Due parole: Mission Impossible - Giada Price

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-Giada- Sentii mia madre gridare dalla cucina. Mugugnai qualcosa in risposta -Giada- il tono di mia madre si fece sempre più insistente finchè non entrò direttamente in camera mia e iniziò a smuovermi -Giada alzati- -Ancora cinque minuti- non volevo aprire gli occhi, avevo troppo sonno per vivere e non volevo andare a scuola. -Giada, svegliati! Se continui così al campo ti ci porto la settimana prossima!- Il campo? Oggi? Cazzo è vero! MI svegliai improvvisamente e con un sorriso sul volto. Mia madre rise alla mia reazione. Mi alzai dal letto e mi diressi in cucina sempre con lo stesso sorriso. Mia madre mi raggiunse poco dopo ancora divertita a questa mia reazione. -Magari ti svegliassi così ogni mattina- mi disse prendendomi in giro. Senti, non sei tu quella che non vede la persona di cui è innamorata da un anno e la sua migliore amica da Natale mi ritrovai a pensare ancora sorridente.

-Potrei provare a dirti che devi andare al campo quando non riesco a svegliarti- -Se mi farai questo giochetto ogni mattina dubito che funzionerà- -La mattina sei abbastanza rincoglionita- -Ehi!- gridai divertita. Okay, non ero proprio la persona più mattiniera che conoscessi (Probabilmente Cervello di Gufo avrebbe vinto il primo premio), ma non credo di essere così terribile da appena sveglia. Provai a ribattere ma mi precedette. -Una volta volevi una frittata a colazione, hai preso l'uovo e lo hai fatto cadere per terra- -Avevo fatto un incubo e le mie mani erano sudate- -Un'altra volta era domenica e pretendevi di andare a scuola- -Senti, se ho un orologio interno che manca di qualche ingranaggio non è colpa mia- lei rise -Una volta mi hai chiesto dove fosse il bagno- -Ero piccola- mi difesi -È successo due settimane fa- Odiavo essere figlia di Agata Price, trovava sempre il modo di vincere una discussione.

Sbuffai e lei rise ancora di più. -Fai colazione, io vado a cambiarmi- -Ricevuto- dissi ancora un po' scocciata. Mi ritornò il sorriso ripensando alla foto di Sol ed Olivia che mi avevano inviato dal campo (Avrei voluto mandare anch'io qualcosa, ma la foto della mia verifica di chimica con una F sopra non era poi così l'ideale). Presi i miei biscotti dallo scaffale e poi il latte al cioccolato dal frigo. Sì avevo quindici anni e bevevo il latte al cioccolato, problemi? Il caffè faceva schifo, o almeno, il caffè italiano senza zucchero che preparava mia madre non mi piaceva. Oh beh, non è che dell'Italia poteva piacermi proprio tutto. Ripensando alla mia professoressa di italiano arrossii e rischiai di sputare il latte davanti a mia madre appena uscita dalla camera. Ma perchè mi sembravo masochista a volte?

Mangiai tutto e poi tornai in camera mia. Aprii il mio armadio e presi l'unica maglietta che si poteva dire essere in ordine (E questo perchè non l'avevo toccata per tutto l'anno, non perchè volevo che rimanesse perfetta). Mi cambiai mettendomi la maglietta arancione che tanto avevo imparato ad amare, il primo paio di jeans che trovai, il mio fidato giacchetto di jeans e infine la bandana rossa tra i capelli. Presi la valigia e andai all'ingresso di casa dove mia madre mi stava aspettando. -Pronta?- io annuii con la testa.

Giuro, quel viaggio in macchina era il più lungo che avessi mai fatto tra il campo e casa mia a New York. E non dite "Ma la distanza è sempre la stessa" la distanza potrà essere la stessa ma la mia percezione del tempo dipende da come mi sveglio la mattina. E questa mattina mi sono svegliata ripensando a voler rivedere Olivia, Sol, i miei fratelli e tutta l'allegra combriccola.

Finalmente la vidi, la bellissima collina del campo con il pino di Thalia in cima. Mia madre mi accompagnò fino al confine della barriera, o per meglio dire, arrivò dopo di me perché corsi per tutta la salita e arrivai in cima con a mala pena il fiato. Mia madre vendendomi rise.

-Hai deciso di prendermi per il culo oggi?- le chiesi ancora riprendendo aria -Stai facendo tutto da sola- mi disse.

Non so come, non so quando mi ritrovai per terra con mia madre che rideva. Sì, oggi era in vena di prendermi per il culo. Sentii una presenza sopra di me e capii subito che fosse, non che ci fossero tante chance.

-Luce, spostati da sopra di me- -No- -Non voglio continuare a vedere solo della terra e del prato!- -Non mi interessa. Salutami come si deve e poi mi sposto- sbuffai -Buonsalve- -E ti sembra un saluto?!- Non calcolai più mia madre che tanto una cosa faceva: rideva. Sbuffai nuovamente. -Ehi, Sol! Come stai? È bello vederti! L'ultima volta quand'era, Natale?- dissi con una finta voce eccitata. -Bene, non era sincero, ma va bene così- si stava alzando quando improvvisamente prima di tirarmi su sentii il suo piede contro la mia schiena. Ti prego, no. -Signora Price! Che piacere rivederla! Mi può fare una foto?- tutto questo ovviamente con il suo piede che a breve mi ritrovavo in faccia. Sapevo cosa voleva fare: la foto con lei in posizione vittoriosa con una gamba sulla mia schiena e io sdraiata a terra. No, Sol. Tutto, ma non ti darò mai questa soddisfazione.

Se prima di quel momento mi ero lasciata fare di tutto da Miss Popolare qui presente, ecco, quella foto no. Mi alzai come per fare un piegamento sulle braccia e poi piantai il piede a terra dandomi un appoggio per rialzarmi. Lei perse l'equilibrio e la sentii cadere alle mia spalle. Mi girai per guardarla con un sorriso in faccia. Vidi lei che mi faceva la linguaccia. Infantile. Anche lei si rialzò.

-Bene- disse mia madre sospirando e probabilmente iniziando le sue raccomandazioni -Come sempre, cerca di essere ordinata, evita di arrabbiarti spesso, non farti sgridare da Chirone, non essere irrispettosa- disse. Due parole: Mission Impossible. Come pretendeva che sarei riuscita a rispettare tutto questo? -Ovviamente, se qualcuno fa il bullo, l'omofobo e categoria bella puoi picchiarlo- un ghigno crebbe sul mio volto. Preparati Miller, non ti ho ancora picchiato abbastanza. -Magari evita di uccidere qualcuno che non sia un mostro- il mio sorriso non svanì, se non erano mostri loro -Qualcuno che sia fisicamente un mostro- sottolineò lei -Mamma!- lei sembrava irremovibile. Io sbuffai. -E va bene, niente omicidi- chiarii. Lei sembrò soddisfatta. Ovviamente, niente omicidi per oggi.

-Bene, io vado- disse. Ci abbracciammo e poi mi diede un bacio sulla fronte. -Vedi di non morire- si raccomandò-Se credi che mi voglia far ammazzare- ribattei divertita. Lei mi abbracciò un'ultima volta e poi iniziò a scendere la collina. Una volta scesa fino in fondo mi fece un saluto con la mano e poi entrò in macchina. Vidi la sua macchina allontanarsi per poi rivolgere la mia tensione a Sun.

-Quindi?- chiese -Quindi che?- chiesi -Perché mi guardi- -Non so! Sembrava avessi qualcosa da dire!- lei si sbattè una mano in fronte in risposta. -Che dovrei dire? Benvenuta al campo mezzosangue! Ah giusto, dimostri tre anni ma stai qui già da tre- le feci una linguaccia in risposta.

Guardai al di là della mia amica e vidi il campo. Il campo, non un campo, quello era il Campo Mezzosangue: la mia seconda casa. Respirai un attimo con il dolce profumo delle fragole in lontananza e poi guardai tutte le dodici cabine nella loro forma ad U. Mi soffermai su quella di Ares, aveva del filo spinato talmente aggrovigliato e spesso che si vedeva perfino da qui. Guardai i semidei che giocavano a pallavolo con i satiri e la parete di arrampicata con la lava. Guardai il bosco in lontananza e poi il laghetto delle canoe. Il mio sguardo si posò dal mare alle stalle, e infine, dall'infermeria alla Casa Grande. Sì, quella era proprio un luogo che potevo chiamare casa.

Scendemmo la collina e vidi Sol seguire Cassie con lo sguardo. Da stalker professionista ovviamente iniziò a seguirla non solo con gli occhi. La lasciai andare avanti notando che fingeva di vomitare. Non chiedetemi perché non lo voglio sapere. La raggiunse anche Eric e come se si fosse dimenticata del tutto di me andarono in mensa. Non chiedetemi perché all'improvviso avevano tutta questa confidenza, ma tanto tornarono a litigare quindi me ne preoccupai poco.

-GIADA!- sentii un urlo quasi emozionato venire da dietro di me. Mi girai e notai Olivia. L'abbraccio e il suo profumo mi tranquillizzò e mi caricò allo stesso tempo. La mia estate non poteva iniziare meglio.

Allora
Oggi è il giorno 31 Agosto ed è giovedì
Sì, sto scrivendo questo capitolo giorni prima che Cassie pubblichi la prima traccia
Quindi? Mi mancava War and Love non posso farci niente!
Per il capitolo di Sol credo che aspetterò che qualcun altro scriva il suo capitolo, almeno vedo un po' e magari mi viene qualche idea in più.
Quindi
Spero come sempre che il capitolo vi sia piaciuto
E ora
Maga Merlina Cassie_Wayland vai ad assistere Artù
Ah no sbagliato storia
Vabbè Cassie questo è il mio primo capitolo ed è anche lungo
Quindi
Ziao

Progetto The Poisoned CampDove le storie prendono vita. Scoprilo ora