Io non abito al mare-Francesca Michielin

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Non mi intendo d'amore
Non lo so parlare
Non mi intendo di te
È per questo che non vieni con me
Era l'ennesima volta durante la giornata che Simone si guardava allo specchio imponendosi un contegno, cercare di non illudersi e affrontare ciò che restava della mattinata a scuola, ma con Manuel accanto che lo toccava, lo abbracciava alla prima occasione disponibile, gli faceva battute idiote era assai difficile. Ricordava ancora le parole cattive ma velenose dette in garage, il loro rapporto che si era sgretolato più volte. Simone non era abbastanza per lui, e doveva metterselo in testa, non era capace di amare, non era meritevole di amore forse.
Io non abito al mare
Ma lo so immaginare
È ora di andare a dormire
Ma è la mente che ci porta via
Oltre queste boe
Sembra una bugia
Per chi non sa nuotare
Quella notte estiva faceva veramente caldo: Simone si girava e rigirava nel letto senza pace cercando una posizione comoda e un punto freddo nel letto. <Aò e statte bono> gli aveva sussurrato una voce nel buio. Aveva sbuffato: <Fa troppo caldo, sto a fa la colla> borbottò imbronciato come un bambino di sei anni. <Vabbè apri la finestra> aveva risposto Manuel, rigirandosi dalla parte opposta. Simone aveva eseguito, poi si era ributtato a letto: la sua mente aveva iniziato a viaggiare a mille chilometri orari in universi paralleli dove lui e Manuel erano una coppia, erano insieme ovunque e vedevano il mondo. Si immaginò nella spiaggia di Ostia dove andava con il padre, quella spiaggia che aveva visto anche Jacopo, la stessa che ora era senza biliardino a segnare il tempo che scorreva e che non lasciava nulla uguale a come era prima. Solo il lieve russare di Manuel al suo fianco lo riportò alla realtà, schiaffeggiandolo: niente di tutto ciò esisteva, loro erano amici e così sarebbe stato.
Queste cose vorrei dirtele all'orecchio
Mentre urlano e mi spingono a un concerto
Gridarle dentro un bosco, nel vento
Per vedere se mi stai ascoltando
Queste cose vorrei dirtele sopra la techno
Accartocciarle dentro un foglio e poi centrare un secchio
Stasera non mi trucco che sto anche meglio
Voglio vedere se mi stai ascoltando
Se mi stai ascoltando
Simone voleva dichiararsi a Manuel: lo decise quella calda mattina di luglio quando, a casa di Matteo, si era svegliato e si era preparato per andare in spiaggia con gli altri. <Aò ma tutto bene?> chiese Manuel appena montarono gli ombrelloni. Simone annuì distratto, passando la giornata accanto a lui. La sera, quando si recarono in discoteca, decise di buttarsi, forse complice l'alcol. Manuel non lo sentì.
Non mi intendo d'amore
Non lo so spiegare
Ma quando mangio con te
Ho paura che arrivi il caffè
Che tu sia troppo dolce con me
Vorrei alzarmi da qui
Vedere se mi rincorri fuori
Quel pranzo era durato all'infinito e Simone non poteva essere più contento: Manuel entrava perfettamente nel quadro della sua quotidianità. Il panico gli salì quando il padre si alzò per fare il caffè, per poi spostarsi in salotto e continuare a conversare. Simone voleva scappare, fuggire, non sapeva per come o perché, ma Manuel stesso se lo tirò addosso, forse notando il suo nervosismo, e abbracciandolo. Si appisolò fino a sera, quando Manuel si dovette alzare per tornare a casa: <Rimani qui anche a cena> ebbe il coraggio di sussurrargli. Il maggiore si limitò ad annuire, tornando ad abbracciarlo.
Ma la cena non andò come previsto: Dante si presentò con una ragazza loro coetanea che non fece altro che flirtare con Manuel. Scocciato, Simone si alzò al momento dell'arrivo del dolce, strisciando rumorosamente la sedia contro il pavimento rosso. Manuel lo seguì.
Una serie di emozioni da evitare
Forse è meglio se parliamo di università
O della Serie A
<Ma che c'hai Simò? So' mesi che sei nervoso, me eviti, che c'è?> chiede Manuel accendendosi la sigaretta. Il minore si limitò a scuotere la testa: <Stanchezza>. Voleva elencare tutto ciò che sentiva per lui, ciò che reprimeva per evitare che di nuovo se ne andasse via dalla sua vita, che avere poco amore è sempre meglio di non averne affatto, anche se spesso si chiedeva se fosse amore quello, ma altrimenti come definirlo?
<Come va con la scelta dell'università?> chiese poco dopo, ricordandosi delle conversazioni avute in classe le ultime volte. Manuel attaccò a parlare di Roma, Bologna e Padova come scelte plausibili, mentre Simone lo fissava ridere e fumare come se fosse la prima volta, lo guardava leggero, come se non avesse dentro di sé confusione e disordine. Vederlo spensierato lo rendeva sereno. <La Roma come sta giocando quest'anno?> e Manuel attaccò con una seconda filippica infinita. Simone, in silenzio, guardava, anche se voleva urlare, o sussurrargli quanto lo amava, in mezzo a nessuno come in quel momento, o in mezzo a tutti come quella volta in discoteca. Ma decise di stare zitto e ascoltare: gli bastava quel poco che aveva.

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