Non riuscii a dormire quella notte, troppo scossa da tutto e non riuscendo a sentirmi a mio agio in quella camera, con il pensiero che tutti sapevano che ero scomparsa.
Mentre guardavo fuori dalla finestra, sentii una melodia col pianoforte eccheggiare in lontananza nella casa. Siccome ero fan della musica classica, contemplai se andare a vedere chi suonava o tornare a dormire, e alla fine optai per il scendere le scale e seguire la melodia.
Scesi le scale, attratta dal suono dolce, struggente e familiare. La seguii fino ad arrivare alla fonte, dove vidi Riccardo sul pianoforte. Prima di quel momento, non l'avevo mai visto suonare. Restai in disparte sullo stipede della porta ad ascoltarlo suonare.
Le dita che sfioravano con garbo le note del pianoforte, dando emozione ad ogni singola di essa.
Alla fine della melodia, Riccardo alzò gli occhi verso di me.
«Ciao»
mi disse con un sorriso.Gli sorrisi di rimando
«Scusa se disturbo. Mi avevi detto che suonavi, ma non pensavo così bene...»
Riccardo sospirò e annuì in segno di no. «Grazie, e no, non disturbi affatto» disse. «In realtà è una melodia che ha scritto mio padre»
Mi avvicinai di più al pianoforte, senza distogliere lo sguardo
«Davvero? Era un pianista?»
«Sì»
Disse Riccardo, guardando il suo pianoforte con tristezza.«Era un grande pianista. È morto in un incidente un paio di anni fa»
«Oh, mi dispiace» dissi.
Riccardo annuì.
«Grazie. Non ho tantissimi ricordi riguardo a lui, siccome era sempre in viaggio, è all'epoca ero molto piccolo, però cerva sempre di esserci per me anche se questo significava saltare una riunione importante o estremo conferenza stampa. Tutto sommato mi manca molto»Quello che disse mi fece ricordare di mia madre.
Restammo in silenzio per un po', entrambi persi nei nostri pensieri. Poi, d'un tratto, Riccardo mi guardò e mi fece cenno di sedermi affianco a lui«Pure tu suoni se non mi sbaglio»
Annuì, ricordandomi i primi giorni di scuola.«Vediamo se sai starmi dietro»
Ricomincise a suonare di nuovo, e io mi unii a lui, accompagnandolo con le mie note.Mentre suonavano, si era formata un'atmosfera quasi romantica. Ci fermammo dopo la prima canzone.
«Wow, suoni proprio come bene, anche meglio dell'altra volta»
Lo guardai confusa....
«Altra volta?»
Mi spiegò di come mi aveva sentita suonare nell'aula di musica, passando per il corridoio.Mi coprii la faccia imbarazzata e lui rise al mio gesto. Gli diedi un colpo sulla spalla, che lo fece ridere di più.
Dopo un po', che le risate scomparvero quasi del tutto, il castano grigio parlò
«I miei erano un duo classico. Mia madre suonava il violino e mio padre il piano. Erano molto famosi alla loro epoca e nel corso del tempo si erano messi insieme in segreto dai fan. Annunciarono il loro fidanzamento dopo che mia madre rimase incinta di me e la presero tutti molto bene»
Si pausa un'attimo
«Però, nonostante la carriera promettente e la famiglia che si stava formando, c'erano persone che con la fama dei miei, avevano perso molto pubblico.
Alcuni anno dopo che ero nato, mia madre aveva appena scoperto di essere in cinta di Sofia e aveva deciso di dirlo a mio padre dopo l'esibizione quella sera. Solo che...il dopo non c'è mai stato, siccome nel bel mezzo del concerto, una delle luci cadere su mio padre, spezzandogli il collo e uccidendo sul momento»
Misi una mano davanti alla bocca, scioccata. Potevo vedere quanto era difficile per lui andare avanti con il racconto, fermandosi dopo due frasi.
«Mia madre fù così traumatizzata dal vedere suo marito ucciso davanti ai suoi occhi, che svenne. Fu portata in'opsedale, dove le dissero che il suo livello di pressione era basso, e dopo quello, ebbe vuoti di memoria. Non ricordava bene l'incidente, ma c'erano sempre i media a ricordarglielo. Quindi si allontanò dalla musica tutta insieme per non calare in depressione, sapendo che aveva perso suo marito è che avrebbe dovuto crescere 2 figli da sola»
Finì di parlare rimando con lo sguardo a terra.
«Mi dispiace...veramente. Non posso neanche immaginare quando dolore abbiate passato»
Ma potevo capire...molto bene.
Cercò di cambiare argomento, sorridendomi leggermente e parlando del calcio«Adesso che ci penso...come mai non ci hai mai detto che sapevi giocare a calcio?»
ChieseNon avevo mai parlato a nessuno del mio passato. Nemmeno a Caleb che sapeva più o meno la storia, ma non mi aveva mai cheisto, forse non volendo addolorarmi non sapendo come avrei reagito.
«Mia madre»
Pensai a cosa dire, ma alla fine le parole uscirono da sole.
Lui si era aperto con me riguardo al suo passato e allora potevo fare lo stesso..«È contraria?»
Scossi la testa e riformulai la frase
«No anzi...non giocavo perché lei non c'è più»
Rimase in silenzio qualche istante, cercando di capire il senso della mia frase, e per darmi il tempo per aggiungere altro.Inizia a raccontargli la mia storia...
Gli raccontai di mia madre, un medico che era morta quando io ero ancora piccola. Gli parlai anche del mio rapporto con mio padre, la mia matrigna e la mia sorellastra, delle quali non sopportavo. Gli confessai che sentendomi non accetta, da Natale ero andata a vivere con mia zia la mamma di Caleb, troncando ogni rapporto con loro fino al presente.Mi sembrò per un'attimo di vederlo sollevato quando parlai dell'Alpine, in specifico del bruno.
Il capitano ascoltò la mia storia con grande empatia, nonostante io sentissi leggermente strana a raccontare quello che avevo vissuto. Alla fine della nostra conversazione. Per la prima volta non mi veniva da piangere al racconto....
Suonammo un'altro brano, che riporta l'atmosfera romantica di prima e passammo il resto della notte a condividere pensieri prifondi, ricordi, ambizioni, suonando insieme e godendoci la singliarità di quella magica e quasi romantica atmosfera creata dalle note del pianoforte. Alla fine, eravamo entrambi esausti ma anche più vicini.
Ogni volta che ci guardavamo negli occhi per troppo tempo il mio battito accelerava, sentivo un forte senso di attrazione nei suoi confronti, che portava a noi guardarci senza dice niente e ad io che distoglievo lo sguardo dopo poco, sentendo riecheggiare nella stanza la melodia del nostro primo duetto.
Sapevo che quella notte lavrei dicordata per sempre.
La mattina, fui svegliata dal cantare degli uccelli, ma mi sentii molto stanca, siccome avevamo parlato fino a tardi.
«Vedo che hai dormito bene»
Fece una battuta il grigio, vedendomi sbadigliare«Pure tu sei in gran forma»
Risposi ironica, sorseggiando poi un po' di tè che la madre mi aveva preparato, mente lo sguardo della bambina passava da uno ad un'altro.Oggi c'era il confronto tra me e mio padre, ma non ero sicura di essere preparata, siccome le sue parole potevano determinare il mio futuro, ma sapendo che Riccardo sarebbe venuto con me, come aveva proposto la sera prima, mi sentivo più rassicurata.
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Direzione promettente. Come andrà a finire?-Autrice❄︎
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Natsuhiboshi [Riccardo di Rigo x Reader]
Fiksi Penggemar~Lo sai che è maleducazione chiedere agli altri il proprio nome senza prima presentarsi?~ ATTENZIONE: Questa storia è fatta solo per divertimento, quindi non segue del tutto la trama originale. Può essere letta anche da chi non conosce l'anime. P.s...