Breathe-Omar Rudberg

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I'll do it on a thousand times to call you home
I will never lie about this, ain't no joke
You're cutting through the silence with a perfect tongue
If you break, then I break, we're not made of stone
Simone si era recato in officina da Manuel quella mattina alle 8, nonostante fosse domenica. Si era fatto trascinare perché il ragazzo più grande aveva bisogno di aiuto con un'auto da riparare, era un lavoro che colui che gli aveva commissionato aveva definito "veramente urgente". Così, avevano trascorso la mattinata in silenzio ad aggiustare quella macchina, che dopo 7 ore di lavoro era finalmente finita, risistemata come se fosse appena fabbricata. Avevano pranzato a casa di Manuel con del Mc d'asporto e il pomeriggio lo avevano trascorso studiando. Ma appena Simone stava tornando a casa, era scattato il litigio. <Ancora Simò? Ancora con sta storia che devo lascia' perde' Alice? Ma i cazzi tua mai?!> aveva sbottato Manuel. Simone era diventato una maschera di sofferenza, gli occhi si erano fatti lucidi, mentre sia lui che Manuel uscivano dalla casa, andando in direzioni diverse. Da quel giorno, non si erano più sentiti né visti, complici anche le vacanze pasquali. Al secondo giorno di assenza di comunicazione, Manuel aveva chiamato non solo Simone stesso, ma pure Dante (che ovviamente si era tirato fuori da quella situazione) e il telefono fisso di Villa Balestra, che squillava però a vuoto, a volte per minuti interi, in maniera abbastanza fastidiosa. C'era tensione, entrambi la sentivano pur essendo così distanti, pur non sentendosi affatto davvero.
Simone ormai si era chiuso a riccio, peggio che dopo l'incidente avvenuto ormai quasi un anno prima: non parlava con nessuno (neanche con Laura che era la sua confidente numero 1), a scuola si limitava a partecipare quando era strettamente necessario, a rugby lo stesso. Tutti erano preoccupati per lui, compreso Manuel stesso che, come se fossero in simbiosi, aveva anche lui assunto gli stessi atteggiamenti dell'amico, presentando la sua stessa sintomatologia a livello fisico: passo strascicato, occhiaie, litri e litri di caffè, mutismo selettivo, perdita di peso improvvisa. Sua madre aveva cercato di indagare senza ottenere uno straccio di informazione, Alice non ci badava più di tanto perché già avevano chiarito la natura del loro rapporto, sebbene per Manuel fosse qualcosina in più.
It's gotta be that you remind me of
Every single song on the radio
You're the type of melody I can't live without
I can't breathe, breathe, breathe, breathe, baby, on my own
I can't breathe, breathe (breathe), baby, on my own
Simone guardava la pagina aperta davanti a sé da ben 20 minuti mentre nelle cuffie rimbombava una playlist messa in riproduzione casuale su Spotify come sottofondo. Aveva skippato già 10 canzoni nel giro di 10 minuti perché tutte gli ricordavano Manuel e si era stufato, quindi aveva semplicemente lasciato che Calcutta, Tananai e altri artisti cantassero nelle sue orecchie senza fermarsi. Una canzone di un artista mai sentito attirò la sua attenzione, cosa che lo portò a distogliere effettivamente lo sguardo dalla pagina con il disegno di un corpo umano sopra e afferrare il telefono per vedere in che cosa fosse inconsapevolmente incappato. La canzone sembrava rispecchiare perfettamente la sua situazione, tanto da farlo sorridere involontariamente e con un po' di amarezza. La aggiunse tra i preferiti e tornò a studiare con il cuore poco poco più leggero.
It's not that I'm afraid
I just have to say it out for the world to know
That I can't breathe, breathe, breathe, breathe, baby, on my own
<Manuel non può funzionare questa cosa, finiamola così> aveva lapidariamente affermato Alice dopo l'ennesimo rapporto. La donna si stava rivestendo lentamente mentre lo guardava, sdraiato comodamente sul letto sfatto della sua camera. Manuel annuì distratto, non ascoltandola davvero, ma pensando alla sua situazione con Simone, a tutti quei sentimenti che aveva represso da tempo senza esternarli. Si autoconvinse del fatto che fosse una sua suggestione, che in realtà non aveva effettivamente paura di cosa il mondo, sua madre, Dante e i suoi amici potessero pensare. Era convinto di quello che credeva. Così si limitò a concordare con Alice e vederla mentre usciva da casa sua.
La sensazione soffocante di quando rimaneva da solo, da ormai giorni, lo perseguitava, ma decise di non farci troppo caso e andare a lavorare all'officina. Si sentiva pesante, un po' anche con la coscienza sporca, ma decise di reprimere tutto ancora e ancora e ancora, fino a sentire l'aria venire meno. Mollò la chiave inglese sul tavolo mentre afferrava il telefono, cliccò sul nome di Simone e fece partire la chiamata. Appena gli rispose, dopo aver sentito la sua voce, rimise giù: forse era arrivato il momento di fare i conti con se stessi.

I can see the future as we're passing by
And we're never stopping at no red, red light
Simone aveva avuto un blackout momentaneo durante la spiegazione di scienze mentre si ricordava di tutto ciò che lui e Manuel avevano condiviso, per poi pensare a quanto sarebbe stato bello condividere un futuro comune, dove ancora ci sarebbero stati l'uno per l'altro, senza dubbi, senza litigi (almeno, così pesanti), senza sé e senza ma.
<Manuel possiamo parlare?> chiese durante l'intervallo mentre il maggiore era fermo davanti alla macchinetta del caffè. Annuì con lo sguardo basso e lo seguì fino ad arrivare al cortile della scuola. <Senti volevo solo dirti che mi dispiace, che possiamo chiudere sta storia e che voglio solo che noi torniamo a parlarci perché mi manchi, mi manca stare con te e fare le nostre cazzate. Mi perdoni per essere stato invadente?> chiese Simone. Manuel rimase interdetto osservando il ragazzo davanti a sé, che aveva un timido sorriso sulle labbra e gli occhi velati dalla preoccupazione di un possibile rifiuto. <Simò ma che stai a dì, solo stronzo so' stato io e avevi ragione, vié qua> borbottò, tirandoselo in un abbraccio.
Whatever you decide, just know you're not alone
If you break, then I break, we're not made of stone
Una sera Simone aveva appena finito di studiare, quando aveva sentito il campanello di casa suonare con insistenza. Fuori, sotto la pioggia torrenziale di quel giovedì di fine aprile, Manuel stava in piedi, completamente fradicio, davanti all'ingresso della Villa. Aveva gli occhi rossi e lucidi, non spiccicava parola, lasciando che il suo sguardo vagasse ovunque tranne che posarsi sul ragazzo davanti a lui. Non si dissero nulla: Simone si limitò a farlo entrare e lasciargli dei vestiti puliti in bagno in modo che l'altro si facesse una doccia, poi lo aspettò in camera guardando Tik Tok e scambiandosi qualche video con Laura e qualche compagno di squadra. Manuel era tornato dopo una 20 di minuti, ancora scosso. Si era sdraiato accanto a lui, poggiando la testa sulla spalla del più alto. Erano rimasti in silenzio, in sottofondo la pioggia che batteva sui vetri e il terreno, ora più calma. <Oggi ho...ho cercato delle...delle cose su Internet> iniziò il più grande senza guardare in faccia Simone, con la voce rotta. <Da un po' mi sentivo compressato di sentimenti, non capivo cosa mi stesse succedendo, anche tutta la cattiveria che ti buttavo addosso mi faceva strano perché sì che sono stronzo, ma non così tanto. Mi contraddicevo da solo, e allora ho deciso di chiedere aiuto a Chicca> si era interrotto tirando su con il naso, la voce ancora meno stabile mentre riprendeva: <Mi ha suggerito di cercare delle cose su internet per capire se fosse effettivamente così come diceva lei, ed effettivamente aveva ragione> concluse ancora. Si voltò verso Simone terrorizzato, per poi respirare profondamente e continuare: <Ho scoperto che mi piacciono anche i ragazzi, sono bisessuale> sussurrò, per poi scoppiare a piangere. Simone lo aveva stretto a sé, versando anche lui qualche lacrima, ricordando della volta in cui lui era sceso a patti con quella consapevolezza, la paura di deludere tutti ed essere giudicato. <Manu non c'è bisogno che tu lo dica a tutti, qualsiasi cosa deciderai di fare, va bene. Io sono qui, lo sai> aveva mormorato dopo un po' con la voce instabile. <Io...volevo anche scusarmi con te per tutto e volevo dirti che...che a me tu piaci. Non è vero quello che ho detto, ero semplicemente confuso, non volevo accettare tutto questo perché sì, ero spaventato e non...mi dispiace, cercavo di ferire me ferendo te> crollò ancora. Simone rimase rigido al suo fianco, poi si sciolse di nuovo attirandolo a sé in maniera ancora più stretta: <Manu anche tu mi piaci e so cosa si prova. Non abbiamo nessuna fretta, prenditi tutto il tempo che vuoi>
All the hard times
Yeah, they made us so much greater
All the hard times
Yeah, they made us so much greater
Il tempo di Manuel fu davvero davvero davvero lungo, fu un percorso difficile quello della sua accettazione, spesso con ricadute in quel vertice di negazione che altrettanto spesso sembrava superare. Simone gli era stato accanto sempre e quando finalmente, dopo un anno e mezzo di uscite e compromessi, durante l'esposizione dei quadri dopo la maturità lo aveva baciato davanti a tutti, aveva sorriso e aveva capito quanto ne fosse valsa la pena.

Playlist/Simone e ManuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora