Capitolo 2

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Kilian

Questa è la storia di Clizia, una ninfa, che si invaghì del Dio del sole, Apollo. Clizia era talmente innamorata che ogni giorno seguiva con lo sguardo il suo amato che attraversava il cielo con il carro di fuoco. Apollo, inizialmente, ricambiò il suo amore, però, dopo poco si innamorò della sorella della ninfa. Clizia era devastata, così prese una decisione tragica: si lasciò morire. Ma nel farlo continuò a seguire Apollo che attraversa il cielo, con lo sguardo. E proprio quando sta per morire, il suo copro si irrigidisce. Così, la ninfa, diventa il girasole e continua a seguire sempre nelle ore del mattino, il suo amato che attraversa il cielo.

 Così, la ninfa, diventa il girasole e continua a seguire sempre nelle ore del mattino, il suo amato che attraversa il cielo

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"Buona giornata e fate buon viaggio!" Saluto una famiglia di viaggiatori che è appena entrata. Questa mattina mi occupo dei registrare a bordo i passeggeri e consegnare loro le carte di accesso alla cabina. Mi trovo nella hall della nave, poco distante dalla reception. Di fianco a me ci sono i miei amici Kai e Soleil. "Ragazzi, allarme snob in arrivo!" Dico a denti stretti. Loro ridono complici, mentre arriva la coppia interessata. Lui in completo di lino e lei indossa una maglietta nera aderente, un pantalone a palazzo grigio, dei tacchi neri non molto alti, una borsa Saint-Lourant e degli occhiali da sole neri. Si avvicinano lentamente, lui le circonda il fianco e affonda le dita nella sua carne. Cattivo segnale. "Buongiorno! Credo abbiate sbagliato imbarcazione. Lo yacht privato è la nave accanto a questa". Li accolgo punzecchiandoli. Kai fa un sacco di smorfie, cercando di trattenersi dal ridere. Il ragazzo, che sembra più un bodyguard, mi si para davanti e mi sbatte sul naso i biglietti. "Io e la mia ragazza siamo venuti per goderci una vacanza. Non abbiamo tempo per i tuoi stupidi giochetti!" Mi sbeffeggia guardando la sua ragazza. "Oh, certo! Non era mia intenzione rovinarvi il viaggio. Non credevo, semplicemente che due ricconi snob come voi facessero questo tipo vacanza. Sapete com'è, questo è un posto comune, non un privè". Continuo sorridendo. "Kilian! Smettila!" Mi sussurra Soleil toccandomi il braccio. "Perdoni l'atteggiamento del mio ragazzo. Non siamo snob, mi creda. Vogliamo soltanto un po' di tranquillità". Questa volta a parlare è la ragazza. Mi sorprendono i modi che usa. Mi da' del lei, è gentile e non presuntuosa come il suo "Amico". Vedo che la guardia del corpo le lancia uno sguardo pieno di rabbia, così decido di chiudere il discorso. La situazione mi puzza, devo tenerla d'occhio. Le stringe ancora di più il fianco e lei cerca di scostarsi a causa del dolore. Lui mi para davanti i biglietti di nuovo, e io li afferro. Leggo i loro nomi e tutte le informazioni: Delia Werner, venticinque anni, italotedesca, residente in Italia; Alan Bianchi, trent'anni, italiano, residente in Italia. Gli restituisco i documenti e poi li informo su quello che gli andrò a fare. "Bene, tenete sempre con voi i biglietti. Ora vi darò le carte di accesso alla cabina e vi farò una foto per registrarvi a bordo". Loro annuiscono e poi gli consegno le carte. Dopodichè faccio avvicinare l'uomo e gli scatto una foto. Ha i lineamenti grossolani, occhi e capelli castani. "Prego signorina Werner, si faccia avanti. La prego di togliersi gli occhiali". Le fa come da me richiesto e credo che il mio cuore si sia fermato, i miei polmoni hanno smesso di respirare e il mio cervello si è spento. Tutto si è fermato. Ha degli occhi folgoranti. Ha una foresta. Letteralmente. Ha varie sfumature di verde che partono più chiare alla pupilla e diventano sempre più scure, ma sono tutti comunque colori molto accesi. Se spegnessero le luci ora, le sue iridi sarebbero una torcia per tutti i presenti. I miei pensieri si interrompono quando Alan tossisce. La osservo nel complesso. Capelli biondo quasi bianchi mossi, naso piccolo e all'insù, labbra carnose, corpo minuto e magro, ma formoso. Sta arrossendo sotto il mio sguardo e credo sia una delle cose più pure che abbia mai visto. le scatto una foto mentre sorride mettendo in mostra i suoi denti dritti e bianchi. Perfetti. La lascio passare. "Vi auguro una buona permanenza. Arrivederci!" Li saluto. "Si, si, anche no!" Risponde di sfuggita il suo ragazzo. "Lo scusi!" Cerca di rimediare la signorina Werner, mentre lui la prende sottobraccio e le trascina lungo il corridoio. "Che gentaccia!" Mi risveglia dai pensieri il mio amico. "Già... c'è qualcosa che non va in quello". Rispondo in soprappensiero. "Poverina quella ragazza. Mi è sembrata così dolce. Lui è un tiranno". Accorda Soleil. Io annuisco e continuo ad accogliere passeggeri.
"Un bel sorriso, piccolo!" Il ragazzino annuisce e sorride. Mi batte il pugno e poi va avanti.

Controllo l'orologio. Il mio turno è appena terminato. È l'una di pomeriggio. "Ragazzi mangiamo insieme? Gli altri sono già al tavolo". Chiede la mia amica. "Certo!" Ci dirigiamo verso l'ascensore. "Scommettiamo che appena arriviamo si staranno baciando e Gavin li guarderà sbuffando?!" Pronuncia Kai e capisco subito a chi si riferisce. Io e Sole ridiamo. Arriviamo al buffet e al tavolo ci sono Jordan e Harley che, come predetto, si baciano. Stanno insieme da cinque anni e ormai sono inseparabili, anche se negli orari lavorativi si vedono poco. Harley è un'addetta alle vendite, Jordan è un addetto informatico e qualche volta fotografo. "Ragazzi, ma Gavin?" Chiedo, volendo passare del tempo con il mio migliore amico. "È nella cabina di comando. Ci ha detto che non ci potrà essere neanche oggi. Il comandante lo tiene d'occhio. Dopo la scappatella dell'altra sera, sta scontando la sua punizione". Ridacchia Jordan. "Il solito!" Dice Soleil spiaccicandosi una mano in fronte. Prendiamo del cibo, ci sediamo e iniziamo a mangiare.

È passata un'oretta dal pranzo. Ora, munito di costume, canottiera, cappellino e fischietto, inizio il mio turno da bagnino. Salgo sulla colonnina e inizio a osservare. Siamo partiti da poco e il motore non si percepisce per niente. Va tutto alla grande. Fischio. "Niente tuffi!" Rimprovero due ragazzini, che obbediscono subito. I miei occhi, però, vengono catturati da una ragazza. Lei. Quella di questa mattina. Il fidanzato le tiene la mano mentre la bacia. È davvero carina fasciata nella sua tutina tropicale e i sandali Hermes. Si sveste, rimanendo in costume e Dio, ha un fisico stupendo. Si toglie gli occhiali da sole ed è sempre un colpo al cuore. Ha degli occhi magnetici.
Dopo aver messo la crema solare su tutto il viso, se li rimette e dopo aver posato il borsone su una sdraio, con il fidanzato si dirigono verso il bar. Tornano con in mano due cocktail. "Ei, che hai da guardare?" Mi chiede palesemente irritato quando passano affianco alla mia colonnina. "Alan, lascia stare!" Cerca di contenerlo lei. "Nulla. Mi chiedevo come si chiamasse la tua ragazza". Gli sorrido. "E cosa ti importa di come si chiama?!" "Amore, non c'è niente di male. Tranquillo". Lui sembra arrendersi, mentre lei mi porge la mano. "Piacere, Delia". Mi sorride. Io cerco di guardarla al di là degli occhiali. "Kilian". Gli stringo la mano. "Lo so come ti chiami!" Sorride imbarazzata indicando con lo sguardo il targhettino sulla mia maglia. Poi vanno via mano nella mano.

Spazio autrice:
Si, lo so, sono capitoli corti, ma sono l'introduzione di un rapporto magnifico tra i protagonisti. Siete curiosi di sapere cosa succederà? Io di sicuro si! Non vedo l'ora di scoprire il loro destino, ma soprattutto di farla pagare cara a quel tiranno di Alan.
Come sempre, fatemi sapere che ne pensate e mettete stelline.

-Kri💚

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