16. Vedrai Tuo Figlio

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Le ricerche di Katsuki erano iniziate solo da qualche giorno prima che Eijiro iniziasse a mettere a soqquadro la casa per la perdita di pazienza e per l'accumulo di stress.

"Vorrei sapere dove cazzo l'hanno portato! Non ce n'è traccia! Nè di lui nè del suo odore!"
Urlò dando un pugno al tavolo di cucina che si spaccò in due per l'urto subito.
Avevano perlustrato tutto il quartiere e avevano chiesto aiuto alle poche persone di cui si fidavano ciecamente.
Katsuki era scomparso nel nulla... l'avevano fatto sparire nel nulla e il fatto che non lo trovassero lo stava facendo impazzire.

"Se fosse fuori dal quartiere avremmo possibilità di trovarlo, ma se l'avessero portato fuori città..."
Denki si zittì senza aver finito la frase.
Era una possibilità più che reale e questo lo sapevano bene tutti quanti.
Tuttavia, si obbligarono a non pensarci e continuarono a setacciare una parte di quartiere che ancora non avevano setacciato: quella comprendente l'ospedale.
Era notte fonda e i loro sensi erano totalmente attivi e reattivi: cercavano tutti e quattro di percepire anche la minima goccia di sangue appartenente all'Omega ma tutti i loro tentativi cadevano nel vuoto.

"Dovremmo rivolgerci al consiglio."
Suggerì Denki bevendo del sangue dalla bottiglietta che si era portato dietro.

"Per dire cosa? Non l'ho marchiato, quindi di fatto non mi appartiene e per di più l'hanno rapito fuori dalle mura domestiche. Sai benissimo che non mi aiuteranno."

"Ma ti era comunque stato assegnato da una casa d'asta riconosciuta dai membri e poi Izu li conosce da una vita, potrebbe mettere una buona parola per te."
Il verdino in questione annuì serio prima di piegare il collo come in attesa di una papabile risposta.

"Lascia perdere, non risolveresti nulla. Inoltre se venissero a sapere che siamo sulle loro tracce ucciderebbero sia Katsuki che la bambina e non voglio questo. Li stanerò e taglierò la testa a chiunque si stato complice del loro rapimento."
Ringhiò voltando le spalle agli amici e ignorando il lamento di un umano che stava nutrendo non proprio volontariamente uno della sua specie.
Camminò con la speranza quasi del tutto scoparsa, quel filo che li univa sentiva come se si fosse potuto spezzare da un momento all'altro e se ne prese tutta la colpa.
Se non fosse stato un emerito idiota Katsuki non sarebbe scappato e non gli sarebbe capitato niente di male.
Non a aveva voluto legarlo a sè, non aveva valuto che qualcuno glielo portasse via un giorno ma purtroppo era accaduto esattamente ciò che aveva temuto di più.
Camminò per qualche altro meno fino a quando non si ritrovò davanti alla piccola bottega nella quale aveva comprato l'amuleto anti vampiro al biondo.
Sorprendentemente era aperta.
Aprì la porta e subito storse il naso per l'odore nauseabondo che avvertì una volta entrato all'interno.
Sugli scafali vi erano erbe di ogni tipo, boccette varie riempite con liquidi a lui sconosciuti e amuleti di ogni tipo.

"Sei già stato qui. Hai comprato uno di quei gioielli che stai ammirando per il tuo umano."
Eijiro si voltò con gli occhi stanchi e puntò lo sguardo sulla signora anziana che possedeva quel piccolo negozio e che gli stava sorridendo dolcemente.

"Si, l'ho preso per proteggerlo da noi e non è servito a niente. Me l'hanno portato via."
La donna gli si avvicinò per niente intimorita e afferrò un paio di pietre da una vetrina per mostrargliele sul palmo della mano leggermente coperta di leggere rughe.

"Il tuo amuleto, giovane mezzo-vampiro era composto principalmente da queste due pietre. Sei a conoscenza del loro potere?"
Eijiro sgranò gli occhi e rimase un attimo pietrificato: come faceva quella donna a sapere cosa fosse?
La signora parve accorgersi dello stupore del rosso e si pronunciò tranquillamente.

"I vampiri non riescono a stare più di qualche secondo in questo negozio.
Quindi, deducendo che tu non sia un neonato, hai sicuramente una parte umana dentro di te. Non sono una strega, solo una buona osservatrice."
Il vampiro annuì ancora sconcertato e chiese deduzioni su ciò che aveva detto riguardo all'amuleto che aveva acquistato a Katsuki.

"È composto da due cristalli molto particolari: la rosa del deserto e l'ametista. La prima permette di trovare l'amore sin dall'antichità, la seconda... Diciamo solo che serve per ristabilire l'equilibrio in situazioni difficili."

"Cosa mi sta dicendo esattamente? Può parlare in maniera più chiara?"
La donna rimise i cristalli al proprio posto e si rivolse nuovamente al ragazzo unendo le mani davanti a sé.

"Se ha con sé l'amuleto che gli hai donato segui il tuo cuore e lo ritroverai. Se invece l'ha lasciato a casa, la rosa del deserto ha lasciato delle tracce che ti porteranno da lui. Recati dove tutto è cominciato, li avrai le tue risposte."
L'anziana gli diede le spalle e sparì dietro ad una porticina dietro al bancone, lasciandolo da solo e con moltissimi dubbi in testa.
Gli avrebbe voluto chiedere cosa simboleggiasse l'ametista ma dovette uscire dal negozio senza questa risposta.
Ma una domanda cominciò a ronzargli in testa quando mise il primo piede oltre la porta d'ingresso della bottega.

Cosa intendeva dire con ristabilire l'equilibrio?





"Vai a fare in culo pezzo di merda!"
Erano giorni che Katsuki inveiva contro coloro che lo avevano rapito.
Si ricordava solo di aver avvertito un dolore lancinante alla base della nuca e poi si era risvegliato incatenato al muro di quello che sembrava a tutti gli effetti uno scantinato o un seminterrato buio come la pece.
L'unica luce che passava era quella artificiale delle scale, dato che non vi era alcuna porta tra quel luogo e il resto della casa.
Non sapeva quanto tempo fosse passato e le uniche cose che quegli esseri facevano era portargli del cibo di dubbia consistenza e toccargli la pancia in continuazione, cosa che lui odiava altamente.
Nessuno aveva il permesso di toccargli il ventre, nessuno.
A nulla valevano i ringhi che emetteva per allontanare quelle creature dal proprio corpo: ogni giorno si nutrivano dal suo collo, succhiando la giusta quantità di sangue per renderlo inerme e poco combattivo.
Si cibava unicamente per mantenere in vita la piccola che aveva in grembo, la quale da quando era stato sequestrato non si era più palesata, sicuramente spaventata anche dallo stato d'animo agitato della madre.

"Sei così carino... ma fidati se ti dico che con uno squarcio esattamente in questo punto saresti ancora più sexy."
Il vampiro dagli occhi spiritati gli si avvicinò e posò una mano sul ventre tondo dell'Omega.

"Sei quasi pronto per vedere tuo figlio. Non sei felice piccolo umano?"
Katsuki tirò le catene per allontanarlo da sè e questo rise alzando le mani in segno di resa.
Sul suo volto era stampato un ghigno divertito.

"Come siamo aggressivi. A me piacciono gli Omega molto più docili, ma loro a quanto pare non sono della stessa opinione. Che si divertano pure con te... mi domando cosa ci trovino in uno scarto del genere."
Katsuki mostrò i canini adirato: era stanco e provato ma non gliel'avrebbe mai data vinta.

"Continua a fare il loro cagnolino... quei cosi ti sfruttano e basta e quando arriverà il giorno in cui ti scarteranno io god- uhm."
Il vampiro lo aveva schiaffeggiato così forte che il labbro inferiore si era spaccato.
Un piccolo rivolo di sangue partì dalla piccola ferita e scese verso il mento, cadendo successivamente a terra.
La creatura gli afferrò il collo con una mano e strinse abbastanza forte da rendergli la respirazione difficoltosa.

"Godrò io quando ti strapperò personalmente questo stupido mostriciattolo dal grembo. Sarà una melodia udire le tua voce straziata dal dolore."
Il vampiro allungò i canini e li conficcò senza il minimo di premura nella carotide del prigioniero per nutrirsi.
L'Omega socchiuse gli occhi per non cedere al dolore ma quel morso gli aveva fatto un male cane.
E mentre veniva usato ancora una volta come sacca di sangue, intravide davanti all'entrata della stanza quelle bestie che lo guardavano come estasiate... bestie che aveva odiato dalla prima volta che le aveva viste.

E mentre queste se la ridevano compiaciute, Katsuki avvertì una fitta lancinante al basso ventre che lo costrinse a gemere dal dolore.
I suoi occhi guardarono, per quel che poterono, in basso e il sangue gli si congelò nelle vene.

Qualcosa con stava andando per il verso giusto.




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Buongiorno cari lettori!
Mi scuso molto per il ritardo ma gli ultimi capitoli non sono pronti e ho molti impegni perchè dobbiamo trasferirci e visitare case non è facile.
Spero comunque che l'attesa sia valsa la pena e che il capitolo vi sia piaciuto.
Ne mancano due secondo i miei calcoli e non vedo l'ora di iniziare a scrivere la nuova storia.
Comunque, come pensate finirà la storia?
Sono curiosa delle vostre teorie.
Alla prossima,
Dal mio bunker segreto
Hana.

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