro vicinanza venissero presi in giro, soprattutto da Matteo che neanche con Chicca accanto che lo rimproverava ogni due per tre, si placava. Simone difendeva per due, rispondeva male per due, spesso soffriva per tutti e due e non lo dava a vedere a Manuel. Ma una sera crollò: Matteo aveva esordito con una delle sue battute sui due, andandoci pesante soprattutto con Simone per i suoi atteggiamenti e i suoi gusti musicali, insultandolo con battute ironiche con stereotipi su stereotipi, e Simone, una volta tornati a casa, prima si era chiuso nel silenzio, poi era scoppiato a piangere davanti a Manuel ufficialmente perché "non riusciva a tradurre latino". Manuel, che lo conosceva come le sue tasche, gli aveva fatto vuotare il sacco, ammonendolo affettuosamente: <Simò ho le spalle larghe pure io, non ti accollare tutto il male per non farlo sentire a me> gli disse. Simone scosse la testa, asciugandosi il volto con il dorso della manica della felpa (di Manuel, meglio, rubata a Manuel): <Ho il compito di difenderti. E poi non voglio che tu stia male> aveva mormorato, singhiozzando di tanto in tanto. Il più grande lo aveva stretto a sé lasciandogli un bacio tra i capelli: <Simò so' forte pure io, non farti tutti sti problemi>.

And I can't get inside when you're lost in your pride
But you don't have a thing to prove
A volte, capitava invece che Simone si intestardisse: come quando andava a rugby nonostante il braccio ancora gli facesse male compiendo certi movimenti, o quando non voleva parlare con lo psicologo né di Jacopo né dei suoi né dell'incidente o delle prese in giro di Matteo a scuola. Allora Manuel cercava di farlo ragionare, spesso ottenendo il nulla, perché non capiva da cosa scaturisse tutto quell'orgoglio personale che emergeva in quelle situazioni dove Simone non aveva nulla da dimostrare, soprattutto con lui. Allora aspettava che si calmasse e provava a farlo ragionare (molto spesso con scarsi risultati).

(I hope that) I'm not askin' too much
Just wanna be loved by you (don't you be so defensive)
And I'm too tired to be tough
Just wanna be loved by you
E una notte accadde: Manuel finalmente, dopo un anno dall'incidente di Simone, decise definitivamente di abbassare tutte le difese, con tutte le persone che più gli volevano bene. Prima di uscire, si confidò con sua madre facendo coming out, poi fece un respiro profondo e si recò alla cena di fine anno con la classe dove con Chicca e Laura, ormai le sue confidenti più strette, prima, e poi con Giulio, Aureliano e Pin dopo, fece coming out ottenendo dei "lo sapevamo già, grazie tante" super ironici che lo fecero sentire però molto voluto bene, e poi a fine serata, alle due, quando tornò a casa Balestra con Simone, con lui stesso. <Simò io ho un discorso sospeso da mesi con te> gli disse, mentre, coricati nel letto del più piccolo (la brandina pronta ma completamente dimenticata, messa lì come una sorta di cimelio e ricordo piuttosto che come vera utilità) conversavano di tutto e niente. <Ho bisogno di te, ho bisogno di stare con te perché mi sono innamorato di te> disse. Simone sgranò gli occhi: <Ripeti> disse. <Sono innamorato di te. E ciò che ti chiedo non è tanto, credo. Voglio essere amato da te> rispose. Simone stette di nuovo in silenzio, ancora incredulo e senza parole. <So che non mi credi, che forse non ti fidi perché ti ho fatto soffrire quella sera, ma veramente: ora sono completamente senza difese. Per favore, smetti di costruire questi muri che non sono bravo a scalarli> disse, sospirando. Simone, per tutta risposta, lo baciò stringendolo forte a sé. Sì addormentarono abbracciati.

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